La capanna sociale Aurelio Ravetto, a 2545 metri © Franco FaggianiUno dei tratti più affascinanti del “mio” Sentiero Italia scorre nelle Alpi piemontesi, e mette in contatto la frequentata valle di Susa con quella, più solitaria, di Viù, la più meridionale delle tre valli di Lanzo. A tener d’occhio chi passa è il Rocciamelone, che sale su, a forma conica, fino a 3528 metri. È brullo, mostra un profilo asciutto che finisce a punta e per la sua altezza lo si scorge da molto lontano. Chi alza lo sguardo dai dintorni della romana Susa, che si trova a 503 metri, “vede” i versanti di oltre 3000 metri precipitare giù. Lo stesso effetto deve aver fatto, per centinaia d’anni, ai pellegrini dei due rami importanti della via Francigena che proprio nei pressi di Susa si fondono dopo essere scesi dai due passi alpini italofrancesi che sono poco lontani, il Moncenisio e il Monginevro. Insomma, per secoli il Rocciamelone è stato considerato – a vista e non per una effettiva misurazione - la montagna più alta dell’arco alpino.
Sulla testa sassosa di questo “gran signore” piemontese si erge una statua della Madonna, ben visibile da alcuni punti della valle. Fu portata lassù nel 1899 dagli alpini, divisa in 8 pezzi uniti tra loro una volta in cima. A finanziare la statua, la spedizione e in parte la costruzione del piccolo santuario sottostante (quasi inutile dirlo, è il più alto d’Europa) furono, incredibilmente, i contributi economici di 130.000 bambini.
Un’altra statua della Vergine aveva soggiornato sulla cima del Rocciamelone per tre secoli già a partire dal 1358 e a portarla fin lassù fu Bonifacio Roero d’Asti, della casata dei Rotarii. Il nobiluomo ce la portò in segno di ringraziamento per essere sfuggito alle prigioni turche dopo una sua missione da crociato in terre d’Oriente. Lungo l’ascesa Bonifacio costruì anche un ricovero a tutti gli effetti, che oggi, in suo onore, è chiamato Ca’ d’Asti, e che dunque può essere considerato – altro record locale – il rifugio più antico delle Alpi.
Chi percorre il Sentiero Italia CAI non deve salire sulla cima (anche se la deviazione è consigliata per godere di un panorama vastissimo) ma resta in basso, ai piedi dei versanti orientali e segue il sentiero che dal rifugio Il Truc, a 1706 metri, va verso est passando per l’Alpe Arcella e poi sale alla Capanna Sociale Ravetto, posta a 2545 metri d’altezza, oltre la quale c’è la Croce di Ferro, ovvero il punto di passaggio tra la Valle di Susa e la Valle di Viù .
“Monsù” Aurelio Ravetto comprò questa casermetta, in disuso ma in posizione mirabile, negli anni 60 e pian piano la trasformò in un rifugio, per poi regalarlo, nel 2000, a una compagnia di 12 amici tra i quali Franco Vigna, che ancora lo gestisce.
Il tratto tra Il Truc e la Capanna Ravetto l’ho percorso in compagnia di Viorel e Stefania, incontrati per caso. Andavano giusto nel regno di Franco Vigna, passando proprio per l’Alpe Arcella, quasi come fosse stato un pellegrinaggio. Già, perché Viorel, romeno, proprio lì aveva trascorso numerose stagioni alpeggio, con quattro cani al seguito e cinquecento pecore da far pascolare. Sempre da solo e con i lupi a tenerlo d’occhio. Contando, negli ultimi anni di questo lavoro, sulla compagnia, poi consolidatasi in qualcosa di più, di Stefania, che invece è di Torino e che fa la veterinaria. Due personaggi da romanzo con i quali sono tutt’ora in fraterno contatto nonostante la nostra reciproca compagnia sia durata solo il tempo della pur lunga salita. Il Sentiero Italia lascia il segno anche così.
Il brullo versante ovest del Rocciamelone, sulla cui vetta si nota la statua della Madonna del Santuario più alto d'Europa © Franco FaggianiScopri le tappe E29 ed E30 del Sentiero Italia Cai ai piedi del Rocciamelone