Pagine dalle terre alte - La difesa delle montagne di Antonio Cederna

Antonio Cederna (1921-1996) aveva segnalato sin dagli anni Sessanta l’aggressione alla montagna con il cemento e la ferraglia di impianti di risalita realizzati frantumando splendidi paesaggi naturali. Pochi capivano e ascoltavano allora, oggi che sensibilità e conoscenza sono assai più diffuse, l’assalto continua. Per arricchire pochi e illudere tanti, stiamo perdendo un patrimonio naturale unico al mondo. Un recente esempio su tutti: il Vallone delle Cime Bianche, ultima ampia area della Val d’Ayas ancora libera da impianti e cemento, minacciata da un devastante progetto di sviluppo turistico. 

Tra i primi sostenitori di Italia nostra, Cederna è stato per molti anni il migliore, il più preparato e combattivo difensore del paesaggio e della natura nel nostro Paese; scrivendo su Il Mondo, sul Corriere della Sera, su L’Espresso e la Repubblica, e stilando proposte di legge in materia di tutela ambientale. Nel suo giornalismo d’inchiesta, l’indignazione civile era sempre congiunta all’accuratezza documentale. Il “metodo Cederna” aveva come premessa la conoscenza, scientifica e umanistica; come modus operativo un serio lavoro di analisi di fatti, mappe e numeri; come risultato una denuncia di scempi e misfatti documentata e ben comunicata, ricca di passione civile. 

Rileggendone saggi e articoli, specie quelli più incentrati sui temi ambientali, si resta impressionati dalla sua lucida preveggenza; tutti da riscoprire libri come I vandali in casa (Laterza, 1956), La distruzione della natura in Italia, pubblicato da Einaudi (Einaudi, 1975), ristampato quest’anno da Castelvecchi, Mussolini urbanista. Lo sventramento di Roma negli anni del consenso (Laterza, 1979), Brandelli d’Italia. Come distruggere il Bel Paese (Newton Compton, 1991). 

Lo sfacelo del Bel Paese, primo capito de La distruzione della natura in Italia, è una sintesi, densa di esempi concreti, dei pericoli e dei disastri ambientali che hanno compromesso per sempre il nostro territorio e che ne insidiano il futuro, compreso quello delle montagne. I titoli dei paragrafi sono eloquenti: Perché l’Italia frana quando piove?, Malgoverno dei boschi, La demolizione dei parchi nazionali. 

La prima pagina del Corriere della sera del 10 ottobre 1977 riporta un suo approfondimento che a rileggerlo oggi lascia l’amaro in bocca, per diagnosi e inascoltati suggerimenti. Il titolo? Alluvione programmata. L’Italia annega nell’imprevidenza.