Riconoscere il valore della montagna e di chi la vive

Strategie e modelli di sviluppo per riportare le persone a stabilirsi in montagna, senza dimenticare il riconoscimento del ruolo da protagonisti dei cittadini dei territori montani

Matteo Cattaneo è un ingegnere energetico che, da socio Cai, ha deciso di offrire il suo contributo nei lavori del 101esimo Congresso del Club alpino italiano. Il tema del rapporto tra montagna e città e il loro legame indissolubile per quanto riguarda la preservazione dei servizi ecosistemici, sono al centro del tavolo 3 (e di questa intervista) che si sofferma sulle strategie per riportare le persone a vivere in montagna e soprattutto riconoscere il ruolo di coloro che scelgono di vivere, preservare e rigenerare il capitale naturale offerto dai territori montani. 

Matteo Cattaneo © Matteo Cattaneo


Parliamo del rapporto tra città e montagna, proviamo a definirlo in poche parole
“Spesso lo definiamo erroneamente come contrasto tra la pianura e il contesto appenninico o alpino, oppure lo si vive anche come stacco tra la quiete della montagna e la frenesia della città. In realtà il rapporto tra montagna e città si espleta tutti i giorni, quando utilizziamo i servizi ecosistemici, come l’acqua ad esempio”. 

Città e montagna dovrebbero cooperare per promuovere il recupero degli ecosistemi degradati e quindi mantenere in efficienza i servizi ecosistemici?
"Indubbiamente devono collaborare per ripristinare il capitale naturale. La montagna restituisce questi servizi alla città e questi servizi devono essere rigenerati. La cooperazione però si fa attraverso una buona amministrazione, integrata tra montagna e città”

Cosa fornisce la montagna alla città e viceversa?
“La montagna offre alla città una grandissima quantità di servizi ecosistemici: dall’acqua all’energia elettrica rinnovabile, passando per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Molti cittadini di montagna scelgono di essere custodi di questi servizi e devono essere giustamente ricompensati per i loro sforzi". 

In che modo?
“Se pensiamo al tema dei bacini imbriferi (ovvero della raccolta di acqua piovana), è proprio il legislatore a prevedere il pagamento, da parte dei concessionari degli impianti idroelettrici, di un sovracanone da destinarsi a favore della rigenerazione del servizio ecosistemico. Più in generale, le comunità di montagna sono piccoli aggregati urbani e i servizi pubblici non sempre possono essere ripagati dalla stessa comunità. Il supporto economico delle città quindi è indispensabile per garantire alle popolazioni i servizi pubblici essenziali. Inoltre, i poli urbani garantiscono servizi che nei territori montani non sarebbero sostenibili: istruzione superiore e universitaria, attività e spettacoli culturali, medicina e sanità altamente specialistica”. 


Emerge il tema dei servizi per la montagna, di cosa stiamo parlando e come coordinare un aumento dei servizi a uno sviluppo che sia veramente sostenibile?
“Aumentare i servizi pubblici non è in contrasto con la sostenibilità ambientale dei territori montani. Si pensi all’ufficio postale che non ha un impatto sull’ambiente e genera dei posti di lavoro sul territorio. Allo stesso tempo, mi riallaccio al tema dei trasporti pubblici: il servizio deve essere incentivato e deve essere capillare. Altro esempio, è l'adozione di una medicina territoriale fatta su misura per il paziente sul territorio che si può potenziare con l’innovazione tecnologica messa in campo dalla telemedicina”. 

D’altra parte, come rendere appetibile la vita in montagna
?
“Rispetto alla città i servizi non devono essere solo uguali dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo. Il primo freno sono la mancanza di servizi pubblici, ma anche quelli aggregativi e culturali. Citerei poi uno studio di Uncem: un italiano su quattro vuole vivere in montagna, ma solo un italiano su dieci pensa che questa scelta sia fattibile”.

Uno strumento da utilizzare potrebbe essere la fiscalità di vantaggio, di cosa stiamo parlando? 
“Con questo termine, noi del tavolo 3, intendiamo tutti quegli accorgimenti che lo stato dovrebbe mettere in campo per contrastare lo spopolamento. In generale, il tema si divide in due filoni: da una parte gli sgravi fiscali, dall’altra, la concessione di crediti a basso costo per imprese giovani focalizzate sull'identità del territorio, capace di raccontarlo”. 

Ci faccia qualche esempio concreto di fiscalità di vantaggio 
“Un esempio potrebbe essere l’iva agevolata per i negozi alimentari di prossimità, che permetterebbe di applicare dei prezzi simili a quelli della grande distribuzione. in questo caso, i costi di trasporto sarebbero in parte assorbiti dall’iva. Una proposta, che però deve essere sottoposta a un fiscalista, per fare in modo che gli sgravi ricadano sulle persone e non sulle aziende. In modo da non assistere al fenomeno delle ‘industrie salmone’ che risalgono in alto per godere dei vantaggi’. 


Infine, passiamo al tema fondamentale. Riconoscere il ruolo della montagna e di chi la abita rappresenta un momento di presa di coscienza e di responsabilità collettiva?
“Assolutamente sì: è necessario riconoscere il valore della montagna e lo faccio, ponendomi una domanda che spero sia di stimolo per il dibattito: di chi è la montagna? Per arrivare a dare una risposta, mi soffermerei sul fatto che si tratta di un bene che deve essere protetto, tutelato, rigenerato e che appartiene a tutti. Allo stesso tempo, è automatico il passaggio che se io cittadino di montagna e di città scelgo di essere responsabile di questo bene, non metterei mai in atto degli investimenti che vadano a consumare la mia montagna.

Si spieghi meglio 
“Parte tutto dal riconoscimento del ruolo e del valore di chi si stabilisce in montagna. Coloro che si riconoscono nell'identità del territorio non metteranno mai in campo investimenti miopi, ma saranno partecipi di scelte sociali, economiche e ambientali virtuose, resilienti e sostenibili per il futuro”.