Api sul favo © Denis PerilliÈ primavera inoltrata e questa, oltre ad essere la stagione del risveglio, del verde brillante nei prati e dei fiori profumati e variopinti, è anche la stagione in cui matura la frutta più buona. Come si fa a resistere di fronte ad una sugosa albicocca o ad una manciata di dolcissime ciliegie? Impossibile.
Sapete che senza gli insetti impollinatori la maggior parte di questi colorati, gustosi e buonissimi regali di madre natura non esisterebbero? Pensate, infatti, che circa il 70% delle coltivazioni mondiali beneficia dell’impollinazione favorita dagli animali. Tra questi, i primi che saltano in mente sono certamente le api, ma dovete sapere che si stima siano circa 70000 le specie coinvolte in questo importante processo, contando anche ragni, uccelli e mammiferi.
Ma cosa fanno esattamente questi animali? Spostandosi di fiore in fiore alla ricerca di nettare contribuiscono, in modo importante, a trasportare il polline dall’antera (la parte maschile del fiore) allo stigma (la componente femminile) che, in seguito a una lenta trasformazione, darà origine a un frutto con semi pronti, a loro volta, a dare vita a nuove piante.
Oggi, 20 maggio, si festeggia la Giornata mondiale delle api, insetti annoverati tra i più noti impollinatori e allevati dall’uomo per la produzione di miele, pappa reale, propoli, cera e altri prodotti. La data del 20 maggio è stata battezzata in quanto coincide con l’anniversario della nascita dello sloveno Anton Janša (1734-1773), vero e proprio pioniere delle tecniche di apicoltura.
Quello dell'apicoltore non è un lavoro, è un'arte che richiede molta passione @Denis Perilli
Noi umani abbiamo iniziato a cibarci di miele ben 12.000 anni fa, forse già consapevoli dei benefici di questo straordinario alimento naturale.
Andrea Paternoster, definito il “pastore delle api” (e che purtroppo ci ha lasciati nel 2021), affermava che “le api fanno il latte e le mucche fanno il miele”, proprio con l’intento di far comprendere quanto sia importante e solido il legame fra questi due animali e quali e quanti siano i vantaggi per noi che li alleviamo.
Le api, infatti, contribuiscono a far proliferare le erbe e i fiori (nonché a mantenerne la varietà), mentre le mucche concimano il terreno e rinforzano, anche mangiando, le specie vegetali.
Tutti noi abbiamo sentito parlare di transumanza, parola che deriva da “trans” (attraversare, muovere) e “humus” (terreno), ovvero quell’antica pratica basata sul trasporto stagionale degli animali (soprattutto pecore, capre e mucche) in cerca del pascolo maggiore, spesso con spostamenti dalla pianura agli alpeggi di montagna.
I rododendri sono un'ottima fonte per le api per produrre dell'ottimo miele di montagna @Denis Perilli
Partendo da queste conoscenze, Paternoster ha introdotto il concetto di “transumanza delle api”, ossia quel duro lavoro che consente di produrre miele di montagna. Avvicinando gli alveari a fioriture che sarebbero difficilmente raggiungibili dalle api ecco che si ha la possibilità di produrre veri e propri tesori alimentari, come il millefiori di alta montagna, il miele di rododendro, di erica, di bosco, di castagno e di altre pregiate rarità floreali.
L’importanza dell’apicoltura di montagna è di egual valore rispetto a quella dell’allevamento di ovini e bovini: aiuta a curare e a tenere vivo il territorio attraverso attività che supportano l’economia e il turismo.
La natura, da grande maestra quale è, ci insegna ancora una volta che i tesori più grandi, di maggior valore e importanza, spesso si nascondono dietro all’operoso lavoro di piccole creature, fin troppo sottovalutate e mal giudicate, talvolta addirittura ritenute pericolose o, ancor peggio, inutili. Un grande e prezioso insegnamento.
Le celle in cui le larve si trasformano in api adulte. Evidenziata col cerchietto una nascitura @Denis PerilliUn sentito grazie a Daniele Magagna, amico e apicoltore, per le preziose informazioni e per l’aiuto nella produzione fotografica, essendo le api animaletti affascinanti ma decisamente poco facili da immortalare.