Le Dolomiti Venete viste dal basso

I risulti della ricerca "Bottom-up. La montagna vista dal basso. Bisogni, aspettative, rappresentazioni dei frequentatori delle terre alte", finanziata dal Bando Gruppo di Ricerca Terre Alte
Uno scatto della Val Zoldana di Silvia Segalla e Giulia Storaro 

La stagione estiva che sta terminando, ha visto anche nel 2023 un afflusso di frequentatori e appassionati della montagna, in cammino nei sentieri e sulle creste delle montagne. Ma chi sono gli escursionisti e le escursioniste che frequentano le Terre Alte? quali sono i loro i bisogni e le motivazioni che li spingono ad andare nei territori ad alta quota? Silvia Segalla e Giulia Storato sono due sociologhe venete che l'anno scorso hanno condotto la ricerca "Bottom-up. La montagna vista dal basso. Bisogni, aspettative, rappresentazioni dei frequentatori delle terre alte", finanziata dal Bando Gruppo di Ricerca Terre Alte-Cai Centrale.

Capire le motivazioni e i bisogni 

Attraverso un questionario e una serie di interviste agli ospiti di tre diverse strutture ricettive della Val Zoldana (BL), la ricerca nasce con l'intento di comprendere le motivazioni e i bisogni che portano le persone ad andare in montagna, collegandoli a una riflessione sugli stili di vita e le opportunità che caratterizzano la pianura. Allo stesso tempo l’illustratore Marco Lisci ha realizzato un fumetto con l’intento di sintetizzare e divulgare il tema della ricerca. “In generale ci interessava guardare al fenomeno, cercando di indagare il contesto di partenza, con l’obiettivo di tenere alto lo sguardo sulla scelta di andare in montagna”, spiegano Segalla e Storato a Lo Scarpone.
 

Non soddisfatti dei luoghi in cui vivono 

I partecipanti alla ricerca sono uomini e donne provenienti soprattutto dalle aree urbane e semiurbane venete. Le fasce di età più rappresentate sono quelle che vanno tra i 30 e i 40 anni e tra i 40 e i 50. E se gli itinerari più noti e frequentati sono sicuramente i sentieri escursionistici, gli intervistati sono allo stesso modo per la maggior parte escursionisti, esperti e meno esperti. 

Dai loro racconti, emerge un generale malcontento rispetto all'inquinamento (anche acustico) e all'eccessiva urbanizzazione (scarse aree verdi, traffico) dei luoghi della quotidianità: questo può contribuire a creare un immaginario della montagna come spazio “libero” e “incontaminato”. Tra gli interpellati prevale infatti la necessità di fuggire dal proprio luogo di domicilio o residenza per il deterioramento dello spazio urbano, ma anche delle aree verdi e dei litorali.


“In realtà i frequentatori della montagna si differenziano anche in base alla difficoltà dei sentieri. Quelli dell’area sulla quale abbiamo concentrato l’attenzione sono un po’ più impegnativi di quelli che si trovano in altre località. Le persone sono molto interessate all’aspetto naturalistico”, con l’effetto, in qualche caso, di offuscare la consapevolezza di recarsi in spazi abitati nei pressi dei quali vivono comunità che possono essere influenzate dalla presenza degli appassionati”, continuano le due ricercatrici. 

 

Allo stesso tempo, i frequentatori possono incorrere nell’errore di categorizzare gli spazi alpini in luoghi “di serie A” e luoghi “di serie B”, con i primi in alta quota e i secondi ad altitudini più basse. Come si scriveva qui sopra, è stato realizzato un fumetto con l’obiettivo di sintetizzare i concetti e le suggestioni emerse nella ricerca. “Quello che ho cercato di fare è una sintesi dei risultati. Da una parte c’è il protagonista che guarda alla montagna con gli occhi di chi vive in città, alla ricerca di una montagna che non esiste nella realtà”, spiega Lisci. La montagna non è soltanto “natura” ma è anche fatta delle persone che ci vivono e lavorano, e della cultura e delle tradizioni che la caratterizzano.

Una tavola del fumetto © Marco Lisci