La riduzione dei ghiacciai sta mettendo a rischio la flora alpina.
Il 44% delle specie montane, cosiddette pioniere, è a rischio estinzione. Sono i risultati dello studio di un team di ricercatori italiani che indaga le conseguenze del ritiro sugli ecosistemi alpini.
“
The Consequences of Glacier Retreat Are Uneven Between Plant Species”, è uno studio pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution da Gianalberto Losapio (Department of Biology della Stanford University), Bruno Cerabolini (Dipartimento di biotecnologie e scienze della vita dell’università dell’Insubria), Chiara Maffioletti, Duccio Tampucci e Marco Caccianiga (Dipartimento di bioscienze dell’università di Milano) e Mauro Gobbi (MUSE – Museo delle scienze di Trento).
Ecosistema a rischio
Con il loro progressivo scioglimento,
i ghiacciai mettono a rischio le specie e l’ecosistema terrestre e acquatico. In particolare, per quanto riguarda la flora alpina, sono a rischio piante come
l’Artemisia genipi, la Sassifraga viola, il Ranuncolo dei ghiacciai o il Sedum alpestr
e. Allo stesso tempo, potrebbero scomparire specie come la Minuartia verna, Veronica fruticans, Achillea moschata, Trifolium pallescens, Poa alpina, Trisetum spicatum, Gentiana nivalis, Carex curvula, Antennaria dioica, Leontodon helveticus, Potentilla aurea. Lo studio ha preso in esame
quattro ghiacciai delle Alpi: quelli della Vedretta d’Amola nel Parco Adamello Brenta, del Trobio nelle Alpi Orobie, della Vedretta di Cedec nel gruppo Ortles-Cevedale e del Rutor in Valle d’Aosta.
Con la scomparsa delle piante pioniere infatti, potrebbero verificarsi anche estinzioni degli altri organismi ad esse associati, come gli insetti impollinatori, quelli erbivori, i funghi e i microorganismi del suolo, insieme a predatori e parassiti. Allo stesso tempo, oltre alla scarsa probabilità di sopravvivere, lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe anche causare una mutazione e un mutamento morfologico delle piante stesse: ad esempio le foglie diventano molto più dure e pesanti.