Luigi Festi: "Lo xenon è un farmaco non approvato, non va utilizzato"

Al forum internazionale per la medicina di montagna si è parlato di diversi temi. "La telemedicina è sempre più usata anche in spedizione"
Luigi Festi (terzo da sinistra) con gli ospiti del forum © G. Sassi

Dal 19 al 21 marzo si è tenuto a Genova il forum internazionale Rescue in difficult environment, dedicato alle nuove scoperte e al coordinamento dei soccorsi nelle operazioni in montagna, in mare e nello spazio. Un nuovo approccio è suggerito dalle conseguenze del cambiamento climatico, moltissimi gli enti che hanno patrocinato l’iniziativa, tra i quali anche il Club Alpino Italiano. Il professor Luigi Festi è stato l’ideatore dell’iniziativa. “Il forum è una cosa nuova, è trasversale. Tutti i congressi di medicina sono generalmente monotematici o promossi da una società specifica. Qui invece i cambiamenti climatici obbligano ad avere un approccio multidisciplinare. Noi in Italia magari abbiamo il migliore soccorso, sicuramente uno dei migliori, ma il problema oggi è riuscire a uniformare l'approccio anche in ambienti diversi”.

 

Quali possono essere gli esempi di un approccio trasportato dalla montagna in altri contesti?

Per esempio il paziente ipotermico, che viene ritrovato in ipotermia grave, anche senza battito cardiaco, se non ha altre patologie come asfissia o traumi, può essere salvato nel momento in cui viene riscaldato. Nel momento in cui lo ritrovi, devi garantire la circolazione con il massaggio cardiaco. In montagna viene già fatto durante il trasporto, nell’extraospedaliero. Questa metodica viene utilizzata di routine in Italia come in Svizzera, ma non su una nave. Perché no? Dobbiamo uniformare le procedure perché anche un caso di ipotermia in mare possa essere affrontato nello stesso modo. Un’altra procedura, il REBOA, è un catetere che viene introdotto per arteria femorale e viene posizionato nella parte inferiore dell’aorta, per bloccare il sanguinamento della parte inferiore del corpo. Anche questa procedura si può portare in mare e in questi giorni abbiamo fatto delle simulazioni qui a Genova.

 

I soccorsi nelle diverse nazioni mostrano oggi un grado di uniformità a livello medico?

Sì, per quanto riguarda le maggiori nazioni interessate. Nel contesto di montagna l'ICAR si occupa di questo e ormai siamo abbastanza avanti.

 

Dove bisogna fare passi in avanti?

Ora come ora abbiamo preso in considerazione gli interventi sui bambini e gli eventi con grande pubblico. Abbiamo preso come paradigma i Giochi Olimpici, pensiamo a quello che possono comportare in termini di impegno. Questo forum serve soprattutto a creare delle connessioni: dopo tre giorni di incontri ci saranno nuovi contatti, nuovi link tra i vari campi di applicazione. Qui abbiamo la medicina da spedizione e la medicina dello spazio che si parlano nello stesso luogo, vedremo cosa si potrà travasare da un ambito all'altro.

 

Le nuove tecnologie cosa stanno portando di interessante nella medicina di montagna?

Noi oggi possiamo eseguire una ecografia con il telefonino e i droni saranno fondamentali. Possono portare un defibrillatore, ma anche apparecchiature per una diagnosi o un intervento. Per esempio, nel caso di una emorragia interna, l'operatore sul posto può intervenire, guidato da un medico. Negli Stati Uniti, dove le distanze sono grandi, già ci sono degli utilizzi. Anche a me è successo di lavorare a distanza con la telemedicina, per chi era in spedizione in alta quota e aveva bisogno di indicazioni perché stava male. 

 

Dell'utilizzo dello xenon in alta quota cosa possiamo dire?

Chi usa lo xenon utilizza un farmaco che non è approvato: qualcosa di cui non si sa il dosaggio, l'effetto e gli effetti collaterali. Lo xenon può aumentare gli elettrociti e lo stato ipossico, ma se tu gli aumenti vai incontro a due fattori: il primo è la ispissatio sanguinis, con il rischio di trombosi, più evidente in alta quota dove aumenta la diuresi. Ma poi la trombosi potrebbe essere mascherata dall'emparesi, dall'emiplegia. Altro aspetto potenzialmente pericoloso: potrebbe interferire con il midollo osseo, innescare un meccanismo di riproduzione dei globuli rossi. Siccome è indotto, alcune cellule potrebbero produrre molti più globuli rossi, con risvolti potenzialmente letali per un tumore del sangue. Attualmente ci sono una guida americana e un medico austriaco che lo somministrano, così riescono a fare l'Everest in una settimana, andata e ritorno. Riescono quasi a eliminare l'acclimatamento. Ma io sono membro dell’UIAA che è già uscita con un foglio a riguardo, un no alla validazione del suo impiego. Chi lo usa utilizza un farmaco per cui non c’è monitoraggio.