Gli effetti del ritiro dei ghiacciai sulla flora e la fauna delle Terre alte

Uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori coordinati da Francesco Ficetola, docente di Zoologia dell’Università degli Studi di Milano, ha analizzato il meccanismo con cui si modifica la biodiversità accanto ai ghiacciai nel momento del loro ritiro
I ghiacciai permettono la creazione di un ecosistema con tanto di effetti sulla flora e la fauna. Batteri, piante e animali che sono in grado di sopravvivere sotto la massa di ghiaccio, hanno prosperato e si sono riprodotti negli anni. I ghiacciai però sono interessati dalla fusione e diversi tra essi, nei prossimi anni, scompariranno. Cosa succede dunque, alle piante e alle forme di vita animali, quando la massa di ghiaccio si ritira a quote sempre più alte?  Uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori dell’Université Grenoble Alpes, del MUSE – Museo delle Scienze (Mauro Gobbi), CNR Pallanza e Université Savoie Mont Blanc, coordinati da Francesco Ficetola, docente di Zoologia dell’Università degli Studi di Milano, ha analizzato il meccanismo con cui si modifica la biodiversità accanto ai ghiacciai nel momento del loro ritiro. I risultati sono stati pubblicati su Annual Review of Ecology, Evolution, and Systematics in un paper dal titolo Dynamics of Ecological Communities Following Current Retreat of Glaciers”.

I primi e gli ultimi a reagire

I primi a reagire sono batteri e funghi microscopici. Seguiti poi da muschi e piante. I primi, essendo organismi che per vivere necessitano di ambienti freddi e umidi, sono costretti a inseguire i ghiacciai in ritiro. La loro sopravvivenza è legata alla capacità di dispersione e alla posizione geografica dei ghiacciai. Per quanto riguarda le piante, la colonizzazione dei terreni è particolarmente rapida. In meno di un secolo si può formare una foresta dove prima c'erano detriti rocciosi. Con il ritiro dei ghiacciai si sono aggiunti anche arbusti e conifere, modificando la tipologia di vegetazione presente. La risposta della fauna invece, è più lenta. Ad esempio, nella piana preglaciale del ghiacciaio dei Forni, circa cent'anni fa, sotto il ghiaccio, vivevano le specie che meglio si adattano a questo tipo di ambiente, come ad esempio il coleottero Oreonebria castanea, che sopravvive solo alle quote più alte dove è ancora rimasto il ghiaccio. Man mano che quest’ultimo si ritira infatti, viene meno il suo habitat. Insomma, il ritiro dei ghiacciai ha effetti sull’intero ecosistema montano: c’è chi fa più fatica ad adattarsi e chi invece sopravvive con relativa rapidità. Il progetto di ricerca si inserisce nel piano ICE-Communities. finanziato dalla comunità europea che sta studiando la colonizzazione dei terreni liberati dai ghiacciai in ritiro, analizzando ben 48 ghiacciai in tutti i continenti.