Patrick Berhault: "Il possesso e la gelosia uccidono gli affetti e la vita"

Patrick Berhault e la sua traversata alpina: un’avventura tra montagne, amore, libertà e connessioni profonde.
Patrick Berhaut

Nel novembre del 2000 il tempo è orribile sulle Alpi. Patrick Berhault è partito il 27 agosto dal Triglav delle Giulie, con Humar ed Edlinger, con l’idea di raggiungere le Marittime attraverso le pareti più belle e più dure dell’arco alpino. Le cose sono andate abbastanza lisce per tutto settembre e una parte di ottobre. I due Patrick hanno salito le vie più belle delle Dolomiti, Berhault ha scalato il Cengalo all’inizio di ottobre e poi, sul Monte Bianco, s’è unito a Philippe Magnin affrontando vie bestiali come la diretta Desmaison alla Punta Walker e l’Hypercouloir del Brouillard. Ma poi il tempo gira al brutto, anzi al bruttissimo, e solo il 29 novembre Patrick e Philippe riescono a salire la Nord del Cervino per la via Schmid, in 9 ore. Sono tantissime per quei due, ma le condizioni sono pessime. Comunque lui non si perde d’animo e il 9 febbraio 2001 porta a termine la Traversata di 167 giorni e 141.863 m di dislivello positivo, di cui 22.280 metri in parete.

Quando lo incontro tempo dopo, parla ancora della Traversata. Gli è piaciuta davvero. Abbiamo la stessa età e ci capiamo bene. Lui ha quasi imparato a dire cappuccino in italiano decente, è sempre un ragazzo gentile, candido, ma meno timido di un tempo. Per questo, e per la nostra amicizia, oso fargli delle domande.

 

Che cos’è la vita, Patrick?

“Conoscere se stessi, controllare il rischio, vivere in equilibrio con la natura, danzare”.

Lui era davvero natura, montagna, ghiaccio, roccia, orizzonte. Aveva un talento e una resistenza spaventosi e li portava con disarmante naturalezza. Era fatto così, come il camoscio, ma non s’inorgogliva. Forse s’inorgoglisce un camoscio?

 

E che cosa c’è oltre la montagna, Patrick?

“Il rapporto con gli altri è la cosa più importante. Gli altri sono il mio specchio. Non posso scalare una montagna se non sono in armonia con il prossimo. Nella traversata delle Alpi è stata determinante la relazione con i compagni, ma anche – forse di più – l’incontro con i montanari e la gente del posto. Mi hanno aiutato generosamente, credo sia questa la ‘grande cordée.”

 

Che cosa dici alla tua donna quando te ne vai?

“Lei sa che in certi momenti non sono disponibile, che ho la testa da altre parti, ma sa anche che saprò ricambiare la sua comprensione. Un rapporto d’amore prevede la libertà, significa capire e accettare i reciproci desideri. Il possesso e la gelosia uccidono gli affetti e la vita.”

Sarebbe diventato un bel vecchio Patrick, sapeva già come fare. Voleva restituire il tanto che aveva ricevuto. Però non sarebbe mai sceso a patti con la vita borghese, nemmeno se la cornice di neve dei Mischabel l’avesse lasciato invecchiare. Sono già passati vent’anni.