Matteo de Zaiacomo e Chiara Gusmeroli in partenza il 4 agosto per la Nangma Valley

L'alpinista lombardo ci racconta in prima persona le caratteristiche e gli obiettivi della spedizione in Pakistan, sostenuta dal Club Alpino Italiano
Le pareti della Nangma Valley © Matteo Bedendo

Siamo Chiara Gusmeroli e Matteo de Zaiacomo alpinisti valtellinesi rispettivamente di 27 e 31 anni. Ognuno con le proprie esperienze pregresse di alpinismo sia a livello classico che sportivo, abbiamo avuto occasione negli anni di arrampicare sul panorama alpino e internazionale, Aprendo itinerari nuovi sulle montagne di casa e ripetendo alcune delle vie più belle al mondo come ad esempio la famosa Afanasieff sul Fitz Roy in Patagonia. Un tipo di alpinismo veloce e in autonomia è sempre stato il denominatore comune delle nostre salite, senza l'uso del trapano e senza lasciare corde fisse in parete.

Il Pakistan e le montagne del Karakorum sono famose per aver scritto la storia dell'alpinismo, con salite di massimo livello e montagne come il K2, i Gasherbrums, il Broad
Peak, le Trango Towers, il Laila Peak per la loro intramontabile bellezza hanno attirato scalatori da tutto il mondo.

Un mondo di granito si nasconde però a quote comprese tra i 4000 e i 7000 metri: valli come la Charakusa hanno sono state visitate più volte da tanti alpinisti che ne hanno confermato il
fascino e la potenzialità per un alpinismo tecnico su roccia e terreno misto. La Nangma Valley, meno conosciuta ma dal “carattere” identico, conserva spazi adatti a un alpinismo esplorativo.

Quando Eduard Koblmiller mise piede nella valle durante la vincente spedizione al K6 del 1970, la descrisse come un luogo di “insolita e primordiale bellezza”.  Qualcuno la definisce la “Yosemite del Pakistan”. Qui però, oltre a chilometrici castelli di granito, c'è posto anche per l’alpinismo d’alta quota – tecnico e difficile – tipico delle montagne del Karakorum. La bellezza della valle è quasi commovente e, al contrario di altri e ben più celebri luoghi, i campi base sono solo ad un'intensa giornata di cammino dalla strada. I pochi alpinisti che l'hanno visitata l'hanno ricordata per l'impressionante parete dell’Amin Braq, salita per la prima volta da Silvia Vidal, Pep Masip e Miguel Puigdomenech, nel 1999 dopo 30 giorni in parete. La loro via, Sol Solet ha uno sviluppo di ben 1650 metri.

Lo Shingu Charpa e il suo estetico spigolo nord rimane uno dei progetti alpinistici più ambiziosi della valle, con i suoi 1600 metri di sviluppo lungo la cresta è una delle più estetiche salite che si possano immaginare. Più in alto, a completare lo scenario di questa valle, altre montagne memorabili come il Drifika, dal carattere più alpinistico e con quote oltre i 6000 metri.

Noi intendiamo muoverci nella speranza a portare a termine almeno uno di questi 3 ambiziosi progetti. Altrimenti cercheremo di salire nuovi itinerari sulle pareti del fondo valle se le finestre di tempo stabile non ci permettono lunghi periodi lontani da campo base. La valle offre il vantaggio di poter cambiare il progetto in funzione alle condizioni: qualora dovesse essere troppo secco per le salite di misto, le possibilità su roccia per arrampicare su roccia sono pressoché illimitate e viceversa in caso di forte innevamento Avremmo supporto a campo base, tenda cucina e cuoco per le settimane di permanenza. Per il resto ci troveremmo in autonomia nel dover organizzare eventuali campi avanzati e logistica in parete.

Chiara Gusmeroli e Matteo de Zaiacomo sul Pizzo Badile