L’estate scorsa, Marco Sappa, delle guide alpine di Courmayeur, è riuscito a ripetere Sans Liberté, sulla parete nord-ovest del Pic Adolphe Rey, e la sua salita è stata riportata in un bel video, ora pubblicato su Youtube. Si tratta di una via leggendaria, liberata ormai trent'anni fa dal visionario Stevie Haston. La linea, composta di due tiri, segue inizialmente una prima fessura trad, gradata 8a, liberata da Jean-Claude Droyer e chiamata Entrez dans la légende. Poi, dopo un “buco” di qualche metro di liscio granito, prosegue con la seconda lunghezza.
Il climber inglese l'ha definita senza falsa modestia "una delle migliori vie in fessura al mondo" e Sappa ne ha confermato il fascino.
Il Pic Adolph Rey si trova sul ghiacciaio del Dente del Gigante, Monte Bianco, a una quota di 3.250 metri: 300 metri di puro granito. La via è esposta sul versante ovest, affacciata sulla Combe Maudit. Il primo dei due tiri viene dato “7c+ o 8a, a seconda delle dimensioni delle mani – spiega Sappa-. La cosa interessante è che si tratta di una via strapiombante di 25-30 gradi, per 25 metri. È difficile trovare una linea così strapiombante, così regolare, nel massiccio del Monte Bianco”.
Haston ricorda la nascita di Sans Liberté. "Il problema di Entrez dans la légende era che finiva nel nulla, non ci ho dormito sopra. Così sono tornato, ho spittato la parte superiore e l'ho salita. Grado 8b+”.
Marco Sappa conferma l'impegno richiesto. “Sulla seconda lunghezza, dopo una piccola fessura, c'è un muro davvero compattissimo, con due o tre tacche che sembrano disegnate. Verso la fine c'è una grossa presa. Un dinamico: devi lanciare come se fossi in palestra, poi arrivi alla catena. È abbastanza impegnativa a livello mentale perché il movimento più difficile è l'ultimo”. Sappa riconosce la visione del progetto. “Pensare che Haston ha visto la linea già trent'anni fa, e l'ha scalata...sinceramente un pazzo. Una immaginazione e una determinazione impressionante”.
Sans Liberté è anche un inno alla scalata in fessura e alle sue peculiarità, come ricorda lo stesso Haston. “Non è come andare in palestra: si tratta di provare dolore, tagliarsi le dita, è molto di più”.