In progressione durante la salita © A. BieleckiAdam Bielecki e Louis Rousseau hanno deciso di interrompere il loro tentativo di raggiungere la vetta inviolata di una montagna senza nome, di 6.000 metri nella valle di Hunza, in Pakistan. I due, che hanno scalato più volte insieme a partire dal 2011, avevano annunciato le proprie intenzioni a inizio settembre, dandosi una finestra di un mese per riuscire nella salita. Prima di tentare la cima che gli ha respinti in questi ultimi giorni, la cordata era riuscita a salire altri due Seimila, che hanno poi battezzato Bologan Sar e Zang Sar.
Secondo i social media di Bielecki, la cordata ha attaccato l'ultimo e più ambi il 9 ottobre. La salita si è rivelata subito molto complicata e i due alpinisti hanno dovuto effettuare dei difficili bivacchi. Le previsioni meteo promettenti non corrispondevano a realtà e hanno aggiunto criticità alla scalata. Alla fine Rousseau ha deciso di ritirarsi e anche se Bielecki avrebbe voluto continuare, è stato costretto a desistere. «Dopo avere lasciato il campo base abbiamo incontrato un complesso ghiacciaio a difesa dell'accesso al muro di Atta'niz Sar. Le previsioni erano buone, ma purtroppo inadeguate alla realtà. Ci siamo trovati nella neve profonda al ginocchio, in un labirinto di crepacci e con visibilità nulla. Siamo stati costretti a bivaccare lì».
La cordata in mezzo ai crepacci © A. BieleckiLe condizioni non erano assolutamente adeguate e Rousseau ha iniziato a patire intensamente il freddo, senza riuscire a chiudere occhio. Al mattino la situazione era migliore, la visibilità aumentata. Bielecki e Rousseau si sono accorti che la parete non era lontana. «Superare l'ultima fascia di crepacci ha funzionato meglio dell'espresso mattutino e ha alzato il nostro livello di adrenalina».
Alle 9 del mattino i due erano ai piedi della parete, a una quota di circa 5.200 metri. Bielecki e Rousseau hanno iniziato a salire il couloir in simul e sono riusciti a progredire di circa 800 metri. «Quando mancava un'ora e mezza al tramonto abbiamo iniziato a cercare un terrazzo per bivaccare, sembrava esserci qualcosa a qualche decina di metri più in alto, ma la realtà si è poi rivelata diversa». I due hanno passato una seconda notte difficile, appesi agli imbraghi. Al mattino la situazione non era ideale. «C'era nuvoloso e ha nevicato tutto il giorno, quindi abbiamo avuto finalmente una notte con cielo stellato». La loro sorpresa perciò è stata grande, quando alle 4 del mattino hanno iniziato a subire delle scariche che hanno proseguito fino alle 8. A quel punto la cordata si è disunita negli intenti. «Purtroppo, in questa fase, il mio socio si è rifiutato di collaborare e ha deciso fermamente di ritirarsi. Era equipaggiato troppo leggero per le temperature (circa -20°C al mattino) e troppo stanco, dopo due notti insonni, per continuare a salire. Una decina di discussioni più tardi, ci siamo fermati alla base del muro per raggiungere il campo base sani e salvi la sera dello stesso giorno».
Da quello che Bielecki aggiunge, non ci saranno altri tentativi e la cordata rientrerà appena possibile.