03.07.2024 - - - ambiente scienza alpinismo
La copertura nevosa dei ghiacciai trentini è abbondante in questo inizio di estate. È quanto certificano i rilievi glaciologici effettuati sui bacini de la Mare, del Careser e dell’Adamello grazie allo sforzo congiunto della Protezione Civile di Trento con la SAT – Società Alpinisti Tridentini, il Muse – Museo delle Scienze di Trento, l’Università di Padova e il Servizio Glaciologico Lombardo.
Una stratigrafia della neve caduta sui ghiacciai trentini durante l'inverno 2023/2024. © arch. SAT
«Grazie alle copiose precipitazioni primaverili – racconta Cristian Ferrari, presidente SAT e operatore glaciologico – in certe aree dei ghiacciai abbiamo misurato uno spessore di neve che arriva a superare i 6 metri. I rilievi vengono effettuati con speciali sonde che penetrano nel manto nevoso fino allo strato di ghiaccio sottostante e misurano l’altezza della copertura nevosa. Complessivamente abbiamo rilevato gli spessori maggiori sotto la cima dell’Adamello, mentre verso la fronte del medesimo ghiacciaio abbiamo ancora intorno ai 4 metri di neve. Un po’ più bassi i dati del Careser dove abbiamo 4-5 metri nella parte alta e 2,80 m nella parte bassa. Infine, sul ghiacciaio de la Mare si misurano tra i 4 e i 3,50 metri di neve in media. Possiamo considerarlo un risultato buono anche se non eccezionale. Inoltre, è stata quantificata la densità della neve che, combinata con il suo spessore hanno consentito di stimare il “volume di acqua equivalente” accumulato sul ghiacciaio che verrà restituito in forma liquida durante l’anno o in parte accumulato per la formazione di nuovo ghiaccio».
Ma, nonostante questi dati, è assolutamente vietato parlare di un’inversione di tendenza rispetto alla drammatica perdita di massa dei ghiacciai osservata gli scorsi anni.
L'evidente strato di neve caduta frammista a polvere del sahara. © arch. SAT
«Possiamo parlare al massimo di un rallentamento – prosegue Ferrari – all’interno di una tendenza che prosegue, con qualche interruzione, dalla fine della cosiddetta piccola glaciazione dopo la metà dell’Ottocento. Per dare un’idea, se proseguirà questo andamento meteorologico relativamente mite, alla fine dell’estate potremo trovare ancora un po’ di neve invernale, nell’ordine del metro di spessore, che sarà sopravvissuta alla fusione estiva in alcune aree particolarmente protette. Ma negli ultimi anni i ghiacciai hanno perso fino a 5 metri di ghiaccio ogni anno. Non vorrei che certe notizie fornissero uno spunto ai negazionisti del cambiamento climatico. La fronte del ghiacciaio dell’Adamello, fino al 2022 arretrava mediamente di 15 metri all’anno. La scarsità di precipitazioni invernali e le estati torride hanno portato il fronte a ritirarsi di 140 metri nel 2022 e di 110 metri nel 2023. Per compensare le perdite, sarebbero necessari inverni con precipitazioni nevose tre volte superiori a quanto registrato nell’ultima stagione fredda».
Dalla stratigrafia emergono due diversi fenomeni di neve caduta frammista a polvere del Sahara. © arch. SAT
Occorrerà, quindi, aspettare i rilievi alla fine dell’estate per tracciare un bilancio più definitivo sull’andamento stagionale dei ghiacciai trentini. Per il momento la nota positiva è rappresentata dalla grande quantità di acqua che ha alimentato, e tutt’ora alimenta, i corsi d’acqua alpini grazie alle precipitazioni stesse e alla fusione della neve caduta nei mesi scorsi.