È dal 19 maggio che mi chiedo se devo imparare qualcosa da quella vicenda; cosa ci dovrei trovare di positivo, nella tua improvvisa assenza? Dicono che il tempo lenisce, io rispondo che semplicemente ho capito quale sia l'unica cosa per cui il tempo si ferma.
Tutto è cominciato circa un anno e mezzo fa quando, dopo un primo incontro nella mia falesia di casa e la scoperta di vivere nella stessa città, ti proposi di seguirmi nel mio progetto alpinistico in bicicletta. Una cosa visionaria, perché mancavano ancora sia la nostra amicizia che la mia bicicletta. Mi dicesti di sì che nemmeno ti avevo spiegato tutti i dettagli.
Tra alti e bassi, caratteri forti ma anche autodistruttivi, trovammo la fiducia una nelle mani dell'altra, le stesse mani che si stringevano sulla corda che ci univa in parete. Mancava solo la bicicletta, specialmente la mia.
L'occasione per guadagnare qualche spiccio si presentò in un concorso fotografico indetto dal CAI stesso. Ti proposi di scattare qualche foto durante un’uscita in montagna e tu accettasti subito, primo perché non c'erano molte cose della vita a cui avresti detto di no, secondo perché il tema era "Le donne muovono le montagne". Da femminista convinta qual eri, non vedevi l'ora di mostrare a tutti quello che potevamo fare.
Il giorno dell'ascensione finimmo sulla nord dello Stockhorn e collezionammo un giusto numero di scatti, decenti abbastanza da convincermi a partecipare al concorso. Intitolai quel racconto a sei foto "Non chiamateci cordata rosa". D'altronde eri stata tu ad insegnarmi che l'equità, specie di genere, è equa solo quando libera da stereotipi. Con te mi ero convinta di quanto poco ci servisse la presenza di un uomo e come con i nostri caparbi e costanti allenamenti saremmo potute andare ovunque. O almeno a questo volevamo credere.
Line mentre avvolge la corda nel vento, dopo la salita alla Nord dello Stockhorn (12 Marzo 2023)
Seguì un'interminabile mese di brutto tempo, in cui diventasti un po' nervosa per via della mancanza di epiche ascensioni. Finalmente un bagliore di luce nei giorni successivi, per cui stavi già preparando qualcosa di grande. Ci incontrammo il mercoledì sera come da copione in palestra, dove, più che arrampicare, passasti ore a raccontarmi di una cosa bella che ti era successa. Io mi scordai di dirti che avevo ricevuto l'email di risposta: eravamo arrivate seconde al concorso.
Con l’intenzione di rivedersi nel weekend, il giorno dopo partisti per la nord del Grosshorn, e io per l'Italia, alla ricerca di una bicicletta. Nel frattempo le nostre foto sarebbero state esposte all'assemblea generale del CAI.
La sera del 19 maggio, sotto un diluvio universale, io comprai quella bicicletta che tanto sognavo per i nostri progetti, e nello stesso momento tu precipitavi per poi dissolverti tra le nuvole.
Le settimane successive le spesi con gli occhi puntati su quella Cinelli che aveva fatto irruzione nel mio salotto, ma ricordo solo una massa offuscata dalle continue silenziose e dense lacrime.
In montagna sparì dai miei progetti, cominciai a dubitare che l'alpinismo mi piacesse davvero, ma ebbi il coraggio di pedalare da sola da Berna fin sotto la nord del Grosshorn e ritorno, giusto per urlare insulti al vento. Ero persa tra drammi e pesi più grandi di me, senza il foglio delle istruzioni, atterrita da incontrollabili nuove angosce.
Il primo giro in bici, per vedere la parete del Grosshorn (27 Maggio 2023)
Mi dissi che se solo avessi potuto trasformare tutti i pensieri in carburante per le mie gambe, sarei arrivata lontano. Potevo in qualche modo ottenere giustizia? Potevo in qualche modo salire più in alto a trovarti, senza toccare quella neve macchiata di sangue?
Seppi fare solo una cosa: credere in noi due e in altre donne, nelle donne che muovono le montagne. O in qualche modo capii che l'unica cosa che mi avrebbe mosso di nuovo sarebbe stata andare in montagna, con le mie donne. E tu ne saresti stata felice.
