Le miniere di Corchia non riapriranno

Chiusura del procedimento che prevedeva la riapertura delle miniere nell'Appennino parmense
Le miniere di Corchia © Andrea Greci

 

La soddisfazione per un grande risultato corale raggiunto, cioè lo stop ai progetti di riattivazione delle miniere di Corchia, ma allo stesso tempo il mantenimento di un alto livello d’attenzione affinché non si debbano più correre certi rischi ed i territori della Val Manubiola e della Val Cogena possano far parlare di sé per iniziative ambientali, naturalistiche e turistiche. Questo il messaggio emerso dalla conferenza stampa “Corchia, no alle miniere”, convocata nello Spazio ’51 di Palazzo Giordani, sede della Provincia di Parma, durante la quale sono intervenuti tutti gli attori che dal 2021 in avanti hanno ricoperto ruoli determinati per far si che tramontassero i progetti di riattivazione delle miniere.


Un risultato frutto di un'azione corale

Il 22 gennaio scorso l’Ufficio regionale Sicurezza Territoriale e Protezione Civile di Parma ha inviato una comunicazione ufficiale al ministero della Transizione Ecologica, alla Regione Emilia-Romagna, alla Provincia di Parma e ai comuni di Berceto e Borgotaro, confermando l’accettazione della rinuncia da parte della ditta Energia Minerals Italia al permesso di ricerca per minerali nell’area di Corchia. “Lo stop ai progetti di riapertura delle miniere di Corchia - dichiarano Alessandro Fadda, presidente della Provincia di Parma e il consigliere Franco Torreggiani - è stato un successo, corale, di tutto il territorio. Una vittoria basata su dati scientifici ed ottenuta grazie all’impegno di tanti". Un lavoro congiunto che si è sviluppato su più livelli: dai cittadini e dalle cittadine, costituitesi nel Comitato difesa Cogena e Manubiola passando ai comuni di Berceto e Borgo Val di Taro e poi, in maniera estesa grazie al lavoro congiunto di tutti i comuni del Parmense che hanno fatto squadra in occasione dell’assemblea dei sindaci durante il mandato di Andrea Massari. Il no è stato netto anche a livello regionale e da parte di tutta una serie di attori: dai rappresentanti delle associazioni di categoria sino al mondo delle associazioni ambientaliste.


5 anni di dibattiti, studi e azioni

Nel 2020 la società Energia Minerals Italia, controllata dall'azienda australiana Alta Zinc LTD, avanza un'istanza per l’avvio di un progetto di ricerca mineraria nell'area appenninica della Val Manubiola tra i Comuni di Berceto e Borgo Val di Taro, per la ricerca di “terre rare”. Nel 2022 il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei sindaci cercarono di capire cosa avrebbe significato riaprire l’attività mineraria a Corchia. “Il nostro, come Amministrazioni comunali, non fu un no ideologico, ma fu supportato da dati scientifici - hanno ribadito i relatori - Il Consiglio Provinciale si schierò compatto nell’approvazione di due mozioni con le quali si definirono strategie di valorizzazione e tutela ambientale paesaggistica per la Val Manubiola e la Val Cogena con la proposta di riconoscere zone di protezione speciale e zone speciali di conservazione. Il Consiglio Provinciale e l’Assemblea dei sindaci decisero di commissionare uno studio all’Hydrogeocentre dell’Università degli Studi di Parma, che ha lavorato in sinergia con il Servizio Pianificazione Territoriale, arrivando a dare una risposta netta: la riapertura delle miniere avrebbe provocato un danno irreversibile specie in merito alla tutela delle risorse idriche dalla Val Manubiola e della Val Cogena, ma anche più in generale del fiume Taro sino alla Bassa. Si sono valutati gli impatti che avrebbe avuto la realizzazione di gallerie e scavi; il rischio della scomparsa di sorgenti d’acqua; gli impatti sulla vegetazione e sugli habitat acquatici alimentati dalle sorgenti. Val Manubiola e Val Cogena le possiamo valorizzare in altri modi: con il turismo ambientale e con la conservazione e promozione della biodiversità”. 
 

La storia delle miniere di Corchia

Secolare è la storia delle miniere di Corchia. Già nel XVI secolo, i Farnese compirono dei “sondaggi” minerari nei pressi del Groppo Maggio, anche se le miniere di Corchia iniziarono a essere sfruttate soltanto nel 1856, in seguito a un Decreto Ministeriale che permetteva lo sfruttamento di quest’area. La “coltivazione” intensiva dei minerali iniziò ben trent’anni dopo, nel 1886, e portò al ritrovamento di pirite (solfuro di ferro), di calcopirite (solfuro doppio di ferro e di rame) e di sfalerite (solfuro di zinco, detto comunemente blenda). Nella prima metà del XX secolo si cercò di dare nuovo impulso all’attività estrattiva con la costruzione di due piccole ferrovie di miniera con locomotore e vagoncini ribaltabili e di una teleferica che permetteva di trasportare direttamente in paese il materiale estratto dalle miniere (che in precedenza veniva portato a Corchia a dorso di mulo). Gli sforzi  umani ed economici erano però enormi per ottenere risultati molto modesti e quindi nel 1943 le miniere di Corchia vennero definitivamente chiuse. 

Un momento della conferenza stampa