06.05.2021 - - - cultura alpinismo
Parasol Peak, musica ad alta quota
di Redazione CAI Manu Delago, pioniere dell’hang (handpan) e geniale musicista, ha realizzato un film unico e stupefacente, in cui guida un ensemble composto da sette musicisti in una ascensione sulle Alpi
Riprendiamo l'articolo di Antonio Massena,, pubblicato nella rubrica "Fotogrammi d'alta quota" uscita su Montagne360 di ottobre 2020
Manu Delago, pioniere dell’hang (handpan) e geniale musicista, ha realizzato un film unico e stupefacente, in cui guida un ensemble composto da sette musicisti in una ascensione sulle Alpi. Durante la salita, il gruppo esegue, a diverse altitudini, un repertorio di composizioni inedite. Molteplici gli esempi di connubio fra musica e montagna così come quelli fra alpinisti/musicisti, solo per citarne alcuni: Julius Kugy, Leone Sinigaglia, Ettore Zapparoli, Gabriele Boccalatte, Ettore Castiglioni, Massimo Mila, Denis Urubko, Nicolas Favresse e tanti altri ancora.
Una sinfonia in sette movimenti
Ma torniamo a Parasol Peak. Una sinfonia in sette movimenti che si sviluppa e si adegua mirabilmente alle variazioni di quota e all’ambiente, una partitura musicale che si intreccia con la natura e si insinua negli elementi presenti, natura che con i suoi suoni diviene parte integrante della armonia. E non solo: il suono, inoltre, proviene dalle attrezzature alpinistiche utilizzate, come i caschi, le piccozze, i moschettoni, le corde d’acciaio della ferrata, i bastoncini. Sette movimenti per sette musicisti a sette quote altimetriche diverse: Parasol Wood (923 m), Alpine Brook (1576 m), North Cluster (1913 m), Ridge View (2203 m), Lake Serenade (2384 m), Listening Glacier (2769 m) e Parasol Peak (3003 m).
Sette musicisti e sette strumenti principali: hang, violoncello, sax, trombone, tromba, flauto, percussioni che man mano si arricchiscono del suono di altri strumenti musicali come la fisarmonica, la diamonica, un mini-xilofono portatile e le campane tibetane. Strumenti che si integrano e si intrecciano con i suoni d’ambiente: il vento, il tronco di un albero utilizzato come percussione, lo scorrere dell’acqua del ruscello, i sassi usati a mo’ di percussioni. Una scelta musicale nata anche dalla capacità dei sette musicisti di raggiungere la vetta portando con sé tutti gli strumenti, una sinfonia che nasce con gli strumenti a disposizione e con la straordinaria e naturale musicalità dell’ambiente alpino.
Le riprese abbracciano l'ambiente
Cinematograficamente le riprese e le inquadrature abbracciano l’ambiente e i musicisti senza mai sovrapporsi alla musica e lasciando, allo stesso tempo, la possibilità allo spettatore di vedere le immagini e ascoltare la musica, ma anche vedere e ascoltare a occhi chiusi una composizione così dolce, aspra, dura e insinuante, com’è la montagna nelle sue varie espressioni. Intriganti e sapienti le sequenze fotografiche, dal primo pezzo Parasol Wood all’ultimo Parasol Peak.
Inquadrature meravigliosamente suggestive: i fili di una ragnatela evidenziati da microscopiche goccioline d’acqua, l’esecuzione delle musiche in riva al lago in notturna con i musicisti illuminati dalle fiaccole e finalmente in vetta, con i musicisti stretti uno vicino all’altro, e la musica che diventa incalzante, modulata e ritmata sino a fondersi con le immagini d’ambiente, un ideale sottofondo alla nebbia che sale dal basso e sembra portare con sé le note verso l’alto, verso l’infinito.
info film:
Regia Johannes Aitzetmϋller (Austria 2018)- 30 minuti
Presentato al Trento Film Festival (2019)