La presentazione in anteprima mondiale di un percorso lungo 13 anni, nato per documentare e mostrare gli sconvolgenti
effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta.
Sulle tracce dei ghiacciai
Questo, in estrema sintesi, il contenuto della mostra
“Earth's Memory- I ghiacciai, testimoni della crisi climatica”, promossa e organizzata dal
Forte di Bard, incentrata sui risultati complessivi del progetto
“Sulle tracce dei ghiacciai”, il viaggio fotografico-scientifico ideato e diretto dal fotografo
Fabiano Ventura.
Dal 2009 al 2021 Ventura, insieme ad un team di registi, fotografi e ricercatori, ha condotto
otto spedizioni sui
maggiori ghiacciai della Terra: Karakorum (2009), Caucaso (2011), Alaska (2013), Ande (2016), Himalaya (2018) e Alpi (2019-2020-2021).
Esposti 90 confronti fotografici
«Attraverso la rappresentazione fotografica dei ghiacciai, grazie alla forza delle immagini contemporanee e al raffronto con le identiche inquadrature immortalate dai grandi maestri del passato prima della crisi climatica, la mostra comunica in modo inequivocabile gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi, proponendo al visitatore un’intensa riflessione sul rapporto che lega la specie umana e l’ambiente naturale», si legge nella nota di presentazione della mostra. «I 90 confronti fotografici esposti con immagini di grande formato e altissima qualità, si affiancano alla restituzione dei dati scientifici raccolti durante le spedizioni e divulgati in mostra».
I contenuti sono presentati tramite
proiezioni su grande schermo,
video-installazioni interattive e
immagini immersive, che consentono al visitatore di addentrarsi nel mondo dei ghiacci e nel complesso tema dei cambiamenti climatici. Completano l’esposizione i
video delle spedizioni e le
interviste ai vari ricercatori coinvolti, le
collezioni di abbigliamento di ieri e oggi, le raccolte di
documenti e mappe di valore storico-scientifico.
Dettagli dell'esposizione al Forte di Bard
Testimonianza e monito per il futuro
«La mostra nasce dalla volontà di condividere uno straordinario percorso composto da varie fasi», afferma Fabiano Ventura. «Alle ricerche d’archivio sulle fotografie, le carte geografiche e i diari di viaggio dei primi esploratori alla definizione degli itinerari in grado di rintracciare gli esatti punti fotografici storici, dalle emozioni vissute esplorando nuovi orizzonti all’indignazione provata di fronte a un paesaggio drammaticamente stravolto. Fino al bisogno di trasmettere l’idea che in questi anni ho maturato con forza: l’uomo è un abitante della terra e non è estraneo alla natura. Salvaguardarla vuol dire salvaguardare noi stessi come specie e come umanità. L’abbandono di una visione totalmente antropocentrica, che sembra quasi una banalità, è diventata una delle sfide più importanti del nostro tempo. L’obiettivo è offrire un apporto alla conoscenza e alla presa di coscienza, oggi più che mai necessarie. I confronti esposti rappresentano i cambiamenti avvenuti in un breve arco temporale e al tempo stesso lasciano una testimonianza e un monito per le generazioni future».
La mostra, che vanta il patrocinio dell’Unesco e una collaborazione scientifico – divulgativa con l’Esa (European Space Agency), è visitabile al Forte di Bard (AO) fino al 18 novembre. Per maggiori informazioni
clicca qui.