Paul Ramsden, il recordman dei Piolets d'Or è un "dilettante" della montagna

Ha vinto cinque volte il prestigioso riconoscimento, ma non fa l'alpinista di professione. Ha individuato la sua via sullo Jugal Spire guardando un'immagine su Google Earth durante il lockdown

Tra i media di settore sono chiamati oscar dell'alpinismo, ma se i Piolets d'Or fossero davvero un premio cinematografico, sarebbero probabilmente più vicini a qualche festival d'essai che alla grande kermesse americana. Merito della manifestazione che si tiene ogni anno a Courmayeur e Chamonix (anche se quest'anno si è svolta a Briançon) è quello di dare lustro a spedizioni che non sempre hanno riscontro sui media generalisti, dove l'alpinismo trova spazio principalmente per  tragici fatti di cronaca o primati da Ottomila.
Tra gli alpinisti premiati con la piccozza d'oro c'è chi ha ottenuto il riconoscimento più volte, ma a detenere il record di riconoscimenti c'è un solo alpinista: Paul Ramsden, che quest'anno ha vinto il Piolets d'Or per la quinta volta. I primati contano niente o poco nell'alpinismo, ma per convincere cinque volte una giuria di alpinisti che le tue imprese sono particolarmente meritevoli, ci vuole sicuramente un talento non indifferente. Quest'anno Ramsden è stato premiato per la salita dello Jugal Spire: un Seimila del Nepal, dove ha tracciato una via che si chiama The Phantom Line. L'impresa risale alla primavera dell'anno scorso, ascesa compiuta insieme a Tim Miller. I precedenti Piolets d'Or gli erano stati assegnati per la parete nord del Siguniang (6250 m, Tibet, 2002), per lo sperone nord-ovest dello Shiva (6142 m, India, 2012), per la cresta nord del Gave Ding (6571 m, Nepal, 2015) e per lo sperone nord  del Nyanchen Tanglha (7000 m, Tibet, 2016). Le prime tre ascensioni di questo alpinista polivalente erano state compiute con Mick Fowler, la quarta in cordata con Nick Bullock.

Il tracciato di The Phantom Line © p.ramsden, t.miller

Ramsden ha 54 anni, è nato nello Yorkshire dove tutt'ora risiede, e non è un alpinista professionista: di mestiere è un igienista del lavoro, qualcosa che non ha alcuna relazione con l'ambiente montano. Senza volere fare paragoni scomodi, ma giusto per dare la dimensione del personaggio, lo si potrebbe accostare al nostro Sergio Martini, ovvero un'eccellenza dell'alpinismo che non ha mai cercato la ribalta mediatica e che si è sempre finanziato le proprie spedizioni in autonomia. Qualche anno fa si era espresso così riguardo alla propria passione, in una intervista a British Mountaineering Council: “Non mi faccio pubblicità, non ho un blog, non sono su Facebook. Anche l’idea di essere sponsorizzato mi sembra di cattivo gusto. Capisco perché la gente lo fa, non ho niente in contrario, ma personalmente preferisco andare ad arrampicare per conto mio”. 
Il curriculum di Ramsden è di tutto rispetto, il suo carattere incline alla chiarezza: “A 19 anni avevo salito tutte le celebri pareti nord delle Alpi, spesso in solitaria. Ma ho capito che facendo così la conclusione può essere solo una. E ho capito che se inizi a spuntare vie e vette da una lista prima o poi ci lasci la pelle”.

Prima della sezione di roccia © p.ramsden, t.miller

La storia di The Phantom Line era nata in pieno Covid, quando Paul aveva individuato la montagna su Google Earth: sembra una barzelletta, e invece è tutto vero. Nessuna relazione, quella vetta non aveva nemmeno un nome “ma sembrava davvero ripida”. Quando lui e Miller sono arrivati alla base della parete, non sono riusciti a farsi un'idea chiara sul percorso da seguire nella sua interezza, ma hanno attaccato accettando la sfida di andare a scoprire la loro via metro per metro. “Più volte non ci è stato chiaro come continuare. Un punto in particolare sembrava davvero un vicolo cieco, proprio nel mezzo della parete. Sembrava di andare verso il nulla, ma quando siamo arrivati lì, abbiamo scoperto che lungo tutta la sezione indecifrabile c'era un camino, che era completamente nascosto dal basso. L'abbiamo salito in tre tiri, per me è stata la prima volta che mi sono trovato in una situazione del genere”.
Le vie che “piacciono” alla giuria dei Piolets d'Or devono essere dure, ingaggianti, su un terreno possibilmente sconosciuto e devo essere salite by fair means: tutte condizioni che Ramsden ha sempre soddisfatto nelle proprie ascese, vedendo la sua passione per l'avventura giustamente riconosciuta e celebrata.