Monte Corno – Pareva che io fussi in aria: il documentario sulla prima ascesa del Corno Grande del Gran Sasso

A 450 anni dalla prima ascensione documentata sul Corno Grande, il film Monte Corno – Pareva che io fussi in aria ricostruisce la straordinaria impresa di Francesco De Marchi, il primo uomo a raggiungere la vetta del Gran Sasso il 19 agosto 1573.

Diretto e prodotto da Luca Cococcetta, con la sceneggiatura di Marco Zaccarelli e le musiche di Ettore Vozza, il documentario è stato realizzato da Visioni Future con il fondamentale contributo del Club Alpino Italiano e della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo. Presentato al Trento Film Festival 2024, racconta una vicenda che anticipa di oltre due secoli la prima salita al Monte Bianco, segnando così un nuovo capitolo nella storia dell’alpinismo.

Il film segue fedelmente le cronache lasciate da Francesco De Marchi, ingegnere e avventuriero bolognese al servizio del Duca di Firenze (interpretato dall'attore Massimo Poggio), che nel XVI secolo si spinse sulla vetta del Corno Grande con un piccolo gruppo di compagni. La sua non fu un’impresa motivata da necessità militari o economiche, bensì dalla pura curiosità: un gesto che precorre lo spirito dell’alpinismo moderno. Attraverso una combinazione di fiction e documentario, Monte Corno ricostruisce la salita con scene girate direttamente sul massiccio del Gran Sasso, senza l’ausilio di controfigure o ambientazioni in studio.

Ad affiancare la narrazione cinematografica, intervengono figure di spicco come l’alpinista Hervé Barmasse, il giornalista e storico dell’alpinismo Roberto Mantovani, il geologo Mario Tozzi e lo scrittore Stefano Ardito, che approfondiscono il contesto storico, geografico e ambientale della vicenda.

Oltre alla ricostruzione dell’impresa di De Marchi, il film affronta tematiche attuali legate alla montagna, come l’evoluzione del Ghiacciaio del Calderone – il più meridionale d’Europa – e il ruolo del Gran Sasso nei commerci tra L’Aquila e Teramo nel XVI secolo. Attraverso immagini spettacolari e riprese immersive, il documentario evidenzia anche i mutamenti climatici che stanno trasformando il paesaggio appenninico.