Rifugio Dante Ongari, una porta verso il Carè Alto

La struttura gestita da Gianni Mittempergher è stata costruita in un luogo ricco di storia e in un ambiente prezioso. "La selezione di chi arriva qua per me rappresenta il lasciapassare di una certa sensibilità"
La magnifica linea della cresta che si staglia sullo sfondo del rifugio © L. Matassoni

Il Dante Ongari (2459 metri) al Carè Alto, nel gruppo dell'Adamello, è adagiato sulla cresta orientale della montagna e da oltre cent'anni svolge la funzione primitiva e principale a cui ogni rifugio dovrebbe tenere fede, vale a dire offrire riparo e supporto ad alpinisti ed escursionisti. Da questa estate il gestore è Gianni Mittempergher, che si è innamorato di un luogo ricco di fascino, che si trova di fronte, eppure è lontano anni luce dalle battutissime mete delle vicine Dolomiti di Brenta


LA STORIA
Il rifugio Dante Ongari viene costruito poco prima della Grande Guerra, nel 1912, da un gruppo di alpinisti della Val Rendena guidati da Rodolfo Chesi. Si deve alla loro opera la caratteristica struttura a cubo e soprattutto la realizzazione del sentiero d'accesso. Nel 1915 scoppia il conflitto, rifugio e area circostante vengono presidiati dall'esercito imperiale con un plotone di Landsturm. Ben presto, intorno alla struttura, cresce un vero e proprio villaggio militare, dotato di una trentina di baracche, ben cinque teleferiche, una centrale elettrica e un ospedale da campo. Il Caré Alto è strategico perché da lì transitano i rifornimenti destinati ai soldati dell'impero austro-ungarico schierati lungo il fronte dell'Adamello. In zona ci sono ancora oggi residuati bellici - tra i quali un cannone Skoda- e la chiesetta di legno costruita dai prigionieri russi. 
Nel 1920 il rifugio viene ceduto alla Sat, che otto anni prima aveva contribuito alla sua costruzione. Il rifugio mantiene la sua struttura originale fino al 1986, anno in cui è sottoposto a una completa ristrutturazione. Il nuovo rifugio viene inaugurato due anni più tardi, nel luglio 1988. Dal 2008 il gestore del Dante Ongari è Marco Bosetti (prima c'era stato un "interregno" di Aldo Turri e prima ancora la gestione di Sergio Rosi, durata ben 18 anni), che cede la palla a Gianni Mittenpergher e al suo staff in questo 2024.

La caratteristica forma a cubo del rifugio © album rifugi ex Calderari


LA GESTIONE
Mittempergher viene da una lunga esperienza di montagna. Originario di Folgaria, ha lavorato in diverse strutture come Gardeccia, Santner, Agostini e per ben sette anni sull'Altissimo. "Negli ultimi 8 anni ho gestito il Masetto a Terragnolo e lì ho sviluppato una certa curiosità per le mete non battute, scegliendo alla fine di alzarmi di quota per una esperienza totalmene diversa rispetto a quella che stavo vivendo. Mi piace l'idea di avere in gestione un posto difficile da raggiungere, dove la selezione di chi arriva qua per me rappresenta il lasciapassare di una certa sensibilità". 
Il Dante Ongari è davvero una porta aperta verso l'alto. "Molto spesso i rifugi diventano delle mete, ma non è questo il caso. Chi viene qua lo usa come punto d'appoggio per la cima. Oppure sta crescendo il numero di escursionisti - soprattutto stranieri- che percorrono il Sentiero della Pace e per i quali il rifugio diventa una tappa sul percorso".
La nuova gestione si è aperta nel segno della continuità con quella precedente e in futuro punta a valorizzare le tematiche che sono scolpite nella roccia del Carè Alto. "Mi piacerebbe che questo rifugio diventasse il luogo per riflettere su temi di grande attualità come la guerra o l'ambiente, dato che la storia di queste montagne e il paesaggio che si sta modificando sono due aspetti che qua si possono toccare con mano".

La carattersitica chiesetta in legno costruita dai prigionieri russi © M. Schiavo


GLI ITINERARI
Il rifugio è la base di partenza per gli alpinisti che vogliono salire sul Carè Alto e sul Corno di Cavento e per gli escursionisti che vogliono attraversare i versanti orientali dell’Adamello. Prima dell'escursione si consiglia di verificare l’effettiva apertura del rifugio (la stagione è quella classica, dal 20 giugno al 20 settembre). Dal rifugio Carè Alto si raggiunge il rifugio Val di Fumo in 4.30 ore di cammino attraverso il Passo delle Vacche (difficoltà EE). La traversata verso il rifugio Ai Caduti dell’Adamello (ore 6 di cammino) o le ascensioni al Caré Alto (ore 3 circa) e al Corno di Cavento (ore 4 circa) richiedono capacità alpinistiche. Serve invece un'ora scarsa di cammino per arrivare alla "bocchetta del cannone" dove c’è ancora uno Skoda, utilizzato al tempo dall’artiglieria austriaca. Il rifugio era anche il punto di partenza per la visita alla galleria scavata dall’esercito austriaco nel Corno di Cavento durante la Grande Guerra. L’accesso alla galleria è però stato interdetto da diversi anni, per questioni di sicurezza.

Per quanto riguarda il Carè Alto, gli itinerari alpinistici più frequentati sono quelli legati alle sue creste: la nord ovest è la linea dei primi salitori ed è la più semplice (II, 40°), mentre la cresta est (Cerana, III, 40°) è forse la più battuta. Ci sono innumerevoli altre soluzioni (Spigolo Garbari e cresta sud-ovest su tutte) per le quali si consiglia di consultare una guida.