L'Uja di Mondrone (a destra) vista dal Ghicet di Sea. © Wikimedia CommonsSuccede nei giorni di Natale del 1874. La vigilia della festa il direttore dell’Archivio di Stato Luigi Vaccarone, il suo maestro di montagna Alessandro Martelli e la fortissima guida Antonio Castagneri salgono l’Uja di Mondrone in una giornata corta ma luminosa, inaugurando la stagione delle invernali. Ad avventura conclusa il Vaccarone annota con ironia sul libro dell’albergo che è stato aperto proprio per loro: “Partiti da Torino il giorno 23 fummo salutati dai nostri colleghi in alpinismo poco meno di pazzi siccome quelli che nella jemale stagione frullava nel capo l’idea di alpestri ascensioni: che anzi fuvvi chi si peritava di asserire che non solo era follia il pensare di ascendere qualsiasi monte di qualche elevatura, ma sarebbe stato sforzo erculeo l’aver potuto toccare Balme… Niente di tutto questo, e i pregiudizi dei nostri egregi colleghi caddero naturalmente dappoiché in oggi 24 dicembre noi abbiamo potuto felicemente eseguire l’ascensione dell’Uja di Mondrone di circa 3000 metri, ascensione fatta per la prima volta dal rinomato alpinista Leopoldo Barale il 3 luglio 1873 colla coraggiosa, abilissima, simpatica guida Antonio Castagneri di Balme”.
Nasce l’alpinismo invernale
Sotto la direzione dello stesso Castagneri, maestro delle rocce innevate, con una temperatura di circa otto gradi sotto lo zero (“ma il faticoso lavoro del procedere per ripidi pendii e rocce scoscese prerutte coperte da abbondante neve or tenera or durissima fece sì che i viaggiatori non ebbero punto a soffrire la molestia del freddo” sottolinea Vaccarone), la cordata raggiunge la vetta in poco più di otto ore dal villaggio di Balme, un tempo onorevolissimo se si considerano le severe condizioni della montagna e il notevole dislivello. “All’una e quaranta minuti – specifica il cliente, entusiasta – salutammo la superba cima con grida di gioia e spari di pistola”.
In realtà la via normale dell’Uja non è una scalata difficile e con la roccia asciutta le difficoltà alpinistiche non superano il secondo grado. Più che la difficoltà conta dunque la concezione dell’impresa, che presuppone un cambio di sguardo e segna l’inizio di una nuova storia. Altre sporadiche escursioni invernali avevano preceduto l’iniziativa di Martelli e Vaccarone, ma la scalata del 1874 si pone come un esperimento di ampia portata sociale e pubblica espressione, perché viene preceduta da vivaci discussioni nell’ambito della sezione torinese del CAI ed è certificata da una relazione ufficiale che ne sancisce gli scopi e le motivazioni. Nasce l’alpinismo invernale.