Vittorino Mason, foto dell'autoreRacconta Daniele Zovi che ogni forestale ha un amico albero in giro per boschi e foreste e va a trovarlo ogni tanto per vedere se è tutto a posto. Sembra così anche per Vittorino Mason, scrittore e alpinista che torna in libreria con Parla col bosco (pp. 240, 17 euro, Ediciclo 2025), una raccolta di 21 dialoghi intimi e interiori con gli alberi incontrati durante i molti cammini in giro per il Triveneto, dove vive (a Castelfranco Veneto). Dopo aver dato voce ai “custodi umani” della montagna, come nel libro precedente, ora sposta l’attenzione sui “custodi naturali” dei paesaggi alpini.
Da una parte dunque un uomo di pianura, dall’altro la nutrita schiera degli alberi di montagna, luogo privilegiato di riattivazione della parte più autentica del proprio io: tassi e betulle, larici e cimbri, castagni e ciliegi, noci e pini silvestri, dal Cansiglio alle Dolomiti Friulane, dall’Altopiano di Asiago al Tarvisiano, colti in anonimi giorni d’autunno, lontani dalle festività, o dal caos delle orde mordi e fuggi del week-end.
Come in un prontuario filosofico per viandanti solitari ma amichevoli, si snodano pensieri e riflessioni che spaziano dall’esperienza personale alla grande storia.
Il libro
“Gli alberi sostengono il senso dell’esistenza … senza di loro il mondo sarebbe solo un luogo di desolazione”. Si legge più o meno così nella prefazione, dove si apprende che il rapporto di Mason col legno risale ai tempi dell’adolescenza, quando i genitori per necessità lo hanno mandato a lavorare in falegnameria.
I capitoli sono accompagnati dalle fotografie in bianco e nero dei vari protagonisti: c’è il castagno dei partigiani che vide rigati di orrore i volti dei giovani impiccati il 10 marzo 1945 come vendetta per un incidente mortale capitato ad alcuni nazisti a Belluno. C’è il tiglio che si staglia contro il Nevegal con il suo portamento imperiale, circondato dai prati da pascolo, vecchio di 250 anni, eppure ancora pacifico nel suo Paradiso terrestre. C’è l’ontano nero di Funès, albero secolare sfuggito “agli uomini e agli dèi”, che troneggia di fronte all’Alpago sempre più solitario, mentre intorno i borghi si svuotano, irrimediabilmente relegati a un passato che sembra inconciliabile con le esigenze della modernità. C’è il mugo di San Giorgio aggrappato a un filo di cresta come uno scalatore con due dita a una parete, tra la Val Belluna a sud e la Cordevole verso nord, testimone dell’impoverimento di quel Nordest che ha svenduto la propria terra perdendo l’anima.
Potremmo continuare attraversando i “dialoghi” con i pioppi tremuli della Valmore, il pino silvestre della Palantina o il pino nero della Valle del Mis. Penetrando nella lettura sembra di aver sempre più a che fare con un campionario naturale tanto vario come lo sono le fattezze umane, ciascuna con le sue caratteristiche di altezza, posizione, forma e dimensione, come se fossero occhi azzurri e capelli castani, fisici asciutti o tarchiati, volti amichevoli o severi. Sembrano davvero amici questi alberi scelti da Mason per raccontarci di sé e di noi, dei nostri tempi e del nostro rapporto con la natura.
Le pagine denotano una consuetudine con il linguaggio e il pensiero tipici della poesia, quello sguardo che vede attraverso e non si ferma a foglie e tronchi: pensiamoci anche noi, a quante volte, forse inconsciamente, ci siamo ritrovati a parlare con gli alberi durante il cammino, fuggendo dalla città per respirare la rugiada e il silenzio ombroso e fresco, umido e profumato di un bosco. Questo libro va letto così, immedesimandosi nelle parole, traendone spunto per proseguire e far nostre le riflessioni che contiene.
Sono andato cercare il luogo, la natura e gli alberi laddove c’erano davvero boschi, foreste, terra, silenzio, aria e acqua. Per sopperire al bisogno e all’urgenza di un contatto intimo, autentico e selvaggio con la natura e riallacciare il mio legame con le forze della terra, sono andato a cercare in alto. È lì che, camminando, nel corso degli anni ho fatto amicizia con alcuni alberi.
La copertina del libro.L'autore
Vittorino Mason è nato a Loreggia (PD) e risiede a Castelfranco Veneto (TV). Scrittore e alpinista, già autore di I custodi della montagna (2023), ha ideato la rassegna La voce dei monti. Scrive per riviste specializzate di montagna, ha pubblicato libri di poesia, narrativa di viaggio, guide di montagna ed è il coautore e curatore del libro La natura dimenticata, un lavoro a più mani dedicato alla salvaguardia ambientale.