Riflessioni da un campo sentieri dell'alpinismo giovanile

 

A cura di Michela Sovilla - Accompagnatrice Sezionale Alpinismo Giovanile

 

Parlare di sentieri è parlare della nostra storia, ed è anche per questo che è fondamentale conoscerli, averne cura e soprattutto preservarli.
 

Il CAI è da sempre attento alla rete sentieristica, e si occupa in modo attivo di questo immenso patrimonio, anche culturale, facilitando “la diffusione della frequentazione della montagna e delle escursioni, anche in forma collettiva”.

Il colore bianco-rosso è il “filo d’Arianna” dell’escursionismo, che, grazie al contributo dei soci, il CAI può offrire a tutti gli escursionisti. Un simbolo prezioso che va mantenuto e divulgato, anche nelle nuove generazioni di appassionati della montagna.
 

E proprio per promuovere fra i ragazzi la conoscenza, l’interesse e la cura per i sentieri, anche nel 2024, il CAI VFG, in collaborazione tra le commissioni di Alpinismo Giovanile (AG) e le commissioni Sentieri, ha organizzato il campo sentieri del Triveneto, che si è tenuto a Paluzza dal 7 al 12 luglio, con la partecipazione di 40 ragazzi, seguiti da 20 tra Accompagnatori di AG e tecnici sentieristi del CAI.
 

E, parafrasando Coelho, in questo “campo sentieri”, ho imparato davvero molto!
 

Ho imparato che un "colore di squadra" fa vacanza e crea gruppo (Mariagrazia), che si può essere in pensione, mantenendo la voce da vigile-crocerossina (Roberto) e che servono almeno due scarponi di ricambio (Raffaella).

Ho imparato che nonostante emicrania e mal di schiena, nulla può fermare la break dance di Artiom, che ci si può divertire tra colori e cesoie con il sorriso (Eva, Sofia, Rossana, Sophia, Davide, Veronica e Francesca), che si può riuscire a scansare le foto (Zeno) e che non basta la voglia di partecipare, quando la febbre sale, bisogna tornare a casa (Giovanni).

Ho imparato che con unghie impeccabili, si può fare manutenzione sentieri di qualità (Gaia) e che anche in quota il look è importante, con le trecce di Sara.

Ho imparato che quando c'è la passione, ogni momento è perfetto per giocare a carte (Fausto, Caterina, Alberto, Chiara e Valerio), che c’è chi non perde occasione di giocare al pallone (Alessio e Giordano) e che qualcuno da tutto se stesso nella fatica, tra cesoie e bocciarda (Andrea, Leonardo, Francesco, Noah, Daniele, Cristian, Matteo, Gabriele, Damiano, Enea e Alberto)

Ho imparato che si può essere il perfetto ragazzo immagine, mantenendo fascino anche con il piccone (Tommaso), che non basta un male al ginocchio per fermare la stoffa di Igor e che qualcuno non dorme di notte (Tommaso e Luca).

Ho imparato che la "piccola del gruppo" sa essere grande (Nina) e che non basta avere un viso bellissimo, per non volersi nascondere sotto un berretto come Adele, o rifiutare la bandana, come Aurora.

Ho imparato che i sorrisi sono contagiosi, come quello di Clara, con un pennello in mano o al ritmo della macarena e che gli occhi di chi arrampica saranno sempre rivolti in alto, come quelli di Simone, che tra pennello e cesoia, sogna linee su roccia.

Ho imparato che un buon accompagnatore ride e sorride (Renato e Giorgio) e usa magliette in tinta (Miriam).

Ho imparato che la bandiera sventola meglio quando c'è un "capo saldo" che la tiene (Enrico), che giocare con la corda fa tornare un po' bambini (Carlo) e che le ginocchia non fanno male quando c'è da scatenarsi nei balli (Gabriela).

Ho imparato che Billy è sempre Billy!

Ho imparato che il K2 è stata una conquista lunga un'ora e 42 minuti (Giorgio), che si deve controllare la pressione (Michele), che nei segni CAI il bianco va in alto, perché sta sopra come la neve (Loris) e che i 4 zampe son preziosi (Dante).

Ho imparato che essere sentieristi è metterci braccia, testa e soprattutto cuore (Fabio, Sandro, Dario, Mauro, Gianni, Giovanni, Manlio).

Ho imparato che per guidare in Carnia ci vuole la "super patente strade improbabili" conseguita da Paolo e Livio – Fael e che le belle persone mancano e sanno mancare (Renato, Ivan e Michele).

Ho imparato che basta uno sguardo, per ritrovarsi a tenere il tempo di una ballata irlandese (Roberto) e che, se hai la fortuna di incontrare certe persone, ti sapranno emozionare sempre, al lavoro lungo un sentiero, o con un'armonica sulle labbra, a suonare Stelutis Alpinis (Tarcisio).

Ho imparato che coordinare bene è un'arte, e che Tullio ce l'ha e che il buon leader è come Andrea, autorevole, un po' autoritario, automunito e soprattutto autoironico!

Ho imparato che le strade si dividono in "asfaltate e non asfaltate", ma restano strette, ripide e tortuose!

E che i luoghi sembrano scioglilingua che cominciano spesso per A e finiscono per S.

Ho imparato che la Carnia è una terra fatata: ti accoglie con una certa freddezza, sembra spigolosa, inospitale, dura. Ma basta soffermarsi ad ammirarla e si svela in una bellezza sublime, fatta di scorci dalla luce unica, di curve dietro cui scoprire colori e profumi, di laghi, ruscelli, corsi d'acqua rari e preziosi, di alberi secolari, di malghe in cui il tempo si è fermato, di ceppi accesi e sorrisi genuini. Una terra di braccia che lavorano e che si fermano solo per allargarsi in abbracci che porterò con me, sempre!

Ma soprattutto ho imparato che "iout cal è il bepi cal sa" ovvero "Sta tranquilla che il Bepi lo sa"!