Il Dente del Gigante, con la sua caratteristica forma slanciata, è una delle cime più iconiche e riconoscibili del Massiccio del Monte Bianco. Situato al confine tra Italia e Francia, il Dente si eleva a 4.013 metri sul livello del mare, dominando la cresta di Rochefort con il suo imponente pinnacolo di granito. La sua storia alpinistica è ricca di sfide e audacia, a partire dalla prima salita e dai tentativi che l’hanno preceduta.
Dente del Gigante © Dario Eynard
Albert Frederich Mummery è uno dei nomi più illustri dell’alpinismo ottocentesco, famoso per la sua abilità tecnica e per il suo spirito pionieristico. Mummery è considerato uno dei padri dell'alpinismo moderno, noto per aver affrontato e superato alcune delle scalate più impegnative delle Alpi senza fare uso di mezzi artificiali. Il suo tentativo di scalare il Dente del Gigante è un episodio emblematico della sua carriera e rappresenta un momento cruciale nella storia dell'alpinismo.
Nel 1880, Mummery tentò di scalare il Dente con le guide Alexander Burgener e Benedikt Venetz. La sfida lo affascinò molto per via del fatto che era attratto da ascensioni tecnicamente difficili e da nuove linee di salita.
Durante il tentativo, Mummery e i suoi compagni si concentrarono sul versante sud, cercando di aprire una linea diretta e naturale. Tuttavia, si trovarono presto ad affrontare le difficoltà tecniche della parete di granito, caratterizzata da passaggi esposti e fessure difficili da proteggere. Nonostante l'abilità e l'esperienza, la squadra fu costretta a fermarsi di fronte a un enorme muraglia di granito, a causa delle difficoltà insormontabili del terreno. Mummery decise di ritirarsi, dichiarando che il Dente non si sarebbe potuto scalare “by fear means” (con mezzi leali).
La sua scelta rifletteva la sua visione dell’alpinismo.
Dente del Gigante - Via Burgasser-Leisz - Riccardo Volpiano in arrampicata © Dario Eynard
Questo tentativo non riuscito rappresentò un momento importante nella storia dell’alpinismo, non solo perché evidenziò le difficoltà tecniche del Dente, ma anche perché definì uno standard etico che avrebbe influenzato le generazioni successive di alpinisti. Nonostante la mancata riuscita, Mummery guadagnò grande rispetto per il suo approccio e la sua filosofia alpinistica.
Il suo tentativo rimane un esempio emblematico di determinazione e di rispetto per l’etica dell’alpinismo, un'eredità che continua a ispirare gli alpinisti moderni.
La vera prima salita, che rappresenta una pietra miliare nella storia dell'alpinismo, fu realizzata il 28 luglio 1882 da Jean Joseph, Battista e Daniele Maquignaz. La cordata, spinta dalla determinazione e dalla volontà di dimostrare la superiorità delle guide valdostane, risolse il problema delle difficoltà tecniche inserendo dei chiodi nella roccia, uno dei primi casi documentati di uso di mezzi artificiali per superare un ostacolo in alta montagna. Questa scelta fu controversa e scatenò dibattiti tra gli alpinisti dell'epoca, poiché l'utilizzo di chiodi e mezzi artificiali era considerato contrario allo spirito dell'alpinismo puro.
La salita al Dente del Gigante richiede una buona preparazione fisica, tecnica su roccia e dimestichezza con le tecniche di arrampicata in ambiente di alta montagna.
Dente del Gigante - Via Burgasser-Leisz - Dario Eynard © Luca Schiera
Heinz Burgasser e Markus Leisz nel 1983 aprirono un nuovo itinerario, tecnicamente molto impegnativo. La via si sviluppa sul versante nord-ovest, lungo una linea diretta e sostenuta, affrontando alte difficoltà e tratti esposti. Si tratta di un itinerario oggi molto famoso per via della sua bellezza, dell’esposizione ma anche per il suo impegno globale: oltre alle difficoltà tecniche, è richiesta una buona capacità di gestione delle condizioni meteorologiche, dell'altitudine e della fatica accumulata durante la salita.
Non si tratta solo di un percorso di arrampicata, ma un vero e proprio viaggio attraverso le sfide che l'alpinismo di alta montagna può offrire, restando fedele allo spirito pionieristico delle grandi imprese alpinistiche del passato.
Entrambe le ascensioni sono testimonianze della continua evoluzione dell'alpinismo, dove ogni nuova via rappresenta un tributo alla tenacia e alla capacità degli alpinisti di spingersi oltre i propri limiti, cercando sempre nuove sfide in un ambiente che non smette mai di affascinare e mettere alla prova.
La via Burgasser-Leisz è stata ripetuta da Dario Eynard, Riccardo Volpiano e Luca Schiera (tutor) durante la settimana di arrampicata che il gruppo CAI Eagle Team ha trascorso al Monte Bianco.