Una marmotta sulle AlpiLa marmotta è largamente diffusa sulle Alpi e suscita nei più uno spiccato moto di simpatia, per il suo aspetto e la relativa confidenza che rivolge agli umani. Con la marmotta come per tutta la fauna in generale, l'uomo deve però essere in grado di mettere la giusta distanza tra sé e il mondo “selvatico” affinché non si crei un rapporto dannoso per l'animale.
Dove troviamo le marmotte in Italia?
Le troviamo sulle Alpi, dove è una specie autoctona. Vive sopra la linea degli alberi, sopra i 1600-1800 metri circa, con variazioni locali. È stata introdotta anche sugli Appennini, dove è oggi nel parmense, nel modenese e nel bolognese.
Quando le possiamo vedere?
Da aprile a inizio ottobre: le marmotte vanno in letargo, mettendo in atto un forte abbassamento del metabolismo, e rimangono in tana per tutto l'inverno. Da primavera in poi non è affatto difficile vederle: fuori dalla tana, mentre gridano, anche se generalmente si usa il termine – errato - fischiare. È comunque un segnale d'allarme. L'escursionista altrimenti farebbe fatica a vederle.
Filippo Zibordi © F. ZibordiChe abitudini hanno?
Al contrario dell'orso, la marmotta è attiva di giorno ed è un animale vulnerabile, cacciato dall'aquila e dalla volpe. In una serie di studi fatti in Trentino, si è notato che predilige i versanti non a nord, una scelta verosimilmente legata al minor grado di persistenza della neve al suolo.
Che tipo di organizzazione hanno?
Un nucleo di marmotte è un gruppo stabile, con un maschio e una femmina adulti che si riproducono, più gli helper: sono quelli che aiutano la famiglia a crescere i cuccioli, piccoli che sono mediamente in un numero di 2-4. Gli aiutanti trovano giustificazione nel fatto che c'è un elevato tasso di mortalità una volta che un individuo abbandona il nucleo originale e quindi per alcuni di loro ha più senso rimanere dove sono.
Le varie famiglie vivono vicine?
Sì, se il territorio è idoneo. Ai confini della “proprietà” espletano i loro bisogni per marcarlo. D'altronde le sentinelle portano beneficio a tutti, quindi rimanere vicini aiuta il gruppo ad aumentare le proprie possibilità di successo.
Cosa mangiano?
Sono vegetariane, brucano un po' di tutto. Con il Parco dello Stelvio, sul versante trentino, abbiamo un progetto in corso sul monitoraggio della popolazione. Per attirarle a scopi scientifici usiamo il tarassaco, di cui sono ghiotte.
Come si deve comportare l'uomo nei suoi confronti?
Non bisogna dare loro da mangiare, come fanno alcuni turisti. Primo perché il cibo umano non fa bene, lo stomaco della marmotta non è pensato per digerire i panini. E poi in casi estremi, se smettono di rosicchiare, gli incisivi possono crescere in maniera abnorme, provocando problemi di di masticazione. Inoltre, e non è secondario, si abituano all'uomo, perdono quella diffidenza che per un animale selvatico è sinonimo di capacità di arrangiarsi e sopravvivere. Un'altra accortezza riguarda i cani: bisogna tenerli al guinzaglio, è già capitato che si siano infilati in qualche tana o che abbiano sbranato qualche marmotta. Il grido di una marmotta per un cane può essere un richiamo a cui è impossibile resistere. Guardiamole sì, ma magari con un binocolo, alla giusta distanza.