Dopo le frane registrate sul Teston della Schiara e sul Pollice delle Cinque Dita, nello scorso fine settimana si è verificato un nuovo crollo, questa volta nelle Dolomiti di Brenta. Il distacco è avvenuto dalle Punte di Campiglio e il fenomeno non ha coinvolto persone, secondo le verifiche sull'area che sono state condotte dalla protezione civile trentina. Stando agli accertamenti, il volume di roccia si è staccato da una parete verticale che si sviluppa all'incirca tra quota 2.830 e 2.850 metri di quota, aveva un'altezza intorno ai 15 metri, una larghezza e uno spessore di 5 metri, per un volume totale di 300-400 metri cubi. I detriti hanno investito anche il sottostante sentiero attrezzato Sosat (che collega il Rifugio Tuckett al Rifugio Alimonta), senza però danneggiare le strutture metalliche lungo il percorso. Anche in questo caso il sentiero è stato ispezionato per verificarne le condizioni. Il distacco non ha coinvolto le vie alpinistiche sulle Punte di Campiglio, staccandosi da uno spigolo dove non corrono itinerari.
Franco Nicolini, guida e gestore del Rifugio Tosa-Pedrotti, si sente di rassicurare gli escursionisti e sottolinea un aspetto importante in questa epoca di marcato uso dei social media. «Tutto regolare, il soccorso alpino ha fatto un sopralluogo, visto che nel fine settimana in quella zona transitano molte persone. Il sentiero è agibile come prima e ci tengo a dire che la situazione è nella norma. In questo periodo abbiamo registrato diverse notizie a riguardo, ma non si tratta di fenomeni anomali. Il fatto è che più di una volta vengono utilizzati i telefonini per fare vie foto e video, soprattutto in estate. Sicuramente le temperature non aiutano, ma le montagne sono fatte di sassi e purtroppo si staccano, adesso come in altre stagioni. Questo inverno per esempio c'è stato un distacco enorme sulla Cima Vallazza, tutto il versante nord. Parliamo di qualcosa come 150 metri di altezza per 50, ma non lo ha saputo nessuno perché in inverno non c'è nessuno a filmare».
«Quello che posso dire è di informarsi sempre direttamente, perché i crolli ci sono e sono frequenti, grandi e piccoli. Talvolta cambiano una via e di conseguenza le difficoltà».
Nicolini si sente di condividere la raccomandazione di contattare i rifugi o - ancora meglio- passare dagli stessi a raccogliere informazioni, soprattutto prima di intraprendere itinerari alpinistici. «Quello che posso dire è di informarsi sempre direttamente, perché i crolli ci sono e sono frequenti, grandi e piccoli. Talvolta cambiano una via e di conseguenza le difficoltà. Faccio un esempio: la Videsott alla Cima Margherita. Vent'anni fa si è staccato un diedro, quasi per intero, e da allora non è più una via di III+/IV, ma è rimasta una placca che sarà V/V+. Il grado cambia di parecchio, eppure c'è ancora gente che ci va con la relazione e pensa di trovarsi di fronte all'itinerario originale».