Gru cenerina © Wikimedia CommonsNovembre porta con sé uno dei fenomeni naturali più affascinanti dell’anno: la migrazione delle Gru eurasiatiche, note anche come Gru cenerine (Grus grus). Questi grandi volatori solcano i cieli italiani diretti verso i climi più miti dove trascorreranno l’inverno. La loro presenza in Italia durante la migrazione è relativamente recente, visto che la specie si estinse come nidificante già intorno al 1920. Basti dire che ancora nei primi anni Duemila avvistare le gru in transito nei cieli italiani era una vera e propria rarità.
A partire dagli anni Novanta, il numero di gru in transito è aumentato significativamente, riflettendo la ripresa della loro popolazione in Europa. La loro sopravvivenza era stata minacciata per secoli, soprattutto a causa della distruzione degli habitat per la riproduzione e lo svernamento. Tuttavia, grazie agli sforzi di tutela e alla creazione di aree protette a partire dagli anni Settanta, la popolazione delle gru è riuscita a recuperare terreno e oggi conta circa sei volte il numero di individui rispetto agli anni Sessanta.
Il volo in formazione delle gru © Wikimedia CommonsDal nord al sud Europa, fino in Africa
Le gru che sorvolano l’Italia settentrionale in autunno provengono soprattutto dalle regioni scandinave, baltiche e dalla Russia settentrionale, dove si trovano i principali siti riproduttivi europei. Durante la migrazione autunnale seguono tre rotte principali: la rotta europea-occidentale, la rotta baltico-ungherese e la rotta europea-orientale. La rotta baltico-ungherese è quella che interessa maggiormente il nord Italia, dove questi uccelli transitano seguendo il fiume Po e i rilievi alpini meridionali. Uno degli snodi chiave di questa rotta è il Parco Nazionale di Hortobágy, in Ungheria, dove le gru fanno una sosta tra settembre e novembre per rifocillarsi prima di proseguire verso sud. Il viaggio termina con il raggiungimento dell’Africa orientale e occidentale, della Spagna e della Francia meridionale.
La Pianura Padana rappresenta una via migratoria piuttosto nuova, il cui utilizzo si è intensificato solo negli ultimi anni. L’aumento della popolazione e i cambiamenti climatici potrebbero aver spinto le gru a scegliere questa come alternativa alle rotte tradizionali. È possibile, inoltre, che questo tragitto fosse già utilizzato in passato, ma sia stato abbandonato durante il declino della specie, tornando ora a essere ripopolato.
Le rotte del Centro e Sud Italia, invece, sono ben conosciute e percorse da tempo, con un numero crescente di individui, a testimonianza del trend positivo della popolazione di Gru in Europa.