Il Monte Altissimo © Wikimedia Commons“Il Monte Altissimo non si vende, la montagna non si arrende”. È con questo slogan che domenica 13 aprile si svolgerà una manifestazione a Seravezza, in provincia di Lucca, per protestare contro l’attività estrattiva della Henraux Spa e contro le scelte degli enti pubblici che – secondo i promotori – avrebbero “favorito l’interesse privato in spregio alla democrazia e alla tutela ambientale”.
La vicenda ha radici lontane: “Non è facile ricapitolare in poche righe questa vicenda di devastazione ambientale e arroganza istituzionale all’ombra delle Apuane”, si legge nel documento programmatico che accompagna la mobilitazione. Al centro del conflitto ci sono circa due milioni di metri quadrati del Monte Altissimo, che secondo una sentenza del Commissario agli Usi Civici sarebbero stati illegittimamente iscritti al catasto dalla Henraux come proprietà privata, ma che in realtà apparterrebbero al Demanio collettivo e sarebbero quindi soggetti agli usi civici dei frazionisti.
La sentenza, impugnata da Henraux, è stata affiancata da una richiesta di conciliazione che, secondo i promotori, “ha escluso i frazionisti, i veri titolari di quei terreni”. E qui entra in gioco la politica: “Il Comune di Seravezza e la Regione Toscana hanno piegato leggi e sentenze per mettere fuori gioco l’ASBUC (l’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico), affidando ogni decisione al Sindaco” scrivono i promotori.
Il risultato? Un'autorizzazione decennale a Henraux per l’escavazione di quasi 500mila metri cubi, con un ritorno stimato di 3-5 miliardi di euro, a fronte di un compenso di 100mila euro l’anno al Comune. “Una espropriazione forzata, o un regalo – scrivono gli attivisti – dipende dai punti di vista”.
Sul piano giuridico la battaglia è ancora aperta. La Corte d’Appello si è riunita il 4 marzo scorso, ma i rappresentanti dei frazionisti – sorteggiati invece che eletti, secondo un’applicazione del Regio Decreto 332/1928 – hanno scoperto di non essere stati convocati. “La Corte non li ha riconosciuti, non potevano intervenire e sono stati convocati tardivamente. Tutto è stato inutile. Paradossalmente, tutto è compiuto” si legge ancora nel documento.
Nel frattempo si attende un’altra udienza della Corte a maggio 2026. Ma i promotori non ci stanno: “Ci ribelliamo a questo stato di cose, a questa negazione dei principi democratici e a questa devastazione. Andremo a difendere la montagna da ulteriore saccheggio e sostenere i diritti dei frazionisti”.
L’iniziativa ha raccolto un’adesione ampia e trasversale: oltre 40 associazioni tra cui CAI Toscana, le sezioni del territorio e la TAM (Tutela Ambiente Montano) con il sostegno del CAI Centrale. Ancora il WWF, Italia Nostra, Legambiente, Fridays For Future, Mountain Wilderness e Rete Ambientale Versilia.
La locandina della manifestazione“La nostra determinazione è che l'Altissimo e le aree su cui Henraux intende scavare siano tutelate per il loro evidente valore ambientale e paesaggistico”, affermano i promotori. E aggiungono: “In questa Regione, il cui Presidente considera le Apuane solo un ‘giacimento economico’, sembrano fiabe le disposizioni della Costituzione” che, ricordano, “tutela l’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni” (art. 9) e “sancisce che l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale” (art. 41).
La manifestazione del 13 aprile a Seravezza sarà, concludono, “un atto di resistenza civile, un gesto per chiedere giustizia, verità e partecipazione. Una giornata aperta a tutti, ma senza bandiere di partito”. Chi parteciperà lo farà, insomma, “perché ciò di cui sono vittima il Monte Altissimo e il Monte Pelato è emblematico delle modalità con cui l’estrattivismo sottrae natura e democrazia per sempre”.