Molestie sessuali in cammino: le testimonianze

Nel 2024 Guardian e New York Times hanno rivelato storie di violenza sessuale lungo il Cammino di Santiago e nel mondo dell'arrampicata. Le vittime sono donne e non in tutti i casi le denunce hanno avuto un seguito giudiziario.
Camminatrice © Pixabay

Sara, canadese; Rosie, 25 anni; Martine, 61 anni; Yasmina, 27 anni; Jolien, 27 anni; Marie Albert, giornalista: ad accomunare queste donne non è né l'età né la provenienza, ma le esperienze vissute durante il Cammino di Santiago. Sono infatti sei delle nove donne che hanno rilasciato un'intervista al giornale inglese The Guardian in cui hanno raccontato di aver subito abusi sessuali lungo i sentieri del Cammino.

L'articolo è stato pubblicato l'11 novembre 2024 e raccoglie testimonianze degli ultimi cinque anni: gli episodi di violenza sarebbero avvenuti in aree periferiche della Francia, della Spagna rurale e del Portogallo. Per alcuni non si tratterebbe di una novità. Sul Guardian si legge che Lorena Gaibor, la fondatrice del forum online Camigas – che mette in contatto le pellegrine dal 2015 – ritiene "endemiche" le violenze lungo il Cammino. La stessa riceverebbe ogni anno storie di molte donne che subiscono molestie.

 

Le denunce

Nelle testimonianze rilasciate si parla di uomini che tentano di baciare le donne contro la loro volontà o che si masturbano davanti a loro; in alcuni casi, se le vittime scappano, vengono inseguite finché non raggiungono case o rifugi in cui non sono sole. L'intervento della polizia locale si sarebbe rivelato vano perché gli uomini sarebbero sempre fuggiti prima. Delle nove intervistate, hanno denunciato in sei, e solo in un caso il molestatore è stato processato.

Non è la prima volta che sul Guardian si legge una storia di violenza avvenuta lungo il Cammino. Nell'aprile 2015, infatti, scompare la pellegrina americana Denise Pikka Thiem, vista per l'ultima volta nella città di Astorga, a nord della Spagna. È stata ritrovata senza vita cinque mesi dopo, a settembre, nel giardino della casa di Miquel Angel Munoz. Nel 2017 l'uomo è stato condannato per l'omicidio della donna e per averle rubato degli oggetti.

Le storie non finiscono qui: nel 2019 la polizia portoghese ha arrestato un uomo di 78 anni, accusato di aver rapito e tentato di violentare una pellegrina tedesca; nel 2023 è stato il turno della polizia spagnola, che ha fermato un uomo di 48 anni, anche lui indagato per aver sequestrato e aggredito sessualmente una donna tedesca di 24 anni in cammino.

 

Le reazioni

Le interviste pubblicate dal Guardian hanno suscitato grande stupore nei gruppi social italiani dei pellegrini che hanno fatto o che faranno il cammino. Tutti, infatti, si sono detti increduli di queste testimonianze, considerato il livello di attenzione e sicurezza da parte della Guardia Civil e il senso di comunità che si viene a creare tra i pellegrini, anche sconosciuti, che affrontano insieme il cammino. In particolare, nessuna donna ha scritto di essersi sentita a disagio o infastidita da qualcuno e, in casi di difficoltà, ha ricevuto immediato supporto dagli altri pellegrini.

Consapevole dei pericoli lungo il cammino, nel 2014 il Ministero dell'Interno spagnolo ha creato Alertcops, un'applicazione gratuita con cui è possibile comunicare con la Guarda Civil e con il Corpo Nazionale di Polizia, sia tramite messaggi scritti sia inviando foto e video. Nel 2019 all'app è stato aggiunto il sistema denominato "Guardian Benemérito", che consente di condividere la propria posizione con un centro di riferimento attivo tutti i giorni della settimana. In caso di emergenza, la Guardia Civil può accedere alle posizioni del pellegrino e intervenire.

 

Non solo Cammino di Santiago

Nel 2024 non si è parlato solo di violenze sessuali lungo il Cammino di Santiago. Qualche mese prima del Guardian, a maggio, il New York Times ha pubblicato un altro articolo in cui ha raccontato di presunte molestie sessuali subite dall'alpinista finlandese Lotta Hintsa e dalla dottoressa californiana April Leonard da parte dell'alpinista Nirmal Purja.

L'alpinista è diventato famoso nel 2019, quando ha scalato tutti i 14 "ottomila" in soli sei mesi. Una fama consolidata anche dalla piattaforma Netflix, che nel 2021 ha lanciato un documentario sull'impresa. Nirmal, insieme ad altri alpinisti, ha un'agenzia di spedizioni con cui, a fronte di un pagamento, accompagna gruppi di persone da tutto il mondo sulle cime più alte della Terra. Nonostante la notizia del New York Times abbia diviso il mondo dei social, tra chi ha mostrato solidarietà alle donne e chi a Nirmal, dal punto di vista giudiziario non sono state ancora avviate indagini sulle accuse.

 

Nel mondo dell'arrampicata

Anche il mondo dell'arrampicata non è nuovo a questo genere di episodi. A giugno 2024, in America, è stato condannato all'ergastolo il climber professionista Charlie Barrett, per aver violentato ripetutamente una donna di 19 anni durante un'escursione nello Yosemite nel 2016. Secondo il procuratore degli Stati Uniti Talbert: "Questo imputato ha usato la sua fama e la sua presenza fisica come scalatore per adescare e intimidire le vittime che facevano parte della comunità degli scalatori. Le sue violente aggressioni sessuali sono state devastanti per le vittime, che in seguito ha minacciato prima del processo".

È stato arrestato nel 2022, e da quel momento altre donne si sono fatte avanti, rivelando le violenze subite dall'uomo. Al riguardo, la rivista americana di settore Climbing riporta l'ipotesi per cui Charlie sarebbe stato coperto da una parte della comunità climber che esaltava i suoi risultati sportivi, sorvolando sui comportamenti abusanti.

La prima realtà ad attenzionare la situazione è stata Safe Outside, un progetto indipendente nato per combattere le molestie e le aggressioni sessuali nel mondo dell'arrampicata. Nell'estate 2018 Safe Outside ha proposto un sondaggio per raccogliere dati sulle esperienze personali. Nell'articolo di Climbing si legge che dall'analisi delle risposte sarebbero emerse storie simili di persone che avevano arrampicato nella California del Nord. Facendo rete tramite Safe Outside, è stato possibile individuare Charles Barrett come colpevole delle violenze.