Monte Nero e colate storiche © Grazia PitruzzellaL'attività del 2002 ha rimodellato le due aree turistiche dell'Etna con grande impatto sul paesaggio e sull'economia: preziose porzioni di bosco sono scomparse insieme a tratti di strade e strutture ricettive. La stazione di Piano Provenzana, che è stata ricostruita solo in parte, trasmette tutta la forza e il fascino degli elementi.
Da Piano Provenzana si prende l'ampio sterrato in lieve salita che si snoda attraverso le lave, inizio della tappa V23F del Sentiero Italia, con la compagnia di numerose piante pioniere come il senecio, l'achillea, l'epilobio e l'astragalo, oltrepassando la sbarra, il sentiero di discesa nel bosco verso Linguaglossa e la piccola stazione di monitoraggio vulcanico. Si giunge rapidamente ai resti di un albergo dove si può osservare la vastità del campo lavico generato dalle bocche poco più a monte, il Cratere di Nord-Est (3320 m), uno dei crateri sommitali attivi e seconda cima più alta dell'Etna con l'osservatorio vulcanologico ai suoi piedi.
Dopo il breve tratto di salita ripida che segue, si imbocca a sinistra il sentiero sorvegliato da un pino, che attraverso un'isola di vegetazione offre riparo e raggiunge, diramandosi, di nuovo lo sterrato in corrispondenza di una giovane quercia. Si sale verso sinistra raggiungendo un belvedere su un'ampia curva verso destra da cui spiccano il Monte Frumento delle Concazze (il più grande dei crateri secondari), svariati coni laterali e il polo turistico ricostruito sulle recenti lave, la costa calabra e l'Aspromonte e le propaggini dei Monti Peloritani con Taormina. Si continua a salire e, mentre la “Montagna” attira verso la sua cima, si invita a tagliare la colata verso destra seguendo i cartelli in direzione del Rifugio Timparossa. Si percorre una traccia multicolore con rocce che vanno dal ruggine al carboncino (0.20, quota 1875 m) fino a uno spiazzo dove poter riposare interpretando l'attività vulcanica. Guidati dai segnavia, si raggiunge in pochi passi il margine della colata, frequentato anche da volpi che marcano il territorio, dove si aprono nuovi sorprendenti scenari: l'area intermedia tra Monte Nero, che si impone di fronte (2049 m, eruzione del 1646), e quella interessata dall'eruzione del 2002 appare ricoperta da luminose e profumate essenze medicinali come il tanaceto, ed endemiche come la saponaria sicula. In lontananza, in direzione nord, tra i rilievi peloritani spicca la cuspide della Rocca di Novara (1340 m).
In ascolto dei faggi © Priscille CazinAl bivio si sceglie la traccia a sinistra indicata dai cartelli, che piega verso sud-ovest alla volta delle due famiglie di faggi al di là del cippo del Parco, che donano riparo e nutrimento autunnale con le faggiole (0.40 h). Al successivo bivio si sale verso destra seguendo il sorprendente torrente di lava del 1923 che ammanta la sella tra Monte Ponte di Ferro (2035 m) e Monte Nero (1960 m, 0.50 h). Al termine dell'argine quasi piatto si stacca sulla sinistra l'erto sentiero che in dieci minuti conduce alla cima di Monte Ponte di Ferro (1 h), da cui si possono individuare verso nord gli abitati di S. Domenica Vittoria e Roccella Valdemone e gran parte dell'arcipelago vulcanico delle Isole Eolie.
Si scende brevemente prendendo il sentiero verso sinistra (sud) paralleli alle bocche del 1923 e poi si procede in piano tra la cascata di lava che scende a destra e il laghetto pietrificato sulla sinistra, continuando su traccia poco visibile fino alla terrazza tra la ricca famiglia di faggi e il cespuglio di crespino dell'Etna con i suoi frutti rossi aciduli (1.10 h), dove lasciarsi sorprendere dai lucenti crateri del 2002 e, sullo sfondo, le bocche fumanti in cima.
Il sentiero sabbioso e roccioso scende, facendosi strada nel ginepraio intervallato dal crespino e dalla rosa italica, verso il deserto vulcanico cosparso di grandi blocchi ai piedi delle bocche (1.20 h) e poi sale sui crateri lungo una cresta fino a raggiungere l'orlo di sud-ovest (1.40 h, quota 2040 m), intersecando poi una delle due tracce in discesa che accompagnano alla pista sterrata (1.50 h). Attraversandola, si imbocca il cammino sabbioso in discesa che, correndo tra magnifici esemplari di pino e faggio, porta rapidamente alla pista da sci (2.05 h) che si prende verso sinistra per arrivare alla base degli impianti invernali situati nella parte alta della stazione (2. 15 h).
Bocche del 2002 © Priscille Cazin