28.01.2024 - - - ambiente scienza escursionismo
Il crinale dell'Appennino parmense al tramonto, 27 gennaio 2024 © Andrea Greci27 gennaio 2024. Tramonto sull'Appennino Tosco-Emiliano. Temperature ampiamente sopra allo zero. Copertura nevosa assente. Sono a 1800 metri di quota e benché l'altitudine sembrerebbe in parte giustificare questo tragico bollettino, in verità qui a fine gennaio neve e ghiaccio non sono l'eccezione ma la norma. Spesso il vento spazza il versante toscano del crinale sciogliendo almeno in parte la neve, ma il versante emiliano dovrebbe essere saldamente avvinghiato dal mantello della “dama bianca” e da temperature negative.
Già a dicembre del 2023 questo angolo d'Italia ha visto un deficit del 73% nelle precipitazioni e temperature ampiamente sopra le medie stagionali. Per esempio sulla vetta del Monte Cusna (2120 m), il 23 dicembre si è registrata una temperatura di +9,2°, un valore record e fuori da ogni “curva”. E ora gennaio 2024 non è iniziato meglio: le poche precipitazioni nevose di inizio anno spazzate via da pioggia, vento caldo, temperature degne di aprile o di ottobre (+8,2° sullo stesso Monte Cusna anche il 24 gennaio).
Si parla sempre, a ragione, delle Alpi e dei loro ghiacciai, ma anche l'Appennino soffre: gli abeti rossi piantati all'inizio nel XX secolo colpiti dal bostrico perché indeboliti dalle ricorrenti siccità, le sorgenti che in estate si seccano, alcuni laghi ridotti a pozze perché privi di adeguata alimentazione. E si potrebbero citare tante altre situazioni critiche.
Siamo all'indomani dei “giorni della merla” (29, 30 e 31 gennaio) che, secondo la tradizione popolare, dovrebbero essere i più freddi dell'inverno. Peccato che stasera qui, su queste piccole montagne sospese tra la Pianura e il Mare, sembra che l'inverno non sia nemmeno iniziato.