Grazie Adele, Chiara e Barbara per aver accolto e alleviato le mie fragilità.
Grazie Adele per non avermi dato della pazza quando ci siamo ritrovate con più di 2000m di dislivello nelle gambe a dover spingere la bici nella neve. Grazie per non avermi odiato quando l'abbiamo dovuta spallare per ore su un sentiero percorribile giusto dagli stambecchi in discesa. Grazie per aver esultato con me quando, a giro completato, ci siamo rese conto di aver emesso giusto il gas per cucinarci un cous cous. Grazie per aver creduto che con soli treni e pedali, si potesse scoprire tutto il confine italo-svizzero a modo nostro.
Con Adele durante la salita al Nufenenpass, prima del passo San Giacomo (14 Giugno 2023)Grazie Chiara per avermi raggiunta a metà strada e aver apprezzato così tanto il Furkapass e la sottoscritta, nonostante avessi esordito con il mio racconto dell’ottima dormita che mi ero fatta su una panchina della stazione. Grazie per aver accettato di scalare ben sotto il nostro limite, solamente per farmi riprendere confidenza. Grazie per avermi fatto mantenere i nervi saldi anche quando il mio sguardo si perdeva nel vuoto sotto di noi. Grazie per essere state la cordata più veloce della valle, in modo da accorciare le ore che ci separavano dalla birretta di ricompensa. Grazie per avermi spiegato che le cose succedono, ma noi non smettiamo di accadere.
Con Chiara all'attacco della perfetta Hannibalturm (17 Giugno 2023)Grazie Barbara per avermi proposto di tornare in alta quota nonostante le mie paranoie, perché sapevi che davanti alla foto della Bonatti non avrei resistito. Grazie per aver sopportato le mie quattro colazioni all'ansia e zucchero raffinato in preparazione alla salita, durante la quale sono anche riuscita a correre per accaparrarci il posto letto al bivacco, uniche donne in mezzo ad altri dodici uomini. Grazie per essere stata impeccabile in via e avermi trasmesso la calma necessaria, nonostante fosse tutto bagnato. Grazie per avermi sussurrato che la nostra doppietta al femminile ti faceva sentire ancora più forte, al pari e indipendente del solito.
Con Barbara nel grande diedro della Bonatti-Mazeaud (9 Luglio 2023)È così che ci ho riprovato, tra affanni, tentennamenti e ciò che il mio corpo sa fare, ma si è volutamente dimenticato per proteggermi. Non è mai stato così difficile accettare che un luogo prima amico e riparo, si sia trasformato nel teatro delle tue insicurezze. Montagna, tornerai a essere il mio equilibrio? Purtroppo non abbiamo ancora fatto pace, e il numero di giorni che passo con te non è proporzionale al mio stare bene. Vorrei non avere paura, e non continuare a chiedermi per quanto mi rimarrà appiccicata.
Ma soprattutto:
Grazie Line per avermi insegnato ad essere ancora più coraggiosa e fiera di quel che sono, grazie per le parole che ci hai lasciato, grazie per avermi mostrato che anche chi riteniamo invincibile ha i propri mostri e per avermi spronato a non vergognarmi dei miei, grazie per avermi ripetuto di lottare per la mia indipendenza, grazie per avermi fatto apprezzare di essere donna, grazie per avermi mostrato che sottovalutarsi è da stupidi e sopravvalutarsi da perdenti, grazie per avermi ricordato di essere sempre molto perché ne vale la pena, grazie per avermi ripetuto di vivere di passioni, grazie per le tue guance rosse e le tue risate a scoppio, per la tua salopette ed i calzini spaiati perché "averli uguali è semplicemente noioso", grazie per i tuoi racconti su ciò che un giorno spero di raggiungere anch'io. Sei stata non solo una grande alpinista, ma una grande amica e ispirazione.
Non smetterò mai di cercarti in ogni angolo dei miei dubbi e della mia serenità, ricordando la tua voce perentoria ma calorosa che mi spronava a dare il massimo.
Grazie Line per essere entrata nelle nostre vite, anche solo un minuto.