Rifugi Aperti del Mediterraneo: l'undicesima edizione al Rifugio Nicola D'Arcangelo

L’8 settembre, al Rifugio Nicola D’Arcangelo a m 1.655 slm, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, si è svolta la undicesima edizione della manifestazione “RAM_Rifugi Aperti del Mediterraneo 2024” organizzata dal Gruppo Regionale Abruzzo con la collaborazione della Sezione di Isola del Gran Sasso.

 

L’evento, oramai consolidato nel panorama regionale, a dimostrazione del suo valore culturale, ha ricevuto il patrocinio della sede centrale e l’alto patrocinio della Regione Abruzzo, del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, della Provincia di Teramo, del Comune di Isola del Gran Sasso, Servizio regionale del Soccorso Alpino e Speleologico, di ANCI, ANCE, UNCEM, di Federparchi, e di Slow Food Abruzzo e la collaborazione avuta con la Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali di L’Aquila/Teramo.

 

Assistiti da una giornata dal clima perfetto, gli escursionisti si sono ritrovati in due luoghi di partenza, il primo in località Campo Imperatore e il secondo a Casale San Nicola percorrendo sentieri che hanno diverse caratteristiche.  Quello da Campo Imperatore dopo il Vado di Corno (1924mt) il sentiero scende fino a raggiungere il rifugio con un tracciato di straordinaria suggestione e arioso da cui si vede il gruppo del Gran Sasso, con la sua vetta del Cotno Grande (m 2.912 slm) la più alta di tutti gli Appennini. L’altro percorre in salita impegnativa, in quasi tre ore, la distanza dal versante teramano restando spesso all’interno della faggeta.

Arrivati al Rifugio Nicola D’Arcangelo alla altitudine di m 1.655 slm, gli escursionisti sono stati accolti da un gradito e rinfrancante pane con olio. Ma lo sguardo verso est ha regalato la meraviglia e la comprensione della vicinanza del mare Adriatico del suo ambito geografico più ampio, il Mediterraneo, riferimento storico, culturale, naturale, entro cui si svolge concettualmente la manifestazione. 

I partecipanti sono stati salutati dal Presidente della Sezione CAI di Isola del Gran Sasso Christian Menei, dal rappresentante del CAI interregionale rifugi Nicola Caldarale, dal Sindaco di Isola del Gran Sasso Andrea Ianni. Marcello Borrone, componente della SOROA e ideatore della manifestazione era assente per una improvvisa indisponibilità. Il Presidente del Gruppo Regionale Cai Francesco Sulpizio nel presentare gli ospiti ha descritto la finalità dell’azione che il GR Abruzzo si pone dal lontano 2010. Quella di dare ai rifugi abruzzesi il senso del presidio culturale. Oltre ai servizi essenziali, sicurezza, vitto e alloggio, dal carattere dell’essenzialità, il rifugio è luogo della conoscenza dell’intorno e del lontano intorno, ricompresi in cerchi a diversa dimensione ma sullo stesso piano. Pertanto dialoganti. E in questo spazio complesso e frequentato, ha ricordato il valore del patrimonio collettivo, come sono i bivacchi, da curare e non vandalizzare. Diventare custodi di questi semi e segni dell’artificio umano, dal valore della sicurezza per la vita umana, per i quali il CAI è impegnato dal 1863, con mezzi non sempre sufficienti ma con un cuore che diventano braccia operanti. I propri soci!

Come in ogni edizione, vi è stato un momento di approfondimento culturale che quest’anno è stato dedicato all’alpinismo, con la presenza straordinaria di Silvio Grano Mondinelli secondo italiano a scalare tutte le 14 montagne della terra che superano gli 8.000 metri di altitudine senza l’aiuto dell’ossigeno che ha raccontato del mondo di alta quota himalayano. 

Dopo avere ascoltato delle salite di Mondinelli, intervistato dal Presidente del GR CAI Abruzzo Francesco Sulpizio,  i partecipanti hanno vissuto il tradizionale pranzo, che gode fin dal primo anno del patrocinio di Slow Food Abruzzo, preparato con prodotti locali e/o di filiera corta. Piatti e bicchieri e posate, per chi non le aveva portate, come raccomandato nella locandina, sono state fornite rigorosamente in materiale biodegradabile. 

RAM vuole essere un portatore di gioia e impegno verso l’equilibrato rapporto tra rifugi e natura e per questo limita la partecipazione al fine di stabilire anche un altro principio, quello del passaggio senza traccia. Lasciare il luogo del rifugio come è stato trovato. Così è stato.