«Oggi il pensiero va alla grande attualità dell'intuizione di Quintino Sella, ovvero l'utilizzo della montagna per formare lo spirito dei giovani. È un messaggio che arriva da 160 anni e noi del Cai di oggi stiamo facendo tutto il possibile per continuare a portarlo avanti con la dignità e la forza che merita».
Così ha detto il Presidente generale del Club alpino italiano Antonio Montani questa mattina al cimitero monumentale di Oropa, davanti alla tomba del fondatore del Sodalizio Quintino Sella.
L'unità del Cai di oggi
La visita della delegazione del Cai nazionale, accompagnata da autorità civili, religiose e militari, è stata organizzata dalla Sezione di Biella alla vigilia dell'Assemblea nazionale dei Delegati 2023, che si terrà domani e domenica nella città laniera.
«I nostri rappresentanti presenti qui oggi, che provengono da molte parti d'Italia, sono già rappresentativi di tutti coloro che si riuniranno domani e dopodomani in assemblea», ha continuato Montani. «Quell'ideale di unità nazionale che stava alla base della fondazione del Club alpino italiano oggi è una realtà consolidata».
Andrea Formagnana, presidente del Cai Biella (Sezione che quest'anno compie 150 anni) ha aggiunto come questo importante anniversario sia esattamente nel segno di Quintino.
«Dobbiamo essere all'altezza degli insegnamenti che ci ha dato, ovvero i principi della conoscenza, dell'avvicinamento dei giovani alla montagna e del rispetto ambientale».
L'albero dei 150 anni del Cai BiellaL'albero dei 150 anni del Cai Biella
La mattinata si è conclusa con la dedicazione dell'albero piantato, sempre a Oropa, in omaggio ai 150 anni del Cai biellese, con lo scoprimento della targa realizzata dall'artista Paolo Barrichello.
«Con questo albero abbiamo pensato di lanciare un messaggio, una dedica ai soci del passato, rappresentati dalle radici, che hanno posto le basi affinché l'associazione esista oggi, a noi soci di oggi, rappresentati dal fusto, che siamo circa 2000, una bellissima realtà, e ai soci che verranno in futuro, rappresentati dai rami e dalle foglie che si innalzano verso il cielo», ha spiegato Formagnana. «Ma questo albero, insieme alle parole riportate sulla targa, è dedicato anche agli undici soci biellesi ebrei che vennero epurati nel 1939 con le Leggi razziali. Nel 1945, alla fine della guerra, Biella fu una delle prime Sezioni del Club alpino italiano che reintegrò i soci epurati».