Prima solitaria di Eternal Flame alle Torri di Trango per Stefano Ragazzo

L'alpinista padovano ha salito in solitaria la famosa via sulla Nameless Tower (6251m) in Pakistan. La famosa big wall in quota era stata aperta nel 1989 da Albert, Güllich, Stiegler e Sykora

Stefano Ragazzo si è aggiudicato la prima solitaria di Eternal Flame sulla parete sud della Nameless Tower (6251m) nella catena del Trango Tower in Pakistan, una salita che lo ha impegnato tra il 17 e il 26 luglio. Mentre la sua compagna – Silvia Loreggian- era impegnata nella spedizione del Club Alpino al K2, Stefano è riuscito a completare la prima solitaria della via aperta nel 2009 da Güllich e compagni, un itinerario che è stato salito in libera per la prima volta nel 2009 da Thomas e Alexander Huber. Due anni fa Jacopo Larcher e Barbara Zangerl hanno completato la terza libera – la seconda porta la firma di Edu Marìn- ma soprattutto la prima salita a vista. 

Con difficoltà fino a VI, 7b+, A2, Eternal Flame ha portato l'arrampicata estrema sulle big wall in alta quota e negli anni ha catturato l'attenzione dei più forti scalatori al mondo, che oltre alle difficoltà tecniche hanno dovuto anche fronteggiare spesso condizioni meteo proibitive.

 

Stefano Ragazzo su Eternal Flame © S. Ragazzo


Ragazzo a inizio estate aveva salito – sempre in solitaria- la mitica El Nose a El Capitan, ma con questa ascesa ha decisamente alzato l'asticella. La guida alpina padovana è salita in stile big wall, con portaledge, ma senza corde fisse. Stefano ha portato con sé solo una singola da 60m ed un cordino da recupero per il saccone. Il piano era di salire in quattro o cinque giorni, ma ancora una volta il brutto tempo lo ha costretto a rivedere i suoi piani. A seguire il testo del suo post, pubblicato oggi. «Nove giorni, da solo, su una delle più grandi pareti, un sogno che negli anni ha trovato posto nei miei sogni e di cui mi sono preso cura fino a renderlo possibile».


Nel suo messaggio, Stefano ricorda che nel mondo attuale dell'alpinismo gli sponsor possono decidere di non sostenere gli sforzi perché non hai abbastanza interazioni sui social media, ma che comunque è possibile «ribellarsi e andare contro la corrente. Tracciare il proprio sentiero, giorno dopo giorno, partendo dai semi gettati negli anni e che hanno richiesto sacrificio, scelte giuste e sbagliate».

 

Ragazzo aveva cibo solo per sei giorni, ma ha tenuto duro, ha scalato con guanti e indossando il piumino, adattandosi a una situazione ambientale non semplice. È sbucato in cima il 25 luglio, ed è riuscito a scendere al campo base avanzato a 5000 metri di quota verso le 9.30 di sera. La mattina del giorno dopo è sceso al campo base.