Rifugi aperti e gestiti in Sicilia: contro l’abbandono delle Terre Alte

Domenica 12 gennaio sit-in dei soci CAI in cinque siti simbolo

Centinaia di edifici pubblici, situati all’interno di aree protette e terreni demaniali, sono stati ristrutturati negli ultimi anni in Sicilia grazie a fondi europei destinati allo sviluppo delle zone interne. Tuttavia, molte di queste strutture restano chiuse e inutilizzate, nonostante siano di proprietà pubblica, come quelle gestite dal Dipartimento Sviluppo Rurale della Regione Siciliana, dagli Enti Parco e dai Comuni.

Il CAI Sicilia lancia un appello affinché questi edifici siano resi stabilmente accessibili agli appassionati di montagna. Inoltre, chiede che una parte delle strutture venga affidata in concessione a cooperative, associazioni e privati per garantirne una reale e pubblica fruizione. Troppe porte, infatti, rimangono sbarrate sulle montagne siciliane, privando i visitatori di luoghi di accoglienza essenziali.

Per sensibilizzare su questo tema, domenica 12 gennaio i soci del Club Alpino Italiano organizzeranno sit-in in cinque luoghi simbolo delle aree interne siciliane. I presidi si terranno presso:

  • Etna: Casermetta Monte Spagnolo e Case Nave;
  • Nebrodi: Case Cartolari Liperni;
  • Iblei: Case Giarranauti;
  • Madonie: Piano dei Cervi;
  • Sicani: Monte Carcaci.

 

Il censimento del CAI: 130 edifici pubblici nei Parchi siciliani

Il Club Alpino Italiano ha avviato un censimento, ancora in corso di aggiornamento, nei quattro Parchi regionali siciliani, individuando ben 130 edifici di proprietà pubblica:

  • 43 bivacchi forestali: utilizzabili esclusivamente come rustici ricoveri temporanei, dotati solo di un camino, qualche arredo interno e una cisterna per l’acqua piovana;
  • 84 edifici: destinati in parte a finalità amministrative regionali e in parte già classificati come rifugi montani in sede di richiesta di finanziamento, ma mai realmente resi operativi per la fruizione turistica.

Solo tre strutture risultano attualmente gestite in modo stabile per garantire accoglienza e servizi turistici. Un numero irrisorio rispetto alle potenzialità delle aree montane siciliane, che potrebbero offrire ai visitatori, come escursionisti, ciclisti, camminatori, pellegrini, giovani e studenti, servizi paragonabili a quelli disponibili nei rifugi delle Alpi e degli Appennini.

 

Fondi spesi, ma poche ricadute per il turismo montano

Nonostante siano stati investiti milioni di euro di fondi europei per ristrutturare edifici nelle aree demaniali, non si è ancora concretizzata alcuna significativa ricaduta positiva per il turismo sostenibile e per le comunità locali.

Il CAI Sicilia sottolinea che solo la creazione di una rete di rifugi gestiti in maniera stabile potrà attivare un circuito virtuoso, incentivando flussi eco-sostenibili di visitatori nei Parchi e nelle aree forestali. A tal fine, il CAI chiede l’apertura di un tavolo di confronto con tutti gli enti istituzionali coinvolti per definire una strategia condivisa e valorizzare al meglio il patrimonio montano della regione.

 

Fonte: Comunicato Stampa CAI Sicilia