Il laghetto effimero di Palazzo Borghese © Mattia MarinangeliIl laghetto nasce nei pressi della conca glaciale ai piedi di Palazzo Borghese, una delle cime più suggestive della catena dei Sibillini, a oltre 1800 metri di quota. La sua comparsa, che avviene generalmente tra aprile e giugno, è legata allo scioglimento delle nevi e alle particolari caratteristiche carsiche del suolo, che trattiene temporaneamente l'acqua prima che questa scompaia tra fenditure e doline.
Nelle sue acque effimere trova rifugio un piccolo organismo che sembra uscito da un’altra epoca: il Chirocephalus sibyllae, una specie endemica simile al più noto Chirocephalus marchesonii del Lago di Pilato. Di colore grigio, anziché arancione, questo minuscolo crostaceo riesce a completare il proprio ciclo vitale nei pochi giorni in cui il laghetto esiste. Le sue uova, capaci di resistere a gelo e siccità, restano nel terreno per mesi, in attesa che le condizioni tornino favorevoli.
Ma a rendere speciale questo bacino non è solo la sua natura transitoria, che si ripete con cadenza irregolare in base alla generosità delle precipitazioni nevose. Il luogo è intriso di storia e leggenda. Già in epoca medievale, la zona era ritenuta sacra o comunque misteriosa, parte integrante dell'universo simbolico legato alla Sibilla appenninica. Le narrazioni dei primi esploratori e cartografi che si avventurarono sui Sibillini tra il Settecento e l’Ottocento descrivono la conca di Palazzo Borghese come un luogo “d’isolamento perfetto”, inaccessibile per gran parte dell’anno, ma capace di trasformarsi in un eden d’altura per poche settimane.
Il nome stesso – Palazzo Borghese – richiama una dimensione storica e simbolica: pare che nel XVII secolo la nobile famiglia Borghese, che possedeva estesi feudi nelle Marche meridionali, vantasse diritti di pascolo e transumanza in questa zona. Non esistono prove di un vero edificio in quota, ipotesi improbabile, ma il nome rimanda all'antico uso delle montagne come “palazzi naturali”, luoghi di potere e di dominazione simbolica sul territorio.
Oggi, il laghetto effimero è una meta amata da escursionisti e fotografi, ma conserva intatta quell’aura enigmatica che lo accompagna da secoli. Osservarlo significa entrare in contatto con la ciclicità della natura, con la fragilità degli equilibri idrici d’alta quota – equilibri messi alla prova anche dagli eventi sismici, che hanno irrimediabilmente modificato la geografia sotterranea della zona. Le acque, un tempo dirette verso le valli marchigiane, tendono ora a disperdersi verso la vicina Umbria, alterando flussi secolari e assetti ecologici profondi.