di Marco Cocito (CAI Eagle Team)
Marco Cocito ed Edoardo Rossi in cima al Monte Bianco © Marco CocitoIl Pilone centrale del Frêney, in particolare la sua via classica, La Bonington, è senza alcun dubbio uno degli itinerari di alta montagna più classici ed apprezzati delle Alpi e permette di salire in cima al Monte Bianco lungo il pilastro di roccia posto alla quota più elevata di tutto il gruppo. L’impegno complessivo, fisico e mentale, richiesto per scalarlo e le vicende storiche ad esso legate ne fanno una salita leggendaria ed intramontabile. Sogno/incubo di tanti alpinisti, l'anello di congiungimento di anni di esperienza, di preparazione su tutti i terreni, preparazione tecnica, fisica e soprattutto mentale. Per questi motivi era da un po’ di anni nel mio mirino, in quella famosa “to do list” che penso ogni alpinista abbia ben in mente.
La salita
Questa estate, io ed Edoardo Rossi, un mio socio di scalate di Bra (CN), decidiamo di provarci e sfruttando una bella finestra di bel tempo, che fortunatamente coincide con le nostre ferie, partiamo alla volta della Val Veny.
Decidiamo di passare la prima notte, quella di Sabato al Rifugio Monzino e dopo una bella cena e qualche ora di sonno, verso l’1:30 di notte partiamo per risalire il ghiacciaio del Brouillard, direzione bivacchi eccles, dove, una volta raggiunti, facciamo una breve pausa per poi ripartire verso il colle omonimo, intanto inizia ad albeggiare. Da qui scendiamo con qualche calata non proprio bellissima verso il ghiacciaio del Frêney, che attraverseremo quasi tutto per reperire l’attacco del Pilone. Purtroppo una corda fissa che scende da uno sperone di roccia ci trae in inganno, pensando che quello fosse il punto d’attacco della nostra via iniziamo a scalare, solo dopo un tiro di corda ci rendiamo conto di essere nel punto sbagliato, così con una calata torniamo sul ghiacciaio e andiamo a reperire l’attacco giusto, purtroppo questo errore ci è costato un paio d’ore.
Adesso però siamo sulla via giusta e iniziamo a scalare belli decisi cercando di non perdere tempo, dopo qualche lunghezza di corda a tiri alterni Edoardo mi confessa di essere abbastanza stanco, allora da lì in avanti sarò sempre io il primo di cordata. L’obbiettivo di giornata è quello di raggiungere la base della famosa Chandelle, dove abbiamo in programma di bivaccare.
L’arrampicata di fa man mano più divertente e verticale e non manca qualche tiro bagnato. Finalmente però arriviamo al nostro punto di bivacco, verso le 6 di pomeriggio, abbastanza stanchi e provati dalla giornata che è stata veramente lunga e impegnativa, non vediamo l’ora di metterci nei sacchi a pelo e coricarci; fondiamo giusto un po’ di neve e mettiamo qualcosa nello stomaco e poi dritti a dormire.
Marco Cocito ed Edoardo Rossi al bivacco © Marco CocitoIl giorno seguente ci sveglia un alba incredibile, restiamo fermi qualche minuto dentro i nostri sacchi a pelo ad ammirare il panorama che si presenta di fronte a noi, poi iniziamo a prepararci per ripartire. Ci aspettano i tiri più duri della salita. Parto di nuovo io e uno dietro l’altro saliamo gli ultimi triti che ci separano dalla cima del Pilone, il tutto in una giornata di cielo terso e temperature veramente piacevoli. L’arrampicata in questa ultima parte è veramente bella e interessante. E così dopo qualche ora di scalata finale ci troviamo in cima al pilone!
Ma non è finita, da qui con una calata in doppia giungiamo in un canale di neve/ghiaccio e detriti, molto delicato che superiamo e iniziamo a salire su un pendio di neve, ormai cotta dal sole e roccia che ci porta in cresta. Qui il più è fatto, ci aspetta solo più un tratto relativamente facile che ci porta in vetta al Monte Bianco, che raggiungiamo verso le 15.
Felicissimi ci abbracciamo e scattiamo qualche foto, c’è una vista a 360 gradi incredibile, non una nuvola, un sogno essere in cima al Bianco dopo una salita del genere e con queste condizioni.
Marco, da primo, sulla roccia del Pilone Centrale del Freney © Marco Cocito
Ora è il momento della lunga discesa che decidiamo di percorrere lungo la via normale francese passando dal Rifugio Goutier.
Sono stati giorni impegnativi ma totalmente appaganti, dove abbiamo fatto ciò che ci piace di più vivendo un avventura con la A maiuscola su questo versante del Monte Bianco che a distanza di anni dai primi salitori da ancora regalare esperienze vere e autentiche.
Altro elemento che ha reso questa salita ancora più bella è stato sicuramente il rapporto che esiste tra me ed Edoardo, perché per me il fatto di andare in montagna con amici, oltre che soci di scalate non è assolutamente un fattore secondario, ma anzi mi permette di godermi appieno l’avventura e dare il massimo.