Mario Fantin a Roma, inaugura la mostra che racconta un’impresa

Inaugura a Roma la mostra che celebra l’impresa italiana al K2 del 1954, raccontata attraverso le immagini e i filmati di Mario Fantin, pionieristico documentarista dell’alpinismo.
La mostra © CAI

Inaugura mercoledì 11 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale della Montagna, la mostra “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa”. Allestita presso la prestigiosa sede della Società Geografica Italiana, a Roma, l’esposizione sarà visibile fino al 20 dicembre secondo gli orari della Società. 
Per chi volesse, l’11 dicembre alle 16:00, è possibile partecipare all’inaugurazione con il curatore Mauro Bartoli. (QUI tutti i dettagli per partecipare all’evento)

 

La mostra

La mostra “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa” racconta l’avventura epica della prima salita italiana al K2 nel 1954, attraverso lo sguardo unico di Mario Fantin, cineasta e alpinista. Curata da Mauro Bartoli con un allestimento firmato da Claudio Ballestracci, l’esposizione mette in luce il talento visionario di Fantin, capace di trasformare la documentazione di una spedizione in un’opera che coniuga cronaca, estetica e umanità. Ospitata inizialmente al Trento Film Festival 2022, la mostra è pensata per essere itinerante, a disposizione delle Sezioni del CAI e di altri enti interessati.

A partire dal luglio 2024, in occasione del 70° anniversario dell’impresa, l’allestimento si arricchisce con nuovi pannelli biografici dedicati agli alpinisti della spedizione e un filmato in loop sulla vita di Fantin. Le riprese non solo raccontano l’ascesa al K2, ma riflettono anche l’approccio innovativo e rispettoso di Fantin verso le popolazioni locali e l’ambiente, distante dalle narrazioni colonialiste tipiche del tempo.

Fantin, autore di importanti opere come I 14 Ottomila, ha sempre cercato di rinnovare il linguaggio del documentario, sfidando le convenzioni e promuovendo un’alpinismo autentico e libero. La sua eredità vive oggi grazie al restauro e alla valorizzazione del suo archivio, portata avanti dal CAI in collaborazione con istituzioni come la Cineteca di Bologna e il FAI. Questa mostra rappresenta un omaggio a un uomo che ha saputo raccontare la montagna con sguardo poetico e profondo, rendendo le sue imprese e quelle degli altri alpinisti un patrimonio condiviso di tutti.