Ninì Pietrasanta, l'alpinista che seppe guardare al futuro, oltre il dolore

Torna finalmente in libreria con CAI Edizioni "Pellegrina delle Alpi", il diario di una delle più grandi alpiniste degli anni Trenta, compagna di Gabriele Boccalatte: presentazione il 7 dicembre a Courmayeur. Ne parliamo con Enrico Camanni, autore della prefazione.
Ninì Pietrasanta a St. Moritz (inverno 1932-33). Foto Archivio Famiglia Boccalatte.

Dopo una lunga assenza, torna disponibile in libreria Pellegrina delle Alpi, il diario alpinistico di Ninì Pietrasanta (pp. 192, 15 euro, CAI Edizioni 2024), con una prefazione di Enrico Camanni e un’introduzione di Lorenzo Boccalatte, dal cui archivio di famiglia provengono tutte le fotografie che arricchiscono il volume. Non una mera ristampa dell’originale Vallardi del 1934, ma una nuova edizione (acquistabile in tutte le librerie e su cai store), in vista dei 25 anni dalla morte di una delle più grandi alpiniste degli anni Trenta, scomparsa nel 2000.

Per l’occasione il 6 dicembre la scultrice Marina Torchio inaugura a Courmayeur la mostra “In cordata con Ninì. Ninì Pietrasanta e Gabriele Boccalatte, il grande alpinismo di inizio Novecento” (fino al 30 aprile al Museo Alpino “Duca degli Abruzzi”, alla Società delle Guide Alpine). Il 7 dicembre, sempre alla Casa delle Guide, alle ore 16 si terrà la presentazione del libro, insieme a Enrico Camanni e Lorenzo Boccalatte. Mentre il 27 dicembre si terrà la proiezione speciale del film “Ninì”, prodotto dall’associazione La Fournaise, in presenza di Daniele Ietri e Eleonora Mastropietro, a 10 anni dalla prima uscita (Centro Congressi di Courmayeur, ore 20.30).

Ninì, Gabriele e il piccolo Lorenzo. Foto Archivio Famiglia Boccalatte.

Mi è sempre stata simpatica Ninì, anche se non l’ho mai conosciuta, ma quando ho invece incontrato il figlio, Lorenzo, si capiva che aveva avuto due genitori speciali”. Parola di Enrico Camanni che, con l’occhio lungo del romanziere, non può non cogliere della struggente vicenda umana di questi due giovani una vita quasi da film: “Quella della Pietrasanta è una storia unica nell’alpinismo, perché fu un grande amore e perché i protagonisti furono due fuoriclasse, ognuno a modo suo. E non mi riferisco solo al campo alpinistico: Boccalatte era anche un pianista, come Ninì, che aveva anche altre doti, e fu questa base artistica comune, unita alla passione per la montagna, che fece scattare la scintilla. Erano due persone squisite, trasparenti”. 

Boccalatte è un cognome che dice molto, agli appassionati di storia dell’alpinismo, più di Pietrasanta, ma siamo pur sempre negli anni Trenta e in ogni caso “Fu un talento straordinario. Da torinese ricordo che alla Rocca Sbarua i passaggi firmati da lui erano un banco di prova per noi giovani, perché rimanevano estremamente difficili, ma di un’eleganza straordinaria. Lui era indubbiamente un esteta e lei una donna molto avanti per i tempi, di famiglia agiata, ma con un approccio leggero alle cose che la rendeva unica, più di altre donne alpiniste dell’epoca”.

Ninì, diminutivo che sta per il lunghissimo Ortensia Ambrogina Carla Adelaide Pietrasanta, era figlia di una famiglia della Milano bene, nata nel 1909 in Francia, ma rientrata in Italia adolescente dopo la morte della madre. Si appassionò alla montagna prima di incontrare Gabriele, tanto che a 20 anni si era iscritta al CAI di Milano. Guidava una Fiat Balilla, era pittrice, fotografa, musicista “e soprattutto rocciatrice in un mondo quasi esclusivamente maschile”, si legge nella prefazione. Un bel tipo, come non ce ne erano molte all’epoca. Ma dalla sua giocò l’incoraggiamento del padre, a cui infatti il libro fu dedicato: un anticonformista cui importava la felicità della figlia più che la “femminilità” delle sue inclinazioni. “In Ninì la lotta contro il pregiudizio sembra più facile, proprio perché il padre era molto aperto di idee. Anche nel libro non c’è mai traccia di rancore: era una donna che si viveva libera, questa è l’idea che mi sono fatto io”.

Ninì e la Guida Giuseppe Chiara al Rifugio del Requin. Foto Archivio Famiglia Boccalatte.

A stupire è anche la scelta di raccontare solo le prime esperienze in montagna, non le imprese che sarebbero seguite: nel 1934, quando esce il diario, è già cominciato quello che Camanni definisce il “triennio d’oro” della coppia Pietrasanta-Boccalatte. Un’epoca segnata “da tre imprese che fanno storia”: la terza salita della Cresta dell’Aiguille Noire de Peutérey (1934), una nuova via sulla Ovest sempre della Noire de Peutérey (nel 1935) e il Pilier Boccalatte (ovvero il pilone est-nord-est) del Mont Blanc du Tacul (1936). “Ninì scelse di raccontare le sue emozioni, la sua passione quasi adolescenziale, l’innamoramento per la montagna, e non le sue imprese, quanti altri alpinisti lo avrebbero fatto? Eppure fu la donna del sesto grado”. Affidabile, preparata, tostissima. 

Ninì e Gabriele furono una coppia nella vita e una formidabile cordata in parete: quando lei piomba nella vita di lui, complice la medicazione di una ferita (provvidenziale fu il corso da infermiera con la Croce Rossa frequentato qualche anno prima), scombina i suoi consueti rapporti con i compagni di cordata, fra cui Giusto Gervasutti. Camanni osa dire di più: quando Ninì si affaccia nella vita di Gabriele, la storia dell’alpinismo cambia: “Mi piace pensare che Ninì abbia scombinato i piani, rende questa storia più umana. Se Giusto e Gabriele avessero continuato a scalare insieme, avrebbero fatto altre cose, anche Giusto, perché nessuno era forte come Boccalatte a Torino a quel tempo. La loro amicizia troppo breve fu suggellata dalla salita memorabile del Pic Gugliermina”. Fu tra il 17 e il 18 agosto 1938: Gabriele morì il 24, tentando di scalare la Parete Sud-Ovest dell’Aiguille du Triolet, nel massiccio del Monte Bianco. Aveva poco più di 30 anni e un figlio nato l’anno prima. Pare che Ninì se ne accorse prima di essere avvisata, annusando l’aria, guardando in alto le guglie severe, aprendo le orecchie per ascoltare quei silenzi che tanto la affascinavano e ora si erano fatti cupi: come se la montagna le avesse parlato, da donna a donna.

Gabriele Boccalatte sulla Quarta Punta dell'Aiguille du Brouillard (11 agosto 1930). Foto Archivio Famiglia Boccalatte.

Ninì smise per sempre con l’alpinismo estremo e si concentrò sul suo piccolo: per lui ora avrebbe dovuto essere madre e padre insieme. Ma una passione così grande non si dimentica: “La montagna le è rimasta nel cuore tutta la vita” scrive il figlio Lorenzo nell’introduzione. Continua a sciare, perché quello le piace moltissimo, va per boschi con le pelli, fa pure qualche gara, perché ha ancora un fisico forte, ma nulla più. E farle raccontare qualcosa non è facile: “Era molto riservata, con nessuno si faceva vanto delle sue imprese”. E mai indulge nel rimpianto, nell’ossessione del ricordo, rileva Camanni, “non rinnega nulla pur senza nulla dimenticare, come solo una donna intelligente poteva fare, una donna capace di guardare al futuro”.

Ninì Pietrasanta. Foto Archivio Famiglia Boccalatte.