Si possono salvare i ghiacciai? Alcuni dicono di no, che ormai la loro strada è segnata, che scompariranno entro fine secolo. Altri li ricoprono con dei bianchi sudari, convinti così di guadagnare tempo. Altri ancora, come gli svizzeri, ci provano con le leggi.
Domenica 18 giugno in Svizzera si è tenuto un referendum popolare per approvare la “Legge federale sugli obiettivi in materia di protezione del clima, l’innovazione e il rafforzamento della sicurezza energetica” (detta anche LOCli https://www.fedlex.admin.ch/eli/fga/2022/2403/it ), la quale fissa al 2050 la data per rendere la Svizzera il primo paese europeo a emissioni zero.
La legge sul clima nasce come controprogetto indiretto all’ “Iniziativa per i ghiacciai”, lanciata da una coalizione di cittadini, attivisti e accademici ma bocciata dall’amministrazione perché ritenuta troppo estremista. Tra i punti caldi, si chiedeva di vietare i combustibili fossili a partire dal 2050. Il referendum è stato votato dal 42 per cento degli aventi diritto e ha ricevuto il 59,1 % di voti favorevoli. I cittadini svizzeri sono il primo popolo a decidere di prendersi le proprie responsabilità climatiche.
Turbine eoliche al parco di Gries, Wikimedia CommonsCosa dice la nuova legge sul clima
Il referendum si pone come obiettivo quello di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050, raggiungendo la cosiddetta neutralità carbonica. Si tratta di una condizione in cui i gas serra emessi dall’uomo sono pari a quelli rimossi dall’atmosfera e questo processo prevede l’abbandono delle fonti fossili e la loro eventuale compensazione. La Svizzera ha deciso di perseguire questo obiettivo agendo su tre grandi settori: quello delle abitazioni, quello di trasporti e quello dell’industria con obiettivi temporali intermedi.
La nuova legge per il clima non andrà ad applicare nuovi divieti o nuove tassazioni ai cittadini elvetici, evitando così che la transizione energetica ed ecologica possa pesare sulle vite di ogni giorno della cittadinanza, come troppo spesso ci viene ripetuto.
La Svizzera, come ogni altro paese alpino, è colpita duramente dalla crisi climatica e dal riscaldamento globale. Dal 1871 la temperatura media del paese è aumentata di circa 2,5°C, mentre inverni sempre più piovosi ed estati torride mettono in crisi il sisma turistico e agricolo elvetico. La scelta di decarbonizzare l’intero paese rappresenta una sfida anche a livello energetico: attualmente la Svizzera importa il 70% dell’energia che consuma. L’utilizzo di eolico e fotovoltaico saranno incentivati dalla confederazione senza imporre tasse o divieti sul consumo di energie fossili.
Decarbonizzare le città e le montagne
I risultati del referendum, divisi per cantone, ci mostrano però alcune criticità che la transizione ecologica porta con sé.
Mappa del voto swissinfo.chI voti favorevoli alla legge sono arrivati in gran parte dai centri urbani come Zurigo, Basilea e Ginevra, mentre alcuni dei cantoni più montuosi e rurali hanno rigettato la legge. Immaginare di decarbonizzare le città è molto più facile di immaginare di decarbonizzare le valli e le comunità montane. Basti pensare al trasporto: in città l’elettrico è facile, la disponibilità delle infrastrutture è già presente. Nelle valli interne si tratta invece di convertire non solo il trasporto privato ma anche il sistema produttivo di intere vallate (trattori, veicoli forestali, il trasporto di beni tra i luoghi di alta montagna e i centri urbani). La narrativa che abbiamo finora utilizzato per reimmaginare un futuro senza combustibili fossili ha guardato sempre ai luoghi dove la transizione può avvenire più facilmente: alle città. Anche se parliamo di un orizzonte temporale di quasi trent’anni, la prospettiva di dover rivedere il nostro modello di vita in montagna può sembrarci insormontabile, sia in termini di risorse che in termini economici.
Le rinnovabili dovranno entrare nel dibattito dello sviluppo dei territori montani. Eolico e fotovoltaico saranno la base energetica per rendere le valli e le Alpi dei territori energeticamente resilienti ed indipendenti. La transizione ecologica porta con sé una discussione sul nostro concetto di paesaggio, di comunità e di territori montani. Il paese negli ultimi anni ha già fatto molti passi avanti, integrando idroelettrico, fotovoltaico ed eolico anche in alta montagna.
Città, periferie, montagne e vallate devono unirsi per fare fronte alla sfida più grande che l’uomo abbia mai dovuto affrontare, quella della lotta al riscaldamento globale. Le differenze di voto tra le grandi città e le periferie evidenziano la frattura che separa chi vive in un contesto urbano (dove l’accessibilità alle infrastrutture ai servizi e al lavoro è garantita) da chi vive in un contesto rurale (dove la mancanza di servizi e infrastrutture pesano sulle scelte pragmatiche di ogni giorno). Solo colmando questo divario potremo riuscire a capire che la transizione ecologica avvantaggia tutti, dalle comunità montane ai grandi agglomerati urbani, senza andare a discapito di nessuno.
La speranza è che la scelta fatta dalla Svizzera dia impulso a scelte altrettanto ambiziose anche ai paesi confinanti e, più in generale, ad altri territori. Per salvare i ghiacciai non servono grandi lenzuoloni stesi in alta quota ma una “X” su una scheda una domenica mattina.