Luca Moroni, alpinismo a 360 gradi

Ha appena liberato un tiro di altà difficoltà alle Gole di Gondo, ama l'arrampicata trad e ha all'attivo vie importanti sulle montagne di casa come dall'altra parte del mondo
Luca Moroni in arrampicata

Le notizie che riguardano Luca Moroni, guida alpina e alpinista dei Ragni di Lecco, spaziano dall'arrampicata trad in falesia all'alpinismo d'alta quota, senza escludere il mondo del ghiaccio o del dry tooling. Di pochi giorni fa per esempio sono l'apertura e la libera de Gli artigli di dade alle Gole di Gondo, valutata WI 4+, M10. Moroni insomma è un alpinista a tutto tondo, che “sfrutta” il lavoro per tenersi in forma e che – a giudicare dai risultati- riesce a fare bene praticamente tutto.


Gli artigli di dade: una via moderna, di alta difficoltà.

Sì, in confronto a tutte le vie che ci sono nelle Gole è la più impegnativa. Dal punto di vista psicologico è tranquilla: è chiodata a fix, anche le soste, ma il grado non è facile. Ho fatto 5 giri per venirne a capo, 2-3 per studiare i movimenti. All'inizio sono caduto oltre la metà, sul duro, ci sono agganci naturali per le picche, piuttosto sfuggenti. Devo dire che all'ultimo spit ero “ghisato”, ho dovuto tenere duro per chiuderla. Sono contento, perché è bello aprire queste vie, ma liberarle è la conclusione degna del lavoro. 

 

Fai sembrare tutto facile…

Ma no, c'era un po' di tensione in realtà. Perché tra lavoro e famiglia, incastrare tutto è difficile. Ci vogliono condizioni ambientali giuste, lo stato di forma, il tempo libero dagli impegni...per fortuna ero reduce da un viaggio in Canada e con le picche ero allenato.

Luca Moroni su Nemesis © archivio L. Moroni

Come è andata a Banff?

Molto bello, è stato un viaggio di lavoro, ero con Jacopo Zezza e clienti. C'è stato qualche giorno di rialzo termico, ma a Canmore siamo riusciti a scalare il pilastro destro del Weeping wall (WI5) e White man falls (WI6). E poi all'ultimo giorno siamo riusciti a tirarci fuori del tempo per andare a fare Nemesis (WI6), sullo Stanley Wall e Nightmare on wolf street (WI6+, M7). Ho “obbligato” il povero Jacopo a seguirmi. Era la prima volta che andavo lì, me ne avevano parlato Bacci e Mauri, è sicuramente uno dei posti più fighi per l'arrampicata su ghiaccio, tornerò.


In Nord America avevi già scalato una via leggendaria e poco ripetuta, la Diretta slovacca al Denali. Ben 2800 metri con difficoltà di ogni tipo, giusto per dare l'idea dell'impegno...

Era il 2017, una vita fa. È stata la settima ripetizione in assoluto della via, la prima italiana. È stata una delle mie prime esperienze extraeuropee, mi ha aperto un mondo sull'arrampicata di alta difficoltà su grandi pareti. È un ambiente fantastico, ma richiede molta preparazione; non solo tecnica, ma fisica. E tanta voglia di non mollare. Quando siamo andati c'era tanta neve, arrivava fino alle anche. Remavamo con le mani e con i piedi per andare avanti nell'avvicinamento. È stata una bella lotta, anche a scalare abbiamo trovato granita, non c'erano condizioni ottimali. E poi l'innevamento: quando ti sposti lì il rischio valanghe è importante. Se rimani sulla via normale è molto sicuro, ci sono i ranger, non sei mai solo, ma se vai lontano la musica cambia. Sei lontano da tutto, ti devi portare il cibo, quello che ti serve, sei davvero in autosufficienza. È una bella sfida.

Sulla Diretta Slovacca al Denali © archivio Luca Moroni

Quanto è stato importante entrare nei Ragni di Lecco per la tua crescita?

Era uno dei miei sogni da quando ho iniziato a scalare. Sono cresciuto leggendo i libri di Bonatti come tanti, fantasticavo e quando sono entrato nel gruppo ho avuto la fortuna che Matteo Della Bordella e David Bacci mi hanno preso sotto la loro ala, mi hanno aiutato a diventare quello che sono adesso. Credo che la forza dei Ragni stia nel fatto che ci sono tante persone forti, tutte con la stessa passione e questo aiuta a crescere. E poi il corso guida mi ha dato forza, mi ha reso più consapevole. Mi ha insegnato come muovermi, come valutare determinate situazioni. Quando sei in spedizione non puoi pensarla come quando sei con un cliente, è chiaro, però il corso ti fornisce un buon set mentale.


Nonostante gli impegni familiari abbiano comprensibilmente ridotto il tuo raggio d'azione e il tempo a disposizione, sei riuscito a ritagliarti belle soddisfazioni anche dalle tue parti. Cosa ti piace ricordare?

È stata bella l'apertura di Rück'n roll (500 metri, ED+, 7b+) sul Mittelrück, che è una delle montagne simbolo dell'alpinismo ossolano, con Tomaso Lamantia e Fabrizio Manoni. Via a fix, ma con “distanze” alpinistiche, in un posto molto selvaggio. Siamo andati su veloci. E poi l'arrampicata trad a Cadarese: ho avuto le mie gioie e le mie delusioni, ma è un altro posto che amo. 

su Rück'n roll © archivio Luca Moroni

Cosa ne pensi di tutto il dibattito che c'è stato in Val Masino su chiodature, eventuali richiodature e allestimenti soste?

Mi sono espresso in modo sintetico a riguardo. In generale, credo che le persone dovrebbero andare in montagna con più consapevolezza. Prima di intraprendere certi itinerari, di mettersi in gioco su certe vie, bisogna fare tanta pratica. Mi capita di vedere cordate dove c'è gente che va a fare certe vie e non sa nemmeno bene come mettere un friend. Magari lo fa anche e torna a casa, ma ha imparato un po' così…invece imparare a proteggersi è fondamentale e lo si impara davvero solo a furia di farlo. Si può iniziare in contesti più sicuri e poi aumentare un passo alla volta. Senza bisogno di andare a mettere protezioni fisse su certi itinerari, stravolgendo la natura di una via.