La foto della settimana. Un altro anno "rosso" per le montagne?

La risposta, purtroppo, non può che essere affermativa. La temperatura media globale continua a salire con ritmi che, a ragione, possono essere definiti infernali. E le montagne del mondo, da questo punto di vista, sono e saranno sempre più fragili.
Le famose Stripes, che indicano l'andamento delle temperature sulla terra tra il 1850 e il 2023 © University of Reading

Un altro anno, il 2023, si è chiuso come il più caldo di sempre, il primo ad aver registrato un aumento delle temperature di 1,4 gradi sopra i livelli preindustriali, come rivela il report provvisorio sullo stato del clima dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM). Se vogliamo avere un'impressione immediata di quello che sta succedendo, basta del resto osservare le ormai famose Stripes dell'Università di Reading (UK).

L'immagine che vediamo sopra (ideata dal Prof. Ed Hawkins) che abbiamo scelto per inaugurare il nostro appuntamento fisso con “La foto della settimana”, rappresenta una sorta di codice a barre a colori: ogni striscia rappresenta la temperatura media di un anno, rispetto alla temperatura media nel periodo complessivo. Le tonalità di azzurro e blu indicano anni più freddi della media, mentre il rosso rappresenta anni più caldi della media. Le bande di strisce rosso scuro sul lato destro della grafica mostrano come sia stato ancora più rapido il riscaldamento globale negli ultimi decenni, tanto che alcuni hanno sollevato un problema: si riuscirà trovare nei prossimi anni tonalità di rosso abbastanza intense per rappresentare le temperature che ci aspettano? oppure bisognerà passare al grigio e al nero? 

Al tema del cambiamento climatico, il Club Alpino Italiano ha dedicato il recente 101° Congresso, tenutosi a Roma il 25 e il 26 novembre scorso (qui il link al sito), anche perché i territori montani, chi li abita e chi li frequenta, saranno sempre più esposti e fragili di fronte a questo passaggio epocale. Pensare di potere invertire la tendenza è purtroppo quasi irrealistico e si può puntare, nella più ottimistiche delle previsioni, a conservare l'attuale sfumatura o a fare qualche passo indietro. 

Il 2024, per tutti, deve però iniziare con un obbiettivo: portare almeno un po' di bianco in quel rosso sempre più intenso, un po' di luce in quel nero che sembra sempre più incombente, cambiare orizzonte mentale per riuscire a contenere l'avanzare delle fiamme e saper gestire il futuro che ci attende. Saremo capaci di cambiare la progettazione turistica, urbanistica, sociale e culturale delle aree montane sia a breve che e a lungo termine? Saremo in grado di compiere tutti delle rinunce, non intese come penitenze ma come assunzione di responsabilità?

Il Ghiacciaio Ciardoney. Qui, secondo la cartografia Sacco, si attestava il margine del ghiacciaio intorno al 1930, oggi collocato oltre 800 m più a Ovest. © arch. Società Meteorologica Italiana