Proposte concrete e sguardo al futuro, la prima giornata del 101esimo congresso del Cai

Le parole d’ordine della due giorni, che ha chiamato a raccolta le socie e i soci del Club alpino italiano, il mondo scientifico, associazionistico e la politica, sono “concretezza” e “direzione”
L'intervento del ministro del Turismo Daniela Santanchè © Cai


«Noi alpinisti che frequentiamo la montagna ci rendiamo conto di essere dentro una una cattedrale che sta cadendo a pezzi, ma mi chiedo e vi chiedo se noi alpinisti stiamo facendo abbastanza per far capire alla cittadinanza cosa sta accadendo». Antonio Montani, Presidente generale del Cai, apre così i lavori del 101esimo Congresso Nazionale del Club Alpino Italiano in corso al Teatro Italia a Roma. «Vorrei che questo non fosse un congresso di climatologia o meteorologia, e nemmeno una elencazione di buone pratiche, vorrei fosse un congresso dove escono proposte concrete e guardi al futuro, indicando a noi stessi e alla politica una direzione da seguire», auspica Montani.

Insomma, le parole d’ordine di questo congresso, che ha chiamato a raccolta le socie e i soci del Club alpino italiano, il mondo scientifico, associazionistico e la politica sono “concretezza” e “direzione” per garantire un futuro alla montagna al tempo del cambiamento climatico. I tre tavoli ("Il Cai per il Capitale naturale", "Il Cai, la frequentazione responsabile della montagna, i nuovi comportamenti consapevoli" e "Il Cai per lo sviluppo della montagna - Economia e politiche territoriali") infatti guardano alla preservazione dell’ambiente montano, si soffermano sui valori da tenere in considerazione nella frequentazione e infine offrono uno sguardo in avanti sulle politiche territoriali, economiche e legate allo sviluppo dei territori montani capaci di tenere in considerazione il rispetto dei diritti e delle prospettive di vita di coloro che la abitano. Il dibattito e gli interventi sono stati gestiti e moderati da Licia Colò, divulgatrice e conduttrice televisiva. 

Un momento del congresso © Cai

Il lavoro dei tavoli

La giornata di sabato è stata il momento della presentazione dei lavori dei tavoli, anticipate dagli interventi di importanti esponenti del mondo scientifico e accademico. Si è cominciato con il tema del valore della montagna e delle sue risorse, illustrato dal professor Riccardo Santolini, coordinatore scientifico del congresso e professore di Ecologia, Didattica ambientale e sostenibilità all’università degli studi di Urbino. Quest'ultime devono essere preservate e gestite: azioni che sono il principio di una nuova consapevolezza della loro importanza. 
 

Il Presidente generale del Cai Antonio Montani © Cai

Si è continuato poi con uno sguardo sulla frequentazione sostenibile con un focus sull’orizzonte dei valori della montagna. Il tema è stato affrontato dal professor Corrado Battisti, docente di ecologia applicata, presso l’Università Roma Tre. Un esempio concreto della visione del Cai rispetto a questo aspetto, è proprio la progettazione da parte della Struttura operativa Rifugi e Opere alpine del Cai, del modello di un nuovo bivacco a impatto zero e integrato nel paesaggio montano. I partecipanti al congresso hanno potuto toccare con mano un prototipo esposto fuori dal teatro. Infine uno sguardo al presente e al futuro, con uno sguardo alle politiche territoriali e all’economia dei territori montani. Dall’analisi dei progetti legislativi e ai piani nazionali per montagna, fino alle messa in campo di nuove politiche che riconoscano il valore di coloro che vivono nei territori montani, in virtù del loro ruolo di preservazione dei servizi ecosistemici. Il tema è stato affrontato dall’economista territoriale Giampiero Lupatelli.

«Siamo alla fine di un lungo percorso che ci ha impegnato per nove mesi, e questo deve essere un congresso capace di parlare fuori da noi», ha dichiarato il coordinatore Raffaele Marini, presidente della Commissione centrale tutela ambiente montano.

Dialogo con la politica 

Per parlare alla società, il Cai deve saper dialogare con le istituzioni e con il mondo della politica italiana. Numerosi i saluti e le testimonianze di esponenti del governo, della maggioranza in Parlamento e delle istituzioni locali. «Il governo ha dato il via libera preliminare al disegno di legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane. Un provvedimento che punta a definire chiaramente le peculiarità dei territori di montagna», ha spiegato la premier Giorgia Meloni in un messaggio inviato ai partecipanti. «Sono assolutamente convinta che il turismo della montagna sia assolutamente importante, con l'obiettivo di puntare sulla destagionalizzazione, una strategia che mi sta molto a cuore in cui stiamo concentrando il lavoro al ministero», ha dichiarato Daniela Santanchè, ministro del Turismo in un videomessaggio. In video anche l'intervento del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. «Dobbiamo salvaguardare il ruolo delle montagne come risorsa di acqua, tenendo conto che “lo stato di salute delle nostre cime, dei nostri territori montani, è un indicatore fondamentale per comprendere l'impatto dei cambiamenti climatici sul Paese e nel mondo», ha dichiarato. 

Il panel politico © Cai

Il tema delle politiche necessarie è stato affrontato anche dal panel del pomeriggio, moderato dalla giornalista di SkyTG24 Valentina Bendicenti. I deputati Vanessa Cattoi della Lega e Andrea Casu del Pd e il senatore Luigi Spagnolli del gruppo delle autonomie, hanno dialogato con il Presidente generale Montani.  La senatrice Monica Ciaburro invece, è intervenuta con un videomessaggio. «E' realistico arrivare all'approvazione di un disegno di legge sulla montagna, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri», ha dichiarato Ciaburro. «Non si possono applicare i paradigmi della città alla montagna», è andato nel dettaglio Montani. Il tema è stato poi approfondito da Cattoi: «Non deve esserci contrapposizione è soprattutto è necessario ribadire che la politica deve capire che chi vive in montagna ha esigenze diverse».  «Si deve riuscire a fare sistema per valorizzare il patrimonio dei territori montani», ha continuato Casu. «Perché le persone tornino in montagna serve sì tornare alle attività del passato ma anche fare attività nuove. Dobbiamo trovare il modo di far nascere nuove iniziative economiche», ha spiegato Spagnolli.

L'intervento di Don Luigi Ciotti © Cai

Dualismo città e montagna

Il tema del rapporto con la pianura rappresenta appunto, uno degli elementi cardine del dibattito sul futuro dei territori montani. «Nel nuovo paradigma della transizione ecologica e delle risposte all'emergenza climatica, la specificità dei territori montani va studiata nell'interazione con i territori di pianura, con le città, incrociando le rispettive domande di servizi ecosistemici, di consumo di risorse naturali, quindi va riscritto il patto tra territori urbani e metropolitani da un lato, aree interne e montane dall'altro», afferma Guido Lo Iacono, segretario generale di Asvis. «Il mondo in cui viviamo esige un dialogo tra queste due realtà», ha spiegato l’antropologo e past president del Cai Annibale Salsa, intervenuto in videomessaggio.

 

Presa di posizione

Non solo la politica, ma tutta la società è chiamata a prendere una presa di posizione forte rispetto non solo alla preservazione della montagna, ma anche a tutto il tema del cambiamento climatico.  «Non possiamo permetterci di separare l'etica dalla bellezza, e la bellezza è quella delle nostre montagne», afferma Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, durante il suo intervento dal palco, con il quale si è soffermato sui concetti espressi nell’esortazione apostolica “Laudate Deum” di Papa Francesco, focalizzandosi sui bisogni e sulle necessità della montagna. «Nello specifico, in merito ai bisogni delle popolazioni di montagna, è necessario chiedersi “dove sono i servizi essenziali per le comunità, la sanità la scuola, la banda larga? la loro assenza crea lo spopolamento», continua Ciotti. 

Allo stesso tempo il tema della crisi climatica  e le soluzioni  da mettere in campo è stato al centro dell'intervento del professor Maurizio Fermeglia, docente presso l’Università di Trieste. Dall'analisi dell'impatto della fusione dei ghiacciai, fino alla scelta di risorse energetiche meno impattanti sull'ambiente. 

«Il cambiamento climatico ha il compito di metterci allo specchio di fronte ai nostri stili di vita». Marco Albino Ferrari, giornalista e scrittore, conclude così la giornata di lavori.