La foto della settimana. Fuoco di febbraio

Tra il 3 e il 4 febbraio, un inusuale e drammatico incendio si è sviluppato alle pendici del Monte Cusna, nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano
Il rogo del Monte Cusna nella sua fase iniziale, nel tardo pomeriggio del 3 febbraio 2024 © Reggio Emilia Meteo

Alle 16.18 del 3 febbraio 2024, la webcam di Reggio Emilia Meteo immortala un piccolo sbuffo di fumo sale dalla Costa delle Veline, a quota 1800 metri sulle pendici meridionali del Monte Cusna, massima elevazione del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, nel comune di Ventasso (RE). 

E' l'inizio di un rogo che si sviluppa inizialmente all'incrocio tra i sentieri 623 e 627, in prossimità di una piccola area umida denominata Lago di Cusna. Le primi segnalazioni arrivano verso le 17.00 ai Vigili del Fuoco. Quest'ultimi monitorano la situazione ma già due ore dopo, come immortalato nel fermo immagine della stessa webcam, il fuoco è divampato

Alle prime luci dell'alba del 4 febbraio iniziano le operazioni di spegnimento dell'incendio, anche grazie a un elicottero degli stessi Vigili del Fuoco decollato da Bologna. Nel corso della giornata l'incendio è domato, ma sono andati in fumo 28 ettari di vaccineti e praterie di alta quota, in zona ricca di fauna (come le marmotte qui reintrodotte qui nella seconda metà del XX secolo) e soprattutto di flora: oltre ad anemoni e orchidee e altre specie tipiche delle alte quote appenniniche, proprio in quell'area si trova un prezioso e rarissimo endemismo, un fiore violetto denominato Veccia del Monte Cusna (Vicia cusnae) che, come dice il nome stesso, è tipica solo di questo luogo e ha qui una delle due uniche stazioni al mondo (l'altra è in Francia), senza contare che il fuoco a raggiunto anche le pendici sommitale dove fiorisce un altro endemismo del Parco Nazionale, la primula appenninica (Primula apennina).

La scorsa domenica (28 gennaio) avevamo scelto come foto della settimana, un'immagine scattata sul crinale tosco-emiliano che documentata la situazione inusuale e drammatica dell'Appennino settentrionale, pressoché privo di copertura nevosa, con temperature e siccità tipiche dell'estate e non certo dell'inverno inoltrato. Una situazione ad altissimo rischio incendi nonostante il calendario. 

Con queste premesse è bastata una fatalità, o molto più facilmente un atto imprudente di un escursionista, a scatenare uno dei più gravi incendi invernali avvenuti in Appennino (e in Italia) negli ultimi decenni. Una ferita che rischia anche di mietere una vittima innocente: un fiore viola che rischia di scomparire e di farci più poveri di due cose fondamentali per la nostra esistenza biodiversità e bellezza.