Nei silenziosi borghi della Daunia

Il Casale di San Vito © Corrado Palumbo

Il tratto pugliese di Sentiero Italia CAI offre la possibilità di fare tappa in una serie di piccoli borghi che custodiscono nel silenzio antiche tradizioni. Il settore che porta da Faeto a Montaguto racchiude non solo spunti di grande bellezza, ma anche la vera anima di questi luoghi. 

Affrontiamo questo tratto in una splendida domenica autunnale partendo abbastanza presto da Faeto.  Il paese è ancor più silenzioso del solito e sprona ad immaginare i soldati Angioini che, stabilitisi qui dal 1250 per combattere le truppe Saracene fedeli a Federico II arroccate nel Castello di Lucera, camminavano parlando nella loro lingua.  Il dialetto di Faeto è oggi di derivazione franco-provenzale e viene analizzato da studiosi di tutto il mondo. Passiamo nei pressi di un noto salumificio, dove si produce il pregiato prosciutto di maiale nero, iniziamo la ripida discesa che si inoltra nella Difesa Vadicola con un po’ di dispiacere per non aver assaporato il summenzionato prosciutto…

Fra vegetazione di alto fusto e piante di ginestre fa capolino il vicino paese di Castelluccio Valmaggiore; non lo raggiungiamo per deviare (il primo di una serie di saliscendi…) su un crinale. La veduta del vicino Monte Cornacchia (“tetto” della Puglia con i suoi 1151 m slm) e la splendida faggeta che in questa stagione regala colori stupendi, rendono piacevole il percorso sebbene si intraveda già il parco eolico. I saliscendi proseguono regalando ampi panorami che spaziano dal Vulture, al Crispiniano, al Panormo e al Cervialto.

Scendiamo sulla storica Via Trainera e visitiamo il casale di San Vito e l’antica Taverna, dove sgorga da una fontana la sorgente di acqua freschissima del Fiume Celone. Proseguiamo su una nuova e infinita cresta nei pressi del Monte Calvello e della località Crepacuore, teatro di antiche battaglie. Le pale eoliche ci accompagnano lungo tutto il percorso, ma non ci facciamo più caso…sembra quasi che si siano integrate in questi ampi panorami. Il sentiero prosegue sul crinale e i numerosi saliscendi (spesso ripidi) non ci disturbano; valichiamo così il confine tra Puglia e Campania. 

La faggeta di Faeto © Corrado Palumbo

Lasciamo il sentiero che, ingannandoci, ci farebbe arrivare a Orsara di Puglia e risaliamo su una nuova crestina in località Montagna Spaccata. Si scorgono in lontananza i borghi di Panni e Monteleone e dopo aver sfiorato il laghetto dei Paparelli (che offre conforto ai volatili di passaggio), si arriva alla chiesetta del Calvario prima di ridiscendere verso Montaguto. Il paese si offre al nostro sguardo con lo spettacolo delle case con tetti colorati e un silenzio irreale.
All’ingresso del paese siamo accolti da una fontana e un antico lavatoio. La tappa è terminata ma le emozioni no!

Cerchiamo un bar per gustarci una birra fresca; invano! Il bar, ci diciamo, sarà certamente nella piazza del paese nei pressi della chiesa e del municipio. Questi ultimi c’erano ma del bar (o di un abitante) …nemmeno l’ombra! Finalmente in una stradina individuiamo il nostro obiettivo. Alla giovane proprietaria spieghiamo cosa facevamo lì e dopo aver ordinato due birre fresche (finalmente) ci sediamo su una panchina sgangherata all’ingresso. Qui ha inizio ciò che non ci aspettiamo.
Dopo un paio di minuti si apre, scricchiolando, un portone in legno di fronte al bar e ne vengono fuori due anziane signore una delle quali curva e fortemente claudicante. Raccontiamo anche a loro il perché della nostra presenza, cioè che stiamo percorrendo il Sentiero Italia, quando all’improvviso arriva dal nulla una vecchia Panda 4x4; ne scende un uomo, un cacciatore. Questo, dopo aver ascoltato il nostro oramai solito discorso, ci racconta della sua gloriosa giornata conclusasi con la cattura di un enorme cinghiale. Si avvicinano tre ragazzini sui dodici-tredici anni ed ascoltano affascinati il nostro racconto. Questa combriccola, che nel frattempo è diventata numerosa, ci racconta di questo paese.

Montaguto raccoglie “ben” 300 abitanti e sorge sulla frana attiva più grande d’Europa. Pare che a questa gente non importi molto del pericolo sul quale trascorrono la propria esistenza; saranno i ritmi lentissimi del loro vivere o l’abitudine … ma amano questo luogo. Il tempo passa e noi dobbiamo scendere a valle dove ci attendono due amici per recuperarci e così ringraziamo e iniziamo (o almeno ci proviamo) ad incamminarci. La signora anziana e deforme, forse in un sussulto di orgoglio, decide di accompagnarci fino al punto in cui inizia la discesa. Il tratto, seppure breve e sebbene la signora ce la metta tutta, è per lei una sorta di via crucis. Giunti a un belvedere ci dice con aria soddisfatta: «Dovete scendere da lì», indicandoci una ripidissima strada asfaltata dove il manto stradale era un lontano ricordo! Ci lanciamo così in questa discesa vertiginosa. A metà strada sentiamo delle voci che dall’alto richiamano la nostra attenzione «Ehi! Signori di Bari!». Sono i tre ragazzini sul belvedere. Alziamo la testa per salutarli e per sentire «Buon viaggio!!!» In quel saluto c’è tutta la semplicità, l’accoglienza e la spontaneità di questa gente dal cuore grande. Più grande di una frana attiva!!!

Montagudo © Corrado Palumbo

Scopri la tappa R16 del Sentiero Italia Cai da Montagudo e Faeto (nell'articolo la tappa è raccontata in senso inverso a quello presente sul sito)