La storia della Cineteca del CAI - Produzione o distribuzione: il dilemma originario (parte 1)

Dal 1948 ad oggi la discussione fra produzione cinematografica o distribuzione (intesa come la creazione di un archivio di film di montagna da veicolare nelle sezioni per l'organizzazione di eventi o programmazioni articolate) continua con fasi alterne.

Nel verbale della seduta di Genova del 20 giugno 1948, tenuta sotto la presidenza di Bartolomeo Figari, si riporta che il Consiglio generale in merito alla discussione sulla Commissione di Cinematografia Alpina: 

“[…] sentita la relazione del Presidente e le osservazioni di Ugo di Vallepiana e Silvio Saglio circa l’indirizzo che dovrebbe avere la Commissione (abbandonare l’idea di fare dei film per mancanza di mezzi sufficienti e interessarsi invece di creare uno schedario di tutti i film di montagna in modo che le Sezioni possano conoscere rapidamente i film da noleggiare). Sentito quanto comunicato dal Presidente circa l’invito del Prof. Gustavo Colonnetti , affinché la Commissione Cinematografia si affianchi all’Istituto Vittorio Sella che verrà presto messo in condizioni di poter realizzare dei film di montagna mercè l’aiuto del Consiglio Nazionale delle Ricerche […] Fra le decisioni assunte nella stessa seduta, la modifica della denominazione da Commissione Cinematografia e Fotografia Alpina in “Commissione Centrale di Cinematografia Alpina”. Nello stesso anno, il 24 settembre a Roma, come chiaramente riportato nel verbale, il Consiglio Generale in merito ai compiti della Commissione delibera: […] tenuto conto della necessità di poter avere al più presto in funzione i centri di distribuzione di Torino, Milano, Treviso e Roma, viene approvata la stampa di tre copie per i due film già di proprietà del CAI […]”

Due i passaggi fondamentali che emergono dalle decisioni assunte a distanza di due anni: l’abbandono, per mancanza dei mezzi finanziari, della produzione diretta di film in favore della distribuzione e della costituzione di un archivio di film di montagna che agevoli la distribuzione attraverso la creazione di quattro centri; l’affiancamento della Commissione Cinematografia all’Istituto Vittorio Sella che verrà messo in condizioni di poter realizzare dei film di montagna grazie all’aiuto del C.N.R. Nella riunione del Consiglio Generale del 20 novembre 1948 tenutasi a Biella, viene deliberato lo stanziamento di un fondo di centocinquantamila lire annue a favore dell’Istituto Sella che sarà sostenuto dal C.N.R. con un contributo annuo di cinquecentomila lire. La famiglia Sella ha messo a disposizione la palazzina dove ha sede l’Istituto e si impegna a rinnovare una parte dei negativi in cattive condizioni. Nell’ambito della stessa riunione, Luigi Genesio dà notizia che i film predisposti dalla Commissione saranno consegnati entro la fine dell’anno ai Centri di distribuzione e propone duemila lire come costo di noleggio per ciascun programma. Le risorse così acquisite saranno utilizzate per la realizzazione di ulteriori copie e/o per l’acquisto di nuovi titoli. I Centri sono istituiti con Circolare n. 58 dell’11.12.1948 a: Torino, Milano, Treviso e Roma. 

Il 1948 è l’anno in cui lo scienziato Edwin Herbert Land, da una intuizione dell’anno precedente, lancia sul mercato la Polaroid 95, la prima macchina fotografica istantanea della storia capace di produrre col solo scatto le fotografie al suo interno. Grazie a un ingegnoso sistema (un involucro conteneva la soluzione chimica che al momento dello scatto si frantumava applicandosi alla pellicola) le immagini erano visibili in circa un minuto. 

Più viva che mai, invece, dopo la pausa forzata della Seconda guerra mondiale, nel 1950 riprende l’attività alpinistica extraeuropea: l’obiettivo è la salita degli 8000, ancora non scalati. I tentativi intrapresi a partire dal 1895 (Mummery, Nanga Parbat) e fino al 1939 (K2 e ancora Nanga Parbat) si concretizzeranno proprio da quell’anno. Harold William Tilman effettua una perlustrazione del Manaslu, Himalaya (Nepal), la cui vetta più alta raggiunge gli 8163 m. Dalle rilevazioni effettuate egli desume l’esistenza di una probabile via di salita dal versante nord-est. Stesso anno, altro 8000, il Dhaulagiri: l’esplorazione è a opera dei francesi, con Maurice Herzog capo spedizione. Tuttavia, non riuscendo a individuare la via di accesso, sostituiscono il loro obiettivo con l'Annapurna e il 3 giugno 1950 effettuano la prima scalata di un Ottomila. È utile soffermarsi su alcune produzioni cinematografiche italiane di quell’anno con soggetto la montagna. La roccia incantata (1949-1950), regia di Giulio Morelli, con sceneggiatura, fra gli altri, di Cesare Zavattini, interpreti Dina Sassoli, Mirko Ellis e altri. Girato principalmente tra L’Aquila, la frazione di Assergi, le vette del Gran Sasso d’Italia e la funivia di Campo Imperatore, la pellicola rientra nel cosiddetto filone dei melodrammi sentimentali, in seguito chiamato anche neorealismo d’appendice, genere in auge tra il pubblico italiano negli anni del secondo dopoguerra (1945-1955). Barriera a settentrione (1950), diretto da Luis Trenker, che figura fra gli interpreti con Amedeo Nazzari, Gabriele Ferzetti e Saro Urzi, narra una vicenda legata al contrabbando al confine italo-francese. Questo film, come molti altri di quel periodo, sia italiani che stranieri, utilizza la location della montagna come luogo di scontro sociale, politico e istituzionale. (1 – continua)

Andrea Costa, Vice Presidente del CAI e Lord John Hunt, capo spedizione prima ascensione dell'Everest (1953) © copyright Film Festival Trento