Nunca say nunca: nuova big wall per Gheza, Contessi e Diaz sul Cerro Trinidad Central

1000 metri di sviluppo e difficoltà fino a 5.12+ per la via che parte vicino a El condor pasa. «Segue un evidente sistema di fessure mai banali, sostenute e verticali»

In Cile, nella valle Cochamó, Angelo Contessi, Diego Diaz e Leo Gheza hanno aperto la big wall Nunca say nunca (5.12+/A1/1000m) nei giorni 12-13-14 febbraio, sul Cerro Trinidad Central. È una linea estetica e impressionante per lo sviluppo: 19 tiri, con il chiave nella 13esima lunghezza di 7b. È lo stesso Gheza a raccontare l'avventura che ha portato i tre alpinisti ad aprire questa bella via di granito, a pochi giorni dal rientro in Italia. Riportiamo qui i tratti più significativi del report. «Per chi non conoscesse Cochamò, si può presentare come la Yosemite del Sud America, fortunatamente molto meno famosa e turistica. Non avendo strade e infrastrutture, è rimasta naturale e selvaggia al punto giusto. Il trail d’ingresso è di 13 km, e questo aiuta a scremare gran parte della gente che crea il classico sovraffollamento nei parchi a portata di auto».

Sul magnifico granito di Nunca say nunca © L. Gheza


Il Cerro Trinidad Central è la cima più rappresentativa, solcata da diverse vie impegnative. Sulla nord ovest per esempio sale El condor pasa, via di 700 metri, massimo 8b, aperta dagli slovacchi Jozef Kristoffy, Martin Krasnansky e Vlado Linek nel 2016. Nunca say nunca parte «una decina di metri a sinistra del Condor, che va su per un diedro verso destra, mentre la nostra sale a sinistra. Avevamo visto la linea con Magda Mittersteiner durante un volo con il parapendio, dopo una scalata».
La via è stata aperta in due push: il primo durante una finestra di bel tempo durata quattro giorni, con 500 metri di parete guadagnata, tra placche tecniche, fessure e qualche passo di artificiale su cliff. Ma poi si è verificato un incidente che per fortuna non ha implicato gravi conseguenze. «Diego oltre ad essere ammalato ha un "piccolo" incidente, visto il volo di 20 metri in un canale marcio direi che se l’è cavata bene, oltre alla botta e qualche graffio fortunatamente niente di rotto, ci è mancato poco…Tutto rimandato, riportiamo Diego a casa e visto anche il brutto tempo in arrivo con due giorni instabili, decidiamo di approfittarne per un breve rest».

foto di vetta © L. Gheza


Il secondo push è stato risolutivo: «Io e Angelo recuperiamo le forze e partiamo per l’ultimo push, apriamo la parte alta, la seconda metà della via, altri 450 metri tutti logici che seguono un evidente sistema di fessure mai banali, sostenute e verticali, siamo gasatissimi! Riusciamo a liberare tutti i tiri tranne uno, lo abbiamo rinominato il Changing corner del Trinidad, d'altronde il tempo a nostra disposizione non era molto, ma speriamo resterà un progetto free per le nuove generazioni. Ripagati dagli sforzi arriviamo in cima verso le 9 e mezza di sera, la luna piena ed il cielo sereno ci accompagna per la notte, bivacchiamo 100 metri sotto la vera cumbre sapendo che col pensiero anche Diego è li con noi».