Una maschera in gara @archivio Al Piodech Zoldan“Fornesighe si aggrappa alla costa:
Le strade piane tagliano l’erta…
Le case hanno l’idea di allungare il collo una dietro l’altra in un gioco di tetti e vicoli…
Le lame di sole vivificano i colori.”
È così che il giornalista svizzero naturalizzato italiano Aurelio Garobbio ha descritto, negli anni ’90, questo piccolo borgo della Val di Zoldo. Fornesighe si trova adagiato sui pendii che portano verso il Passo Cibiana, punto d’incontro con il vicino Cadore, e offre scorci incantati verso il Pelmo e le meno celebri crode degli Spiz di Mezzodì e del Tàmer-San Sebastiano. Ma gli incantevoli scenari che si godono dai tanti punti panoramici del paese non sono l’unica attrattiva. Infatti, passeggiare tra i caratteristici tabià, i vecchi fienili caratteristici di questo angolo di Dolomiti orientali, ammirando le sculture sapientemente intagliate e i murales dipinti sulle facciate delle case, è come tornare indietro nel tempo ed essere catapultati nella difficile, estenuante ma anche serena quotidianità di un tempo antico, che scorre lento e odora di legno e sacrificio.
Ma Fornesighe è noto nell’arco alpino soprattutto per la Gnaga, il Carnevale che quest’anno ha raggiunto la trentaduesima edizione. La prima domenica di febbraio il paesino si veste a festa e accoglie centinaia di curiosi e affezionati, portando gioia, colore, risate e chiasso in questo angolo silenzioso della Val di Zoldo.
Il pezzo forte della Gnaga è la Rassegna dei Volti Lignei, rassegna in cui vengono esposte e premiate maschere scolpite da professionisti e appassionati basata di volta in volta su un tema diverso (quest’anno “Il cambiamento climatico”, tematica quanto mai attuale).
Una delle maschere in gara quest'anno @ archivio Al Piodech Zoldan
Ma come mai scolpire maschere? Da dove nasce questa usanza? L’esigenza di mascherarsi non è un’idea recente ma un bisogno percepito dall’uomo sin dagli albori della civiltà quando, interrogandosi sull’aspetto delle divinità, i nostri antenati iniziarono a riprodurre le immagini e ad usarle in riti propiziatori ed esorcizzanti. La Gnaga di oggi nasce da una lunga tradizione che ha avuto origine nel 1897 per iniziativa di Valentino Toldo detto “Nin di Rosa” emigrante in Svizzera. Da qui egli prese ispirazione e importò le tradizioni del luogo per farle rivivere nel suo paese d’origine. Fu egli a compiere per primo, insieme ad altri amici, la passeggiata per le vie del borgo, destinata ad essere ripetuta in seguito dai coscritti e a diventare sfilata di un gruppo più o meno numeroso. In seguito, durante gli anni ’60, questa usanza venne abbandonata, ma l’associazione di “Al Piodech Zoldan” (un gruppo di paesani appassionati e legati alle antiche tradizioni), si oppose fortemente e riprese con entusiasmo e vivacità le vecchie consuetudini, tentando di farle conoscere anche al di fuori della valle.
La parete del Piodech Zoldan con illustrata la storia "dal fieno al formaggio" @Denis Perilli
Accanto alla sfilata carnevalesca, nel 1992 è nata la “Rassegna dei Volti Lignei”, la già citata manifestazione che, fin dal principio, richiama intagliatori da tutto il Veneto e non solo, artisti del legno che ogni anno partecipano con le maschere alla rassegna recando prestigio all’iniziativa. Anche il Carnevale, quindi, nelle terre alte è periodo di gran festa e di bellissime tradizioni che vengono tutt’ora mantenute in vita con pazienza e dedizione.
Se capitate in Val di Zoldo a inizio febbraio, non mancate e partecipate anche voi a questa splendida iniziativa. Non ne rimarrete delusi: scoprirete un mondo fantastico e conoscerete grandissimi artisti in grado di dare vita e, addirittura, un volto al legno.
La vecchia latteria oggi adibita a museo @Denis Perilli