Nanga Parbat © Wikimedia Commons
La stagione estiva in Pakistan sta entrando nel vivo, con l’arrivo di tutte le spedizioni ai campi base delle montagne, dal Nanga Parbat (8125 m) ai giganti del Karakorum (K2, Broad Peak, Gasherbrum I e II). Approfittando del bel tempo che ha caratterizzato le settimane di giugno gli alpinisti sono riusciti a raggiungere in modo agevole i campi base delle montagne del Karakorum mentre sul Nanga Parbat già si paventa l’opportunità per i primi tentativi di vetta.
Nanga Parbat
Sulla nona montagna del Pianeta le spedizioni sono ormai pronte al tentativo di vetta. In particolare Anna Tybor e Tom Lafaille, che dopo essersi trovati a dover rinunciare al Dhaulagiri (8167 m), su cui puntavano a realizzare una discesa con gli sci, si sono direttamente spostati al campo base del Nanga Parbat, con lo stesso obiettivo.
A oggi i due hanno comunicato di aver completato l’acclimatazione, con un’ultima rotazione al campo 3 della via Kinshofer (sul versante Diamir), e sono pronti al tentativo di vetta per la prossima settimana. Se sul Dhaulagiri sono stati fermati dalle “condizioni estreme come forti venti, forti nevicate e un elevato rischio di valanghe”, anche sul Nanga Parbat le condizioni non sono delle migliori. Salire a campo 3 «non è stato facile a causa della grande quantità di neve, che ci è costata un sacco di fatica. Ma siamo sani e salvi»
racconta Anna Tybor nel suo ultimo post Instagram. «Ora abbiamo qualche giorno di riposo per prepararci all'attacco di vetta della prossima settimana».
Arrivano invece poche notizie dal versante Rupal, su cui sono impegnati David Goettler, Tiphaine Duperier e Boris Langenstein intenzionati a effettuare la salita della parete più alta al mondo in puro stile alpino, senza campi pre-allestiti e supporto oltre il campo
base. Dalle poche news pubblicare sui loro canali social gli alpinisti sembrano in paziente attesa di una buona finestra meteo.
K2
Negli ultimi giorni tutte le spedizioni hanno ormai raggiunto il campo base e si stanno preparando a iniziare i lavori sulla montagna. La spedizione CAI “K2 70”, con il team femminile italo-pakistano, ha raggiunto il campo base lo scorso 28 giugno e già nei
prossimi giorni dovrebbe dare avvio alle prime fasi di acclimatazione lungo lo Sperone Abruzzi.
Il francese Benjamin Vedrines è stato il primo a raggiungere il campo base del K2, circa una settimana fa, entrando fin da subito nel vivo della sua spedizione e godendosi un primo approccio con una montagna deserta. Con l’obiettivo di realizzare una salita in
velocità senza bombole di ossigeno, per poi ridiscendere dalla vetta in parapendio. Dopo una puntata a campo 1 Vedrines è poi riuscito a salire fino a campo 2, da cui è ridisceso in parapendio. Nei prossimi giorni ha in programma di salire a campo 3 per
migliorare la sua acclimatazione. Allo stesso modo anche i giapponesi Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima sono già impegnati sulla parete ovest, dove puntano all’apertura di una nuova via.
Gasherbrum
Ancora poche notizie arrivano dai Gasherbrum, dove è impegnato anche l’italiano Marco Camandona nel tentativo di concatenare il Gasherbrum I (8080 m) e II (8035 m), gli ultimi due Ottomila mancanti alla sua collezione. A oggi però tutte le spedizioni impegnate sulle
due montagne si trovano bloccate al campo base, alla ricerca di un passaggio sicuro con cui superare la difficile crepacciata terminale. «Una settimana sotto ai Gasherbrum, senza progressi» scrive l’alpinista polacco Lukasz Supergan. «Non esiste un percorso logico
visibile attraverso la cascata di ghiaccio, e ogni corridoio potenzialmente accessibile è circondato da enormi crepacci e blocchi di ghiaccio». Anche, scrive, i tentativi di esplorare questo labirinto di ghiaccio con il drone si sono rivelati del tutto inutili.