Un particolare dell'immagine di copertina del libro.“Anche i lunedì speciali, quelli capaci di cambiare il corso di un’intera esistenza, iniziano come un giorno qualsiasi”. Inizia così il romanzo di Orso Tosco, L’ultimo pinguino delle Langhe (pp. 276, 17 euro, Rizzoli Noir 2024), che ha vinto il Premio Scerbanenco 2024, nell’ambito del 34° Noir inFestival di Milano.
L'autore
Orso Tosco, per sua stessa ammissione, viene dal Far West Ligure: scrittore, poeta, sceneggiatore, è nato nel 1982 a Ospedaletti, in provincia di Imperia, dove tuttora vive. E in lui quella dimensione tipicamente ligure che è mare, ma anche montagna, è talmente viscerale da far capolino con naturalezza fra le pagine dei suoi libri. Succede qua, dove le morbide Langhe dei noccioleti e delle vigne sono rese ancora più belle dal profilo azzurro delle montagne che le circondano in lontananza, fra cui “il Monviso spicca imperioso”, e che verso sud già schiudono la promessa del mare. E succedeva anche in un libro totalmente diverso come Nanga Parbat (2023), dove ricostruiva la storia di uomini e donne che su quel gigante himalayano hanno inseguito i loro sogni: “Chi nasce sulla costa (…) vive il territorio come il personaggio di un geroglifico, con il mare a destra o a sinistra a seconda di dove si vuole andare”. Ma Tosco tende al noir, al sangue, si spinge quasi all’horror, come in London voodoo (2022), dove immaginava un crescendo vorticoso di violenza ad opera di persone comuni, le più pericolose, quelle in cui il movente sfugge per definizione.
Orso Tosco. Foto dell'autore.Il libro
Durante la solita corsa all’alba tra le colline delle Langhe, il potente broker svizzero Rufus Blom si imbatte nel cadavere di una ragazza. Sulla schiena l’assassino le ha tracciato col sangue una svastica e un cognome, il suo: Blom. Poche tracce lì intorno e tanti problemi per il commissario Gualtiero Bova, che tutti chiamano il Pinguino, da poco trasferito a Mondovì: in un posto dove di norma tutti sanno tutto di tutti, nessuno sembra invece avere idea di chi sia la ragazza, né tanto meno perché sia stata usata come messaggio minatorio verso Blom, che ha scelto il Piemonte per sposarsi con la bellissima fidanzata Rose Bellamy.
Quello del Pinguino è stato un trasferimento punitivo, un esilio mascherato da promozione, ma lui non è il tipo che si perde d’animo: accompagnato dalla fedele bassotta Gilda e dal tabacco della sua pipa deve capire chi è la vittima e qual è il legame che la unisce alla famiglia Blom, sulla quale sembra pesare più di un segreto. Orso Tosco irrompe sulla scena del noir italiano insieme a un personaggio indimenticabile, che porta su di sé umanissime e irresistibili contraddizioni: cinico e sensibile, ruvido e premuroso, violento e dolcissimo, tragico e involontariamente comico, con un’intelligenza sopraffina che lo guida dove nessun altro può arrivare.
La copertina del libro.Il premio
Giorgio Scerbanenco (1911-1969) nacque a Kiev da padre ucraino e madre italiana. Ebbe una vita dura e travagliata, perse il padre nella Prima guerra mondiale, ma con la madre riuscì a trasferirsi in Italia, dove fece di tutto, prima di approdare all’editoria (prima da Rizzoli, poi con Mondadori) e al giornalismo. Scrisse molti articoli e molti libri di vario genere, curò molte rubriche, ma fu con i romanzi gialli che divenne famoso. Ed è per questo che il premio a lui intitolato, in accordo con la famiglia, si può considerare il più importante in Italia per questo genere letterario. Dal 1997 viene assegnato alla miglior opera di narrativa italiana dell’anno di genere noir. La cinquina dei finalisti viene selezionata dal voto congiunto di una giuria di scrittori, critici e cultori del genere e dei lettori: quest’anno ne facevano parte Cecilia Scerbanenco (Presidente), Valerio Calzolaio, Liborio Conca, Luca Crovi, Cecilia Lavopa, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi e John Vignola. In cinquina con Orso Tosco c’erano Cinzia Bomoll, Il sangue non mente (Ponte alle Grazie), Carlo Calabrò, Meccanica di un addio (Marsilio), Jacopo De Michelis, La montagna nel lago (Giunti), e Paolo Roversi, Una morte onorevole (Mondadori). La motivazione dell'assegnazione a L'ultimo pinguino delle Langhe di Orso Tosco è stata:
Per l’uso sapiente della lingua e la costruzione dettagliata dell’investigatore protagonista, inserito in uno scenario, quello delle Langhe, che rimanda a una consolidata tradizione letteraria italiana. L’autore riesce a esorcizzare le atmosfere cupe del suo racconto grazie a uno stile ironico e surreale che spiazza il lettore.
Il festival
Secondo Variety, è diventato “uno dei 50 appuntamenti internazionali da non perdere”. È stato definito “l’unico vero Sundance italiano”. Nato a Viareggio nel 1991 come un festival unico nel suo genere, un’esperienza originale nel mondo del cinema e della letteratura del giallo e del mistero, si è affermato come un momento magico dell’anno, dove film, libri, televisione e new media vanno di pari passo. Dopo ben 25 anni, dal 1993 al 2015, trascorsi nella bellezza appartata e sofisticata di Courmayeur e della Vallée Blanche, il Noir in Festival si trasferisce a Milano. Dall’appassionato dei romanzi di Sherlock Holmes al teenager catturato dal fascino della consolle interattiva, dal lettore curioso della cronaca fino allo spettatore cinematografico e televisivo, tutti i tipi di pubblico si ritrovano, almeno una volta, nella passione per il brivido e il mistero.
Personaggi affermati nel campo della scrittura e del cinema in Italia sono ospiti abituali e testimonial del festival, come Dario Argento, Carlo Lucarelli, Gabriele Salvatores. Ma ogni anno, grazie alla straordinaria popolarità del noir, si rinnovano le presenze prestigiose dei protagonisti di cinema e letteratura sia italiani che stranieri. Per l’edizione 2024, che si tiene dal 2 al 7 dicembre, oltre ai big italiani come Maurizio De Giovanni e Antonio Monda, è attesissima la pluripremiata autrice statunitense Joyce Carol Oates, che in 50 anni di carriera ha all’attivo un centinaio di libri e settecento racconti. Info www.noirfest.com